Moretti o Sorrentino? La nuova tifoseria del cinema
Come nel gioco “Beatles o Rolling Stones?” ora tra cinefili sembra esserci una nuova divisione in due tifoserie accesa dopo la messa in onda di “The Young Pope”, di Paolo Sorrentino perché l’argomento trattato è già stato affrontato da Nanni Moretti nel suo bellissimo e anticipatore “Habemus Papam”… Eppure sono due grandi registi, che fanno un cinema molto diverso e perciò non confrontabile…
Qualche anno fa, forse tanti, con il mio caro amico Paolo Berdini ci perdevamo a chiacchiere per ore di politica , di moto , di ragazze a Campo dei fiori e poi nel Village: improvvisamente lui si fermava, mi guardava e: “Beatles o Rolling Stones?”, “Pandoro o panettone”, “Triunph o Bsa?”.
Nove volte su dieci eravamo d’accordo e dopo una bella risata riprendevamo a parlare d’altro. Se Paolo fosse ancora con noi, oggi mi chiederebbe: “Sorrentino o Moretti?”.
E sì, pare infatti che i cinefili e molti addetti ai lavori si siano divisi in due tifoserie, un po’ come romanisti e tifosi del ciuccio. Io però, pur essendo come l’altro Paolo, il napoletano, grande tifoso e ammiratore di Maradona, penso che siano due grandi registi, che fanno un cinema molto diverso e perciò non confrontabile. Perciò a Paolo, il romano, non potrei rispondere, rovinando così il nostro gioco che prevedeva assolutamente una scelta.
La serie tv The Young Pope, scritta e diretta da Paolo Sorrentino e che è da poco terminata su Sky, ha riacceso le discussioni, anche perché l’argomento trattato era già stato affrontato da Moretti nel suo bellissimo e anticipatore Habemus Papam.
Il film di Sorrentino è, per me , davvero da vedere: ogni inquadratura è un piacere per gli occhi, ogni scena è assolutamente spiazzante: succede sempre il contrario di quanto ti aspetti. Il personaggio stesso, il Papa giovane ti induce a pensare a un papa rivoluzionario, che aprirà la chiesa e invece lo scopriamo assolutamente conservatore.
Gli attori sono bravissimi: Diane Keaton bellissima nei suoi settant’anni, Jude Law affascinante e magnetico, Silvio Orlando perfetta incarnazione del potere vaticano.
Tra le dieci della serie l’ottava puntata è quella che mi è piaciuta di più. Ancora una volta l’autore napoletano ci spiazza con una suora missionaria in Africa, che subito ci fa pensare a Madre Teresa, e che poi il Papa scopre essere una persona bieca e ripugnante che sfrutta e ricatta i poveri che finge di aiutare.
Pio XIII però non la rimuove dal suo incarico, ma sulla via del ritorno, in una scena bellissima, si inginocchia a pregare nel parcheggio di Tir di un Autogrill, lui che sappiamo dubbioso sull’esistenza di Dio, con grande intensità e trasporto. E Dio lo esaudisce facendo morire la suora.
Qualcuno penserà che esagero nel mio entusiasmo perché conterraneo di Sorrentino, ma non è così. Vale davvero la pena di vedere The Young Pope, anche per quelli che non amano le serie televisive, perché questo è grande cinema.
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