La grande storia tra il Cile e Milano. Ecco i vincitori del Premio Zavattini 2019/2020

 



Una personalissima riflessione sull’identità femminile (Il mare che non muore di Caterina Biasiucci), un ironico racconto del Mezzogiorno in chiave spaghetti western (Lo chiamavano Cargo di Marco Signoretti), gli ultimi momenti di Salvador Allende raccontati attraverso gli occhi di un cecchino (L’angelo della storia di Lorenzo Conte) e, ancora la presenza clandestina a Milano del futuro presidente vietnamita Ho Chi Minh (Het di Santiago Torresagasti).

Sono questi i temi toccati dai tre progetti vincitori (l’ultimo è una menzione speciale) della V edizione del Premio Zavattini, concorso dedicato al riutilizzo creativo del repertorio, annunciati dalla giuria presieduta da Gianfranco Pannone e composta da Gianluca Arcopinto, Ilaria Fraioli, Angelo Musciangna, Stefania Parigi.

 “Si può capire il futuro solo se si lavora sulla memoria in modo non accademico, immergendosi nella società”, ha sottolineanto Vincenzo Vita, presidente della Fondazione AAMOD, che promuove il Premio. “Oggi Cesare Zavattini, di fronte alle straordinarie potenzialità del digitale che si impoveriscono nei selfie e nelle apparenze, avrebbe comunque spinto i giovani a lavorare concettualmente, proprio su questi materiali “usa e getta” per documentare nella maniera più creativa la realtà e il ruolo dell’immagine nella nostra vita”.

Gli autori riceveranno il sostegno del Premio per la realizzazione dei rispettivi cortometraggi e il riconoscimento di 2.000 euro ciascuno a lavoro terminato.

Antonio Medici, direttore del Premio, ha sottolineato la qualità del lavoro di sviluppo su tutti i progetti finalisti, augurandosi che anche gli autori non premiati possano proseguire nei percorsi di produzione e diffusione, forti delle spinte personali, di una comunità che si è creata,  ma anche di materiali di presentazione dei progetti  (un teaser e un dossier) bene impostati.

Non facile, infatti, è stata la scelta dei vincitori da parte della giuria, ha ricordato dal canto suo Pannone in veste di presidente: “È stimolante partecipare ad una iniziativa come il Premio Zavattini, che nasce dall’unione di realtà diverse ed è un modo per reagire alla nostra crisi culturale. Sarebbe necessaria la creazione di una Federazione Nazionale degli Archivi per conservare e far conoscere al meglio gli straordinari patrimoni filmici italiani. Il lavoro che hanno fatto i candidati e le candidate del Premio sono, in questo senso, anche un atto di responsabilità nei confronti di questo patrimonio”.