Beppe Fenoglio e il cinema, una lunga storia d’amore. “Una questione privata” dei Taviani su RaiPlay

Disponibile su RaiPlay “Una questione privata” (2017), ultimo film girato insieme dai fratelli Taviani dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio. Quasi una sorta di testamento spirutuale in cui i due autori, allora prossimi ai novanta, compiono una personale “recherche” nel loro cinema e nella loro memoria con lo sguardo rivolto ai ragazzi. Passato alla Festa di Roma 2017, dopo l’anteprima a Toronto. E un’occasione per ricordarli all’indomani della scomparsa di Paolo Taviani

 

Quella di Beppe Fenoglio con il cinema (e la tv soprattutto) è una storia d’amore antica e impossibile. Un po’ come l’amore del partigiano Milton per la bella Fulvia. Ci ha provato per primo Giulio Questi. E chi meglio di un regista partigiano avrebbe potuto portare al cinema Una questione privata.

Era il ’60 e Beppe Fenoglio lo stava ancora scrivendo quel suo romanzo capolavoro (leggi la recensione di Oreste Pivetta), che sarebbe arrivato in libreria appena dopo la sua morte, nell’aprile del ’63. Per varie ragioni, però, il film non andò in porto. Ci provò allora nel ’67 e ci riuscì Giorgio Trentin: un film in bianco e nero, tra la neve delle Langhe, che non ha lasciate molte tracce, però. E ci ha provato ancora, molti anni dopo nel 2000, il torinese Guido Chiesa e stavolta con il più celebre dei romanzi di Fenoglio: Il partigiano Jhonny, ma se n’è tornato a casa dal Festival di Venezia sotto il fuoco di fila della critica non proprio osannante.

In tv, poi, non è andata meglio con gli adattamenti di Una questione privata. Vittorio Cottafavi (con La torta di Riccio), Alessandro Cane e Alberto Negrin, ne hanno sfornato uno ciascuno con cadenza quasi decennale a partire dal ’74, eppure nessuno ha gridato al capolavoro. Anzi.

Comprensibile, dunque, come la versione dei Taviani, ai tempi, sia stata molto attesa. Trattandosi di grandi padri del nostro cinema che di Pirandello, il magnifico, hanno intessuto l’intera filmografia, fatto risplendere Goethe e ancor più e a più riprese Tolstoj, portato dietro alle sbarre Shakespeare e strapazzzato un po’ Boccaccio. Ma anche perché si è trattato dell’ultimo lavoro in coppia: Vittorio, già malato, sarebbe scomparso di lì a poco, nell’aprile del 2018.

Il loro è stato un lungo percoso artistico, di tanta letteratura e militanza, di cui quest’incursione nell’opera di Fenoglio, anche se non propriamente a fuoco, è apparsa da subito come la chiusura del cerchio. Sorta di testamento spirituale in cui i due fratelli toscani, allora alla soglia dei novanta (Paolo era del 31, Vittorio del ’29) tornano alla loro “questione privata”, le memorie della guerra, il trauma della strage nazifascista di San Miniato ’44 (loro primo film), di cui, a seguire ne La notte di San Lorenzo (1982), hanno regalato un magnifico racconto corale in cui la memoria si fa collettiva.

Una questione privata riparte da lì. E si dichara attraverso quell’attimo di splendore, quando la bambina sopravvissuta alla strage, si risveglia accanto alla mamma morta, circondata dai cadaveri, rientra nella casa ormai deserta, beve un bicchier d’acqua e torna a stendersi vicino alla madre, per addormentarsi con lei.

Fedeli, fedelissimi alla traccia dello scrittore nella trama (Milton che ritrova la villa, la gelosia nei confronti di Giorgio, la sua ricerca ossessiva mentre l’amico-rivale in amore è finito in mano ai fascisti…) i Taviani procedono per quadri, ripercorrendo il loro cinema, a cui sembrano guardare come in una sorta di recherce.

Nei panni del protagonista è Luca Marinelli a dare volto e (poca) anima ai tormenti amorosi del giovane Milton. Mentre Lorenzo Richelmy è in quelli di Giorgio, l’altro protagonista del triangolo amoroso in cui Fulvia ha il volto di Valentina Bellè.

Una luce risplende sullo sfondo. La volontà ostinata, da irriducibili, di fare del cinema una lente sul mondo. Allosanfan, San Michele aveva un gallo, come in quei magnifici viaggi allegorici nella storia, anche Una questione privata guarda al passato per raccontare il presente.

“Questa guerra voluta da voi ragazzi”, dice più o meno, a mo’ di rimprovero la governante di Fulvia a Milton, quando durante un’azione, torna a visitare la villa.

I “ragazzi”, infatti, sono i protagonisti assoluti del film. Ragazzi che si muovono in mezzo alla nebbia. Fitta, avvolgente, che impedisce la vista e rende tutto uguale. Uomini e paesaggi. Il risultato è uno spaesamento generale in cui, uniche certezze, sembrano essere le feroci leggi della guerra e della violenza, di cui le prime vittime sono gli stessi giovani. E ai quali va il pensiero e il monito di questi due grandi padri del cinema italiano.