La sostenibile leggerezza di Greg, adolescente di fronte alla malattia
Umorismo senza pause, ironia e molto cinismo nel libro che ha ispirato “Quel fantastico peggior anno della mia vita”, in sala dal 10 dicembre. Storia di un teen ager felicemete asociale che si troverà ad “accompagnare” un’amica malata di leucemia…
Anzi… Nel suo romanzo d’esordio, Quel fantastico peggior anno della mia vita (Einaudi, pp. 264) impropria traduzione del titolo originale Me & Earl & the dying girl, Jesse Andrews non solo non lascia spazio a romanticismi struggenti, evita cliché sentimentali e facili sollecitazioni morbose, ma fa molto di più.
E riesce a commuovere permettendosi un umorismo senza pause, con molta ironia, un po’ di cinismo, a tratti irresistibile e a volte anche irritante, per attraversare con il sorriso tematiche forti come il diventare adulti, l’amicizia, l’autoaffermazione non omologata, la morte.
La voce narrante è quella di Greg, adolescente solitario, lucidamente e felicemente asociale, convinto che dagli altri “bisogna sempre mantenere una certa distanza” e in qualunque situazione è meglio avere “un profilo bassissimo, rasoterra”.
Suo compagno di autoemarginazione è Earl, con il quale condivide parte della visione misantropica dell’esistenza e la passione per il cinema, scoperta a undici anni a seguito della visione folgorante di Aguirre, furore di Dio di Herzog. Sull’onda dell’illuminazione, si cimentano in ardite riproduzioni di sequenze del film di Herzog e poi in piccoli film originali, con interprete principale Cat Stevens, il gatto di famiglia.
Quando l’ultimo anno di liceo inizia al meglio, Greg comincia a pensare che l’operazione di messa in sicurezza dalle contaminazioni altrui, ovvero da rapporti troppo ravvicinati con i compagni di scuola e con le emozioni, possa concludersi con successo. Senonché la madre lo informa addolorata della malattia che ha colpito Rachel, con la quale ha avuto anni addietro un abbozzo di relazione sentimentale, e lo invita a starle vicino. Un impegno che Greg accetta a fatica e che svolge avvalendosi anche della complicità di Earl, alla scoperta di un mondo interiore negato ma inevitabile.
Non stupisce che il romanzo di Andrews sia stato portato sul grande schermo, per mano di Alfonso Gomez-Rejon e sceneggiato insieme allo scrittore, con lo stesso titolo e la distribuzione in Italia dalla Fox. La storia si presta e di cinema nel libro ce n’è tanto, anche nella struttura narrativa che include divertenti frammenti di sceneggiatura partoriti dalla creatività visionaria di Greg.
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