La “Nostalgia” che non c’è (più). Mario Martone dal concorso di Cannes alla corsa all’Oscar

“Nostalgia” di Mario Martone rappresenterà l’Italia nella corsa agli Oscar per la categoria “International Feature Film Award”. Il 21 dicembre 2022 sapremo se entrerà nella shortlist dei quindici migliori film internazionali selezionati dall’Academy. Passato in concorso a Cannes 2022 il film è già uscito in sala (per Medusa). Mario Martone adatta il romanzo testamento di Ermanno Rea con Piefrancesco Favino nei panni di quel ragazzo del rione Sanità fuggito in Africa quarant’anni prima. Oggi di nuovo a Napoli cerca di ritrovare un suo posto ma i conti con il passato sono ancora aperti …

C’è un grande narratore dietro al nuovo film di Mario Martone appena scelto per la corsa all’Oscar dell’Italia. È Ermanno Rea col suo romanzo testamento uscito prima dalla sua scomparsa, nel settembre 2016, Nostalgia.

Titolo profetico per un autore che al mondo che non c’è più e alle occasioni perse ha dedicato gran parte del suo lavoro di scrittore e giornalista. Con la sua Napoli, città-mondo sempre in primo piano, narrata attraverso lo sguardo dell’intellettuale comunista, costantemente deluso, eppure costantemente spinto all’analisi della complessità.

Dopo aver portato al cinema Goffredo Parise (L’odore del sangue), Elena Ferrante (L’amore molesto) e un classico di Eduardo De Filipppo (Il sindaco del rione Sanità) era nell’aria che Mario Martone, autore napoletano, arrivasse a questo incontro con le pagine di Ermanno Rea che gli sono state proposte dai produttori del film (Luciano Stella, Roberto Sessa, Maria Carolina Terzi, Carlo Stella).

Con lo scrittore, del resto, Martone aveva già condiviso la storia di una scomparsa: Renato Caccioppoli protagonista del suo potente esordio nel cinema (Morte di un matematico napoletano) e a cui Rea si era avvicinto in seguito con Mistero napoletano, uno dei suoi capolavori.

Scompare per quarant’anni per poi ritornare nel suo Rione Sanità Felice Lasco, un Pierfrancesco Favino con l’incedere incerto di chi quella lingua non parla più da troppo tempo e quei luoghi deve riscoprire. Se n’è andato che aveva appena quindi anni.

L’Africa, dove l’ha portato lo zio costruttore, è stata la soluzione immediata al brutto guaio in cui si era cacciato. Un furto in casa dello strozzino finito in tragedia. Col suo amico fraterno, Oreste Spasiano, che ha spaccato la testa al malcapitato con un colpo secco. Così che dagli scippi, dai furtarelli e dalle corse in Gilera, Felice ha messo un continente di distanza. Si è sposato e vive al Cairo, mentre l’amico di allora è diventato per tutti il “malommo”, boss incontrastato della Sanità.

Ora per Felice tornare a Napoli significa anche riaprire quella pagina della sua esistenza dalla quale era fuggito. “La conoscenza è nella nostalgia. Chi non si è perso non possiede” ci dice Martone per conto di Pasolini aprendo il film. La resa dei conti tra i due avrà un tragico epilogo. Nel libro è l’inizio.

Quanta nostalgia mette Rea nelle sue pagine attraverso la voce narrante. Quel medico in pensione ostinatamente comunista che continua il suo lavoro tra i più emarginati, instancabile al fianco di don Luigi Rega, prete ribelle di una chiesa che vuole sempre più ribelle e militante tale da farsi risposta alternativa a una politica andata in malora. E diventando sul finale del libro una vera e propria proposta rivoluzionaria.

Mario Martone di questo mondo si porta dietro solo don Luigi. Un magnifico Francesco Di Leva, già scoperto nello stesso rione Sanità nei panni del personaggio eduardiano. Un prete di strada che strappa i ragazzini alla camorra a colpi di concerti di classica e palestre di pugilato allestite in sagrestia. A lui e a questo gruppo resistente si affida Felice Lasco desideroso di tornare a viverci in quella città. Nel mezzo per l’attonito Favino è tutto un peregrinare per vicoli, strade, paesaggi cittadini e della memoria: riusciti i flashback d’epoca in cui ritroviamo Felice ed Oreste ragazzini e inseparabili. Meno invece l’impianto narrativo che difficilmente emoziona, né trasmette la nostalgia promessa dal titolo.

Era già successo per un altro romanzo dello scrittore napoletano portato al cinema da Gianni Amelio, La stella che non c’è, dove anche lì la nostalgia per un mondo in dismissione prendeva un’altra strada.

Il film di Mario Martone già passato a Cannes e nei cinema, ora rappresenterà l’Italia nella corsa agli Oscar. A votare Nostalgia è stata la Commissione di Selezione per il film italiano riunita davanti a un notaio e composta da  Nicola Borrelli, Laura Delli Colli, Arianna Finos, Concetta Gulino, Ferzan Ozpetek, Andrea Romeo, Matteo Rovere, Iginio Straffi, Alessandra Querzola. Il 21 dicembre sapremo se entrerà nella shortlist dei quindici migliori film internazionali selezionati dall’Academy.