Zorro, cent’anni da giustiziere. Atteso il suo ritorno tra Cuaron junior e Tarantino

Zorro compie cent’anni ma non li dimostra. Da quel 1919 quando il suo papà, Johnston McCulley pubblicò la sua prima avventura – il romanzo breve, “La maledizione di Capistrano” portato subito al cinema dal re di Hollywood, Douglas Fairbanks – la sua fama non smette di crescere. E infatti sono attese due nuove versioni del celebre giustiziere mascherato, una col volto di Gael García Bernal (regia di Cuaron junior) e l’altra firmata da Tarantino …

Alain Delon in “Zorro” di Duccio Tessari (1975), sceneggiato da Giorgio Arlorio

A cent’anni dalla sua nascita una cosa appare ancora più evidente: l’immediata sinergia tra cinema e letteratura. E sì, perché probabilmente se il “re di Hollywood” dell’era del muto, Douglas Fairbanks non avesse vestito subito i panni del giustiziere in cappa e spada, riscuotendo uno straordinario successo, non avremmo assistito al seguito delle sue avventure “su carta”, con relative proliferazioni crossmediali in epoche più recenti.

Stiamo parlando, infatti, di Zorro: non il “fumetto” come erroneamente è apparso sui media italiani in questi giorni, ma il personaggio letterario nato dalla fortunata penna dello scrittore e sceneggiatore statunitense Johnston McCulley (1883 – 1958).

A lui si deve la nascita dell’iconico eroe spadaccino con la pubblicazione, nel 1919, della sua prima avventura, La maledizione di Capistrano, apparsa su All-Story Weekly, primo pulp-magazine Usa (riviste popolari), a cui seguirono dopo il successo del film, Il segno di Zorro, una sessantina di altri romanzi.

Nella California sotto il feroce dominio spagnolo (1769-1821) l’aitante Don Diego de la Vega, figlio del più ricco proprietario terriero della zona, decide di non assistere più, impotente, al comportamento sempre più dispotico dei governanti locali. Benda sugli occhi, cappello e mantello, frusta e spada, più il veloce destriero Tornado, diventaranno le sue insostituibili armi contro l’ingiustizia, trasformandolo in uno degli eroi più popolari del Novecento.

Anzi, il giustiziere per antonomasia, il difensore dei più deboli, colui che darà il via alla nascita di tutti super eroi mascherati della storia recente, soprattutto a fumetti (Batman su tutti).

Da quel 1919 non si contano, infatti, i tanti Zorro in giro per il mondo sotto forma di serie tv (indimenticabile quella Disney trasmessa in Italia nel ’66 con Guy Williams), fumetti (la prima e più celebre, qualla dei Cinquanta dell’americano Alex Toth sempre per Disney), radio (la trasmissione di Oliviero Beha per Radio2 Rai), musical, videogames, giocatoli, maschere di carnevale e, ovviamente cinema.

Sul grande schermo, dopo Douglas Fairbanks (1920), hanno vestito i panni di Zorro veri divi come Tyrone Power (1940), Alain Delon (per la regia di Duccio Tessari, nel 1975 e la sceneggiatura di Giorgio Arlorio, appena scomparso) e Antonio Banderas (due film, 1998 e 2005).

E dopo cent’anni il mito è ancora vivo e vegeto. Tanto che è in preparazione un progetto a Hollywood, Z, con l’attore messicano Gael García Bernal, diretto dal figlio di Alfonso Cuarón, Jonás, ambientato in un futuro distopico. Mentre Quentin Tarantino ha in progetto una crossover Django/Zorro.

Secondo alcuni siti americani il cineasta si starebbe occupando dello script del film assieme a Jerrod Carmichael muovendo dall’omonima serie a fumetti scritta dallo stesso Tarantino assieme a Matt Wagner alcuni anni fa e pubblicata da Dynamite Entertainment e DC Comics come sequel ideale di Django Unchained.

Sul fronte letterario, poi, è del 2005 Zorro. L’inizio della leggenda (Feltrinelli) della scrittrice cilena Isabel Allende che rivisita il mito di Don Diego de la Vega, firmando una sua immaginaria biografia.

Tra le varie fonti che avrebbero ispirato McCulley nella creazione di Zorro – oltre al fuorilegge californiano Joaquin Murrieta, realmente esistito – ci sarebbe anche La Primula Rossa (Scarlet Pimpernel), giustiziera inglese, nota durante la Rivoluzione francese, creata all’inizio del XX secolo dalla scrittrice e baronessa Emmuska Orczy, una britannica di origine ungherese.

Ma forse, più semplicemnte, la vera fonte d’ispirazione è il desiderio di giustizia che incarna lo stesso eroe mascherato. Per questo diventato immortale.