Quel ragazzo “on the road” che scelse di volare
La vita di Eros Alesi, poeta romano scomparso ventenne. I “capelloni”, l’eroina, l’India: ritratto di una generazione raccontata attraverso i suoi versi, raccolti nel libro, “Che Puff. Il profumo del mondo”. Lo suggerisce Enzo Lavagnini: “Una poesia che è davvero una sorta di proto-sceneggiatura” ….
Eros Alesi, poeta morto nel ’71 a nemmeno venti anni, ha finalmente riunita in un libricino, Che Puff! Il profumo del mondo, (Stampa Alternativa, 1 euro), tutta la sua produzione lirica. Una produzione di assoluto rilievo della quale Giorgio Manacorda ha scritto: “Le sue poesie sono preghiere. Forse le uniche preghiere laiche della letteratura italiana degli ultimi decenni”. E Marco Lodoli: “Il 31 gennaio del 1971, Eros Alesi si lascia cadere dal muraglione del Muro Torto: aveva vent’anni, era tossicodipendente, sbandato, confuso, viveva nelle grotte di Villa Borghese insieme ad altre anime perse, ed era un vero poeta”.
Eros Alesi, poeta, autodidatta, scappato dalla casa di Roma a 14 anni, ha avuto una vita breve ma davvero intensa, piena di cose: anche cose che era meglio non fare. Ha vissuto in una delle prime Comuni italiane, a Milano, ha conosciuto, sempre a Milano, l’impegno politico contro la guerra in Vietnam assieme al movimento beat milanese, è stato un “capellone” ed un “drogato” a Trinità dei Monti. Ha imparato lingue straniere viaggiando, ha capito che in Ginsberg e in quelli della beat generation c’era qualcosa che parlava direttamente a lui. Ha avuto fogli di via e ricoveri coatti, all’Ospedale Psichiatrico di Santa Maria della Pietà. Ed stato un ladruncolo ed un piccolo truffatore, per vivere e procurarsi la “roba”. Ha fatto parte, con altri ragazzi, della “storica” Comune di Piazza Bologna, creata da Luigi Cancrini per cercare di dialogare con i primi tossicodipendenti della capitale, non solo di reprimerli o, appunto, come avveniva, di ricoverarli in manicomio.
Di Eros Alesi, della sua famiglia andata in pezzi, del suo amore per il padre, alcolizzato, morto anche lui troppo presto, del suo eguale amore per la vita e per le droghe, si può, senza preconcetti o censure, raccontare la storia attraverso la narrazione ad ampio respiro del suo viaggio in India, tutto narrato, fin nei minuti dettagli, in una splendida poesia al padre (già scomparso all’epoca), presente in questo libricino: una poesia che è davvero una sorta di proto-sceneggiatura.
Il viaggio in India di Eros dura alcuni mesi, avviene l’anno prima della morte, ed è apparentemente improvvisato. Senza soldi, senza documenti, Eros si mette sulla traccia dell’hippy trail, quella sorta di binario inesistente che conduce i giovani occidentali degli anni ’60, e successivi, verso l’India della “piena conoscenza”; esperienza mistica, ma anche uso e abuso droghe che, in quantità, vengono consumate dai ragazzi lungo la “via”. Sollecita la fantasia di tanti il viaggio in India fatto dai Beatles, ormai celebri a livello planetario, nel 1968.
Eros si imbarca a Brindisi e prosegue: è un viaggiatore diverso rispetto alle altre migliaia: niente pulmino volkswagen colorato, niente budget, niente travelers cheques. Il suo viaggio è un viaggio fatto di piccoli e grandi truffe e raggiri. Di furtarelli. Ma anche di magici incontri, di amori travolgenti. Un viaggio molto avventuroso, pieno di fame e di angosce, dalla Grecia alla Instambul – inflessibile coi consumatori di droga -, all’Afghanistan e via via fino a New Delhi e Bombay. Condito da frettolose fughe dalla polizia per evitare arresti e di altrettanto rapidi fuggi fuggi da alberghi per non pagare il conto.
Il viaggio attraversa luoghi di gente povera, ormai avvezza a vedersi arrivare questi giovani orientali, conquistati dal fascino dell’oriente. Eros è tra loro, ma è un’anima diversa da tutte le altre; un’anima in pena, sulla quale è sempre presente l’incombenza della fine.
A Bombay, dove traffica droga nel quartiere più malfamato e pericoloso, tra varie peripezie, finisce in galera per furto di documenti; lo salva il Consolato italiano che gli impone un ritorno forzato in patria, su una nave, rotta: Mediterraneo. Ma non è davvero la salvezza che l’aspetta: a Roma, Eros andrà incontro, disilluso e stanco, alla fine dei suoi giorni e della sua breve vita.
La storia sola, disperata, onnivora di Eros, può essere il racconto di una generazione – che nemmeno sapeva di essere tale-, la prima forse che si è ritrovata a pensare di poter scalare il cielo: individui unici, esploratori di limiti rischiosi, coraggiosi e folli, scommettitori impavidi del proprio destino.
Enzo Lavagnini
Regista, sceneggiatore, produttore e critico cinematografico. Suoi i documentari: "Un uomo fioriva" su Pasolini e "Film/Intervista a Paolo Volponi". Ha collaborato con Istituto Luce, Rai Cultura e Premio Libero Bizzarri. Tra i suoi libri, "Il giovane Fellini" , "La prima Roma di Pasolini". Attualmente dirige l'Archivio Pasolini di Ciampino
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