Nel Settecento al seguito dei mercanti di stampe
A piedi giù dalle montagne del Trentino fino alle Americhe. Gli avventurosi viaggi dei merciai ambulanti tesini. Tra Gesuiti, re Carlo III di Spagna, Maria Teresa d’Austria, la Francia, Venezia, i Savoia, Papa Clemente XIV.
È ambientato nella seconda metà del `700 questo avventuroso romanzo di Paolo Malaguti (Editrice Santi Quaranta). E inizia con lo sbarco di uno straniero a Cartagena, nei domini spagnoli delle Indie occidentali, dalla nave (la “Santa Clara”) che lo ha portato fin lì. Lui è tuttora perplesso: non “credeva ancora del tutto di essere dall’altra parte del tondo, come la sua gente definiva il mondo”. Il forestiero non è altri che Sebastiano Gecele, suddito dell’Impero degli Asburgo, latore di una missiva riservata per Jacopo Hiegra, uno dei maggiori importatori e smerciatori di libri e stampe in tutte le missioni del Vicereame di Nueva Granada per conto delle più importanti tipografie d’Europa. La lettera segreta è inviata da Louis Bonnardel, ricco e avido commerciante all’ingrosso di libri e stampe con pochi scrupoli, stabilitosi a Cadice, la porta europea verso le Americhe, che faceva da anello di congiunzione tra la potente stamperia dei Remondini di Bassano del Grappa, allora sotto Venezia, e le colonie spagnole.
La storia di Sebastiano, assieme a quella della sua famiglia, in particolare del figlio Antonio e della sua emancipazione avviata e completata grazie anche alla guida del Grimo, itinerante ormai anziano, è rappresentativa di coloro che, come lui piccoli commercianti girovaghi, venditori ambulanti di stampe, in primis quelle prodotte appunto dai Remondini, peregrinavano per l’Europa – ma giungevano perfino in America Latina – partendo soprattutto dal Tesino, una terra di montagna fra Trentino e Veneto sovrastante la Valsugana. La descrizione dei lunghi viaggi a piedi che comprende territori montani, valli ancora incontaminate e villaggi, trova ampio spazio nel racconto così come le disavventure, a volte piacevoli negli incontri con l’altro sesso, dei protagonisti, forestieri per mestiere. Quasi struggente è la storia d’amore fra Antonio e Anne, la “graziosa ragazza francese di Deuxville”.
Il tutto poi viene espresso in una lingua mista, in un connubio ben riuscito tra dialetto veneto-tesino e italiano colto, non tralasciando continui riferimenti culturali, storici, artistici e geografici. Non manca in questo contesto un pizzico di giallo. Sebastiano si ritrova infatti nei guai dopo essere tornato in Europa. Prima è costretto a sparire abbandonando la sua già lontana famiglia e poi viene imprigionato nell’alta Savoia per la diffusione di stampe proibite, in particolare un’allusiva raffigurazione del “giudizio universale”. A distanza di qualche anno il figlio Antonio, che già stava apprendendo il mestiere del padre sotto la guida del vecchio Grimo, va alla ricerca di Sebastiano, creduto inizialmente morto, per liberarlo. Dopo molte peripezie la vicenda ci conclude felicemente. Una vicenda che, al là della micro storia della vita quotidiana dei nostri protagonisti, merciai ambulanti tesini e dei loro affetti familiari, si inserisce nella Storia con la s maiuscola, dalla quale dipenderanno le sorti dei Remondini e le relazioni diplomatiche tra Repubblica di Venezia, Papato (Clemente XIV) e Corone di Francia e di Spagna (alla fine del XVIII secolo re Carlo III aveva espulso i Gesuiti), e che vede coinvolti anche l’imperatrice Maria Teresa d’Austria e i Savoia.
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