Lo scrittore e il laureato. On the road nell’Italia social dal libro di Edoardo Nesi


L’ “imprenditore in Prato” vincitore dello Strega nel 2011 con Storie della mia gente (Bompiani, 2010) torna protagonista sul grande schermo insieme a Fandango (dopo la regia di Fughe da fermo nel lontano 2001, dall’omonimo libro) con una storia che trapassa la Padania e macina chilometri di nostalgico passato italiano in un rottame Jeep anni ’70 a carburatori, senza sportelli né parabrezza.

Stiamo parlando di Edoardo Nesi (romanziere appassionato, regista e instancabile traduttore di Stephen King e Tarantino) e del suo La mia ombra è tua (La Nave di Teseo, 2019), gustoso on the road controvento in lavorazione proprio in queste settimane per l’adattamento di Eugenio Cappuccio con Marco Giallini e Giuseppe Maggio.

Il primo nei panni dell’uterino Vittorio Vezzosi, astro letterario bruciato dal successo fulminante de I lupi dentro, antico caso editoriale da un’epigrafe di Jim Morrison che lo consacra a scrittore feticcio mondiale poi recluso a filosofeggiare sui colli fiorentini col badante Mamadou, il secondo nelle vesti squattrinate di Emiliano De Vito (goliardicamente ribattezzato “Zapata”) assistente dell’autore-eremita laureato in Lettere Classiche, fedele solo alle sospirate liriche catulliane e sul baratro di un precariato giovanile 100% made in Italy.

Uno strambo duo speziato da una dialettica intergenerazionale burrascosa prima e complice poi, a briglia sciolta tra le curve della Firenze-Milano e in rotta verso una fiera d’antiquariato dove “il Vezzosi” farà il suo rocambolesco debutto social(e) dopo anni di vizioso crogiolarsi a mo’ di sciatto bohémien annoiato dalla vacuità del tutto.

A triangolare questa coppia sui generis, un amore di gioventù stipato nel ricordo e mai consumato, quello per Milena, vecchia fiamma dell’autore che lo attende nel capoluogo lombardo al termine del suo viandare, a ricordargli l’autenticità dei gloriosi tempi andati contro le demagogie di un presente misurato a botte di likes, visualizzazioni su profili plastificati che sanno di fake e frivolezza e numeri di followers a sei zeri. Gli stessi followers che, a  insaputa del protagonista, seguiranno morbosamente la diretta di quest’avventura itinerante nella solita isteria collettiva da trending topic del web, come impazziti per il ritorno in pista dello scrittore prodigio scongelato dopo anni dalla torre d’avorio.

Edoardo Nesi serve così al cinema una storia italiana d.o.c. (metà romanzo di formazione, metà road book con venature di nostalgico melò) che è uno spaccato di Bel Paese perso nel riflesso spettrale e compiaciuto del suo passato, una riflessione irriverente, furibonda ed eroicomica sul tempo che fu e su un contemporaneo ottuso che persino dei sentimenti sa fare un odioso merchandising.

Il personaggio di Vittorio Vezzosi, così ruvido e così spregiudicato, è infatti la scusa dell’autore per navigare grottescamente negli antri più cupi delle nuove generazioni, di un cultura social patologicamente virale, volatile e incomprensibile, schernita con la sua parlata toscanaccia che mischia riso e disperazione e paradosso nel ricordare i tempi di Neil Young e delle fiammeggianti Vespe 50. Uno sguardo narrativo nostalgico ed insieme umoristico sovrapposto al vissuto di Nesi autore, anche politicante ed ex imprenditore che ha visto tramontare l’impresa tessile di famiglia (spazzata via dal boom economico della Cina che lo scrittore racconta nel già citato Storie della mia gente), vissuto che arricchisce questa spassosa miniatura tricolore di tridimensionalità e arguti chiaroscuri morali sull’Italia di ieri e oggi.

Le riprese della pellicola si svolgeranno nelle prossime sette settimane tra Roma, Milano, Bologna e Cetona, in Toscana, sotto l’ala di Rai Cinema e della Fandango di Domenico Procacci. Alla macchina da presa Eugenio Cappuccio, sceneggiatore e regista svezzato nell’ ‘86 sul set di Ginger e Fred da Fellini (a cui dedica anche il doc Fellini fine mai), di ritorno al mestiere dopo otto anni e a venticinque dal Ciak d’oro all’opera prima Il caricatore (1997), esilarante metacinema che fotografa fatiche e bislaccherie dell’arrangiare un lungometraggio con pochi spicci in tasca, diretta e interpretata insieme a Fabio Nunziata e Massimo Gaudioso. Nonché regista di un paio di episodi della fortunata serie letteraria I delitti del BarLumeNel cast di La mia ombra è tua ci saranno anche Sidy Diop, Anna Manuelli, Massimo Molea e Isabella Ferrari. Firmano la sceneggiatura Eugenio Cappuccio, Edoardo Nesi e Laura Paolucci.