Buon compleanno Giuliano Montaldo, splendido novantenne



Giuliano Montaldo, tra i più grandi autori, compie novant’anni (è nato a Genova il 22 febbraio 1930). Una lunga carriera, la sua, che lo ha portato ad essere uno dei maggiori testimoni di quella generazione di cineasti che ha reso grande il cinema italiano.

Dal suo esordio alla regia con Tiro al piccione nel 1961, Montaldo ha diretto quindici pellicole, spesso trasponendo sullo schermo capolavori della letteratura italiana incentrati sugli anni oscuri del fascismo, della guerra e poi la resistenza.

Proprio come quel suo primo titolo ispirato all’omonimo romanzo di Giose Rimanelli che tante critiche gli fruttò soprattutto a sinistra, per aver portato sul grande schermo la storia di un “ragazzo di Salò”. Di seguito ha raccontato la resistenza delle donne (L’Agnese va a morire, tratto dal romanzo di Renata Viganò), le persecuzioni contro gli ebrei e gli omosessuali (Gli occhiali d’oro, da Giorgio Bassani), le campagne d’Africa in Tempo di uccidere, riproposizione cinematografica del libro di Ennio Flaiano, a cui diede il volto uno degli astri nascenti della Hollywood di quegli anni: Nicolas Cage.

Il suo cinema ha attinto a piene mani alla letteratura, senza timore di cimentarsi con opere ed autori di enorme valore. Così che dopo Flaiano sono arrivati I demoni di San Pietroburgo (2008) con l’intento di riproporre la visione di Dostoevskij a tutto campo, senza limitarla al solo romanzo di riferimento (Il giocatore e non I demoni, come il titolo sembrerebbe suggerire).

Ha saputo più e più volte trarre il meglio dai propri attori, indimenticabile il sodalizio con Gian Maria Volonté, che sotto la direzione di Montaldo ha dato vita a due delle sue interpretazioni di maggiore impatto: Bartolomeo Vanzetti in Sacco e Vanzetti (opera che rese finalmente nota a tutti la storia dei due anarchici italiani condannati a morte per la propria fede politica) e Giordano Bruno nell’omonimo film del 1973.

Montaldo rappresenta poi uno dei rari casi in cui le doti registiche eguagliano quelle attoriali. Non si è concesso spessissimo come attore ma quando lo ha fatto ha regalato straordinarie performance. Dall’esordio in Achtung! Banditi! di Carlo Lizzani (1951), a L’assassino (1961) di Elio Petri che lo spinse poi alla regia. Fino ai più recenti, Il caimano Nanni Moretti, nel ruolo dell’ultimo regista rimasto fedele al produttore interpretato da Silvio Orlando, al poeta di  Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, che ha fruttato a Montaldo un David di Donatello come miglior attore non protagonista e un Nastro d’argento speciale.

Per festeggiare questo grande nome del nostro cinema, la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro omaggerà la sua carriera con un evento speciale e con la proiezione della versione restaurata di uno dei suoi film.