Venezia la più amata dal cinema. Nello sguardo doc di Wilma Labate
È “Raccontare Venezia” il documentario di Wilma Labate ospite delle Giornate degli Autori. Un elegante e affascinante viaggio attraverso i tanti set, naturali o costruiti, ospitati negli anni dalla città. Dai Lumière a Visconti, da Welles a Fellini. Insomma, tante “Storie di cinema a Venezia” come suggerisce il libro di Irene Bignardi che fa da traccia al doc, in onda il 4 settembre in seconda serata su Canale 5 …
C’è il Teatro la Fenice di Senso, scintillante, mentre sulle note del Trovatore i patrioti si apprestano a manifestare contro gli austriaci invasori. C’è lo Shylock-Al Pacino di Michael Radford avvolto da una fitta pioggia di Evian perché dai canali è vietato attingere l’acqua per il set. E c’è, magnifica, San Nicolò dei Mendicoli, tra le più antiche e meno conosciute chiese di Venezia, a fare da sfondo al dramma horror di Julie Christie e Donald Sutherland, vissuto tra le nebbie di “un dicembre rosso shocking”. Oltre che uno dei più bei funerali del cinema in laguna, con le bandiere rosse che ondeggiano al vento della rivolta, narrata dal giovanissimo Tinto Brass nel censuratissimo Chi lavora è perduto.
Ma sopratutto c’è lo sguardo di un’autrice, Wilma Labate, che tutte queste storie, set e luoghi, sa metterli insieme con eleganza, grazia, curiosità e gusto per la narrazione, così da disegnare a sua volta la “sua” Venezia. Senza turismo mangia e fuggi, senza grandi navi. Resistente, invece, nel suo fascino per niente triste di calli e canali, colti stavolta nel loro quotidiano. È il suo tassello doc, insomma, che va ad aggiungersi a questa vasta mappa, non solo per cinefili, suggerita da Storie di Cinema a Venezia (Marsilio Editore), il libro di Irene Bignardi, critica cinematografica e storica firma de la Repubblica che fa da traccia al documentario.
Stiamo parlando, infatti, di Raccontare Venezia, presentato alle Giornate degli Autori. Un itinerario attraverso la “città più bella del mondo” che vanta col cinema una delle più lunghe storie d’amore, cominciata già ai tempi dei fratelli Lumière (sorprendente il loro corto in laguna) e proseguita negli anni con Welles, Visconti, Fellini, Losey, Risi … Sono centinaia e più i titoli tenuti a battesimo dalla città lagunare.
E a scoprirli, una loro selezione, s’intende, ci accompagna Silvia D’amico (niente a che vedere con la storica famiglia del fondatore dell’Accademia d’arte drammatica italiana), giovane attrice nelle vesti di una Virgilio contemporanea curiosa e sorridente, alla ricerca dei luoghi reali o costruiti ad hoc dei tanti film. A Santa Marta, per esempio, sulle tracce del fioraio di Pane e tulipani, inatteso e straordinario successo di Silvio Soldini, o nella piazza San Marco senza San Marco, “nascosto” da Giuliano Montaldo per fedeltà storica: all’epoca di Marco Polo, infatti, non era stato ancora costruito.
Repertorio, tanto e molto bello e, ancora testimonianze (Citto Maselli, Goffredo Fofi, i fratelli Taviani tra gli altri) fanno di Raccontare Venezia non solo un curisoso itinerario di archeologia del set, ma anche una ricca pagina di storia del cinema che va a trovare la sua conclusione, simbolicamente, proprio al Lido. Lì dove nel 1932 è nato il festival di cinema più antico del mondo. E dove vediamo Steven Spielberg “restituire” a Gillo Pontecorvo il Leone d’Oro che aveva vinto per la Battaglia d’Algeri e che aveva venduto per beneficenza. A testimonianza, insomma, di un mondo, quello del cinema di un tempo, fatto di solidarietà e slanci ideali, questi sì davvero spariti da qualsiasi set.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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