Star Trek, 50 anni di letteratura

Per il compleanno della celebre serie tv vi proponiamo un viaggio attraverso le fonti letterarie che l’hanno ispirata. E i grandi scrittori di fantascienza che hanno scritto gli episodi culto: Richard Matheson, Harlan Ellison, David Gerrold o Theodore Sturgeon, dalla cui penna è nato il celebre saluto, “Lunga vita e prosperità”…

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Nell’arco dei suoi 50 anni di vita, del fenomeno Star Trek si è molto parlato e scritto, approfondendone vita morte e miracoli. Tuttavia uno degli aspetti meno esplorati da critici ed appassionati è la relazione tra la famosa serie televisiva e il mondo della fantascienza letteraria.

Per questo motivo durante i lavori del Fantafestival 2016 (13-24 luglio e 9-11 settembre) è sembrato ragionevole approfondire questo argomento vista la sua importanza nella creazione della serie di avventure spaziali più famosa della storia della televisione.

Dopo le visioni future ottocentesche di Poe, Verne e Wells e una buona quantità di opere apparse su riviste di narrativa popolare agli inizi del XX secolo, la narrativa a sfondo scientifico prende coscienza di sé come letteratura autonoma nell’aprile del 1926 con l’uscita di Amazing Stories, la prima rivista dedicata esclusivamente alla “ScientiFiction”.

Amazing,  la definisce il curatore Hugo Gernsbach nell’editoriale, è “A new sort of Magazine”, un nuovo tipo di rivista, diversa da tutte le altre perché risponde alle esigenze dell’uomo moderno, intrattenendolo con storie avvincenti e meravigliose che possono anche informarlo sulla scienza e sulle sue conseguenze, prospettandogli i profondi cambiamenti che il progresso scientifico porterà alla vita futura.

Dal primo numero di Amazing Stories la fantascienza, in pochi anni di pionieristica sperimentazione letteraria, arriva ad una definizione forte delle proprie tematiche e dei propri topoi specifici producendo una quantità notevole di scritti e una intera generazione di autori seminali. Gernsbach ha visto giusto e con gli anni l’interesse del pubblico per la narrativa scientifica continua ad aumentare. Ben presto aumentano gli autori, si scrivono più storie, si ampliano gli scenari immaginati e nascono nuove testate come Science Wonder Stories e Astounding Stories.

È proprio sulle pagine di un numero di Astounding Stories dei primi anni ’40 prestatogli da un suo amico del liceo che Gene Roddenberry conosce la fantascienza. In quegli anni il curatore della testata è John W. Campbell Jr., editor duro e pieno di idee chiarissime alla cui scuola, tra consigli, divergenze di opinione anche furibonde e rappacificazioni instabili si formano e danno il meglio autori come Heinlein, Van Vogt e Asimov.

La Astounding di Campbell è senza compromessi una rivista di Super-Science, di narrativa a forte sfondo scientifico che crede fermamente in una peculiare “missione” della SF: oltre a divertire il lettore la fantascienza deve essere una “Thought provoking fiction”, una letteratura che stimoli a pensare, anche in modo anticonvenzionale, e a visualizzare realtà possibili e alternative in cui la scienza e l’uomo si confrontano nel bene e nel male.

È innegabile che anche Roddenberry la pensi così: sceglie per Star Trek una serie di tecnologie di alta plausibilità scientifica, è attento alla coerenza dei rapporti interpersonali e interraziali in un contesto futuro in cui la scienza permea la vita dell’uomo in ogni più piccolo dettaglio e spesso utilizza il contenitore dell’avventura spaziale per parlare dell’animo umano quando si confronta con infiniti poteri e infinite possibilità, con l’alienità di altre civiltà e le oscurità della propria interiorità, che resta problematica anche tra le stelle.

Le contaminazioni tra Star Trek e la letteratura non si fermano alle sue affinità elettive con la Astounding di Campbell; nel telefilm compaiono molte trovate ben note ai lettori di SF che Roddenberry ritiene evidentemente valide sia per la logica scientifica del telefilm sia per le possibilità narrative che implicano. Facciamo una breve carrellata:

Velocità Warp: il volo nell’iperspazio e il conseguente concetto di Warp Drive vennero trattati per la prima volta in letteratura nel romanzo Islands of Space (1931) scritto proprio da John Campbell, Jr. e sono alla base dei viaggi interstellari nel ciclo della fondazione di Asimov che debutta nel 1942 su Astounding.

Motore ad antimateria: il concetto viene introdotto da Jack Williamson nel suo racconto Collision Orbit (Astounding Luglio 1942); il concetto di teletrasporto compare per la prima volta nel racconto The man Without a Body (1877) di Edward Page Mitchell e diviene una consuetudine della SF narrativa dopo i racconti The Voice of the Void di John W. Campbell Jr. e Cosmic Express di Jack Williamson entrambi del 1930; i ricombinatori molecolari che sull’Enterprise dispensano il cibo erano stati immaginati da Walter Keller nel 1932 e descritti più ampiamente dall’immancabile John W. Campbell Jr. nei racconti Twilight del 1934 e Planet of Eternal Night del 1939.

La lista si potrebbe estendere ma occorre fermarsi per brevità. Il lettore interessato all’argomento potrà divertirsi a cercare quale autore, e quando, abbia scritto per la prima volta di altre meraviglie scientifiche presenti in Star Trek come la microchirurgia non invasiva, la gravità artificiale, i raggi disintegratori e traenti ecc.; per quanto ci riguarda ora, invece, occorre soffermare l’attenzione su un legame ben più importante tra Star Trek e la letteratura: l’apporto degli scrittori professionisti ai soggetti e alle sceneggiature della serie.

Nei primi anni ’50 la Sf è al suo apice di popolarità e il cinema di fantascienza, con i suoi alti e bassi, riscuote un grande successo. Anche la televisione americana decide di offrire dei telefilm di fantascienza al proprio pubblico e per ottenere il risultato migliore fa la cosa più logica, si rivolge agli scrittori professionisti in modo da avere a disposizione soggetti e sceneggiature scritte da mani esperte.

Così fanno i produttori di Tales of Tomorrow prima serie di SF televisiva rivolta ad un pubblico di adulti e contattano A.C. Clarke, Theodore Sturgeon, Stanley G. Weinbaum e altri; niente male per una serie Tv pionieristica che come sponsor poteva contare su una ditta di tessuti per tappezzieri e una marca di orologi produttrice di un innovativo modello da polso con braccialetto removibile. La serie dura solo tre anni ma suggerisce un modello di lavoro che viene utilizzato anche da Rod Serling, che per Twilight Zone si avvale spesso di grandi nomi della letteratura SF.

È naturale quindi per Roddenberry chiamare scrittori professionisti a lavorare alla prima serie, sia per la propria passione personale per la narrativa di SF, sia per la ormai comprovata competenza degli scrittori nella gestione del medium televisivo. Ed ecco che autori che avevano lavorato per Tales of Tomorrow e/o Twilght Zone come Theodore Sturgeon e Richard Matheson vengono messi sotto contratto da Roddenberry per Star Trek, insieme ad altri nomi di fama già acquisita come Harlan Ellison e a nuovi talenti all’inizio della propria carriera nella Sf letteraria, come David Gerrold, che firmerà il famoso episodio dei Triboli, e Norman Spinrad.

Gli episodi scritti da autori professionisti hanno lasciato un segno forte sui fan. Una prova di questo ce la forniscono le classifiche relative alle puntate più amate che nei 50 anni di vita della seria sono stata stilate ciclicamente dai fan e dalle riviste specialistiche. Recentemente quattro importanti testate hanno lanciato un tentativo di classifica definitiva dei 10 episodi più importanti della serie classica. Sono Entertainment Weekly, Ign, Newsweek e Hollywood.com, e sono testate che per diversità e ampiezza di pubblico intercettano un campione statistico eterogeneo composto in maggioranza da utenti che apprezzano la serie ma che non ne conoscono in dettaglio i connotati.

Il dato secondo me straordinariamente interessante che il confronto di questi sondaggi fa emergere è che nella varie classifiche tra i 10 migliori episodi di tutti i tempi 5 o 6 sono puntate ideate o scritte da scrittori professionisti.

Gli episodi sono (elencati qui non in ordine di preferenza): Arena, da un racconto di Fredic Brown; The Enemy Within sceneggiato da Richard Matheson, The city on the Edge of Forever tormentata sceneggiatura di Harlan Ellison, The Doomsday Machine di Norman Spinrad, TheTrouble with Tribbles di David Gerrold, Mirror, Mirror di Jerome Bixby e Amok Time scritto da Theodore Sturgeon.

Amok Time di Sturgeon è forse l’episodio più emblematico per evidenziare la forza dell’interazione tra format televisivo e arte della narrativa scritta, perché introduce alcune idee che sono diventate icone della serie Star Trek. È di Sturgeon l’invenzione del rituale di accoppiamento vulcaniano, della Prima Direttiva e del saluto “Lunga vita e prosperità”. In Amok Time le suggestioni del mondo inventato da Roddenberry e la forza immaginativa e espressiva di un narratore di Sf tra i più grandi hanno portato ad un risultato che è diventato leggendario.

Oggi le case produttrici non si rivolgono più ad autori di SF professionisti per soggetti e sceneggiature, il legame tra letteratura e prodotto cinematico è spesso assente o mediato attraverso revisioni effettuate da ghost writers in seguito ad esigenze di marketing che spesso disequilibrano la narrazione mettendo in secondo piano gli elementi che creano la fascinazione specifica della SF.

Il rapporto tra scrittori di narrativa SF e Star Trek invece ci dimostra quanto l’inventiva della Sf scritta possa essere propulsiva per la cinematografia e la Tv, creatrice di novità e di icone, generatrice di momenti che rimangono nella memoria degli appassionati e rendono la serie longeva nel tempo.

Una cosa su cui riflettere per le major televisive di oggi, più orientate al plagio funzionale al markenting che a far nascere nuove suggestioni della fantasia.