Che animazione dietro a quel “Naso”. Arriva in sala (l’anticonformista) Khrzhanovskij in compagnia di Gogol’
In sala dal 5 maggio (per Double Line in collaborazione con Lo Scrittoio) “Il naso o la congiura degli anticonformisti” del decano dell’animazione russa (e sovietica) Andreij Khrzhanovskij. Alla base c’è il celebre racconto di Gogol’ ma anche una promessa fatta dal regista al grande compositore Shostakovich che da quel testo aveva scritto un’opera buffa: farne un film. Ed ecco questo piccolo gioiello dedicato ai tanti artisti che si battono da sempre contro ogni imposizione culturale. Come Khrzhanovskij, del resto, tra i firmatari russi di un appello contro l’invasione dell’Ucraina …
Su di un aereo viaggiano una gran quantità di personalità del mondo culturale russo. Dagli schermi sullo schienale del sedile che hanno di fronte i passeggeri assistono allo scorrere delle immagini delle più significative pellicole sovietiche, La corazzata Potëmkin inclusa.
Parlando con un amico, Khrzhanovskij rievoca la storia de Il naso, il celebre e controverso racconto scritto da Nikolaj Gogol’ e contenuto nella raccolta dei Racconti di Pietroburgo.
È questo l’avvio de Il naso o la congiura degli anticonformisti, il film del decano (ha 82 anni) e illustre rappresentante del cinema di animazione russo e sovietico Andreij Khrzhanovskij, Premio della giuria al Festival di Annecy 2020 che arriva nelle sale dal 5 maggio.
Il film rappresenta la realizzazione di un progetto su cui il regista (già autore del felliniano Il leone dalla barba bianca da una favola di Tonino Guerra) ha meditato e lavorato per decenni, cioè quando il compositore Dmitrij Shostakovich, ormai anziano e malato, gli affidò le musiche originali, l’opera buffa in tre atti, del 1928 e tratta da Il naso di Gogol per farne una trasposizione visuale.
Questo l’antefatto che risale alla metà degli anni ‘60 che porta Khrzhanovskij a narrare le vicissitudini dell’assessore Kovalev, che svegliandosi una mattina scopre di non avere più il naso. Non solo, in aggiunta viene a sapere che il suo stesso naso ha assunto vita propria passeggiando bellamente per le strade di Pietroburgo fregiandosi del titolo di “Maggiore”.
Ma a complicare la surreale storia la sceneggiatura, scritta dallo stesso Khrzhanovskij e da Yuriy Arabov, incrocia la vicenda di Gogol’ con quella di Bulgakov e della sua improbabile amicizia con Stalin sbocciata a seguito di una lettera inviata dallo scrittore al Piccolo Padre in un momento di frustrazione artistica.
Lo stesso Stalin che combatte la noia recandosi a teatro, scortato dal proprio codazzo di eminenti figure del Soviet per assistere all’opera Il naso, nella stesura operistica di Shostakovich. Lo stile inconsueto e innovativo della partitura lascia il leader interdetto, al punto da sentirsi in dovere di mettere in guardia l’amato popolo sulla necessità di recuperare i “classici” e di combattere con fermezza i “formalisti” e gli “anticonformisti”.
Le immagini che scorrono sullo schermo sono una continua mescolanza di tecniche diverse, a partire dal cut-out dell’autore, fino al collage, unendo tradizione artigianale a computer grafica (piacevolmente usata con parsimonia), riprese dal vivo con inserti fotografici, spezzoni di altri film e riprese di backstage, usando tanto il colore come il bianco e nero. La conferma di una insuperabile e duratura tradizione nel genere e una piacevole boccata d’aria nel mondo dell’animazione sempre più ingessata nella fredda omogeneizzazione digitale.
Quello di Khrzhanovskij è un film che usa in modo pirotecnico linguaggi, estetiche, generi, tecniche e stili ma anche capace di mettere insieme epoche diverse così da lasciare lo spettatore a brancolare tra la Pietroburgo di Gogol’, la Russia dei Soviet o quella di Putin in un caleidoscopico viaggio nel tempo.
Un’operazione postmoderna piena zeppa di citazioni artistiche e storiche con l’intento dichiarato di celebrare quegli “anticonformisti” che si opposero alle imposizioni culturali del regime di Stalin e dei suoi successori, anche odierni. Come ha detto il regista “il film è un omaggio ai pionieri, agli innovatori a coloro che con la propria arte combatterono e anticiparono i tempi incuranti del proprio interesse e spesso pagandone il più caro prezzo”.
Ma il film ha radici artistiche anche nell’opera di Ülo Sooster, artista concettuale già collaboratore di Khrzhanovskij in The Glass Harmonica (il film censuratissimo all’epoca, era il 1969, che tratta del ruolo dell’arte in un mondo governato da burocrati corrotti), di Malevič, di Picasso e degli artisti del movimento anticonformista sovietico tra gli anni ’60 e ’80.
D’altro canto Il naso non è nuovo quanto a trasposizioni per il cinema di animazione. È del 1963, infatti, il film di Alexandre Alexeieff e Claire Parker (vedi qui) realizzato con la tecnica dell’ecran d’epingles (lo schermo di spilli) inventata dallo stesso regista e che ritroviamo citato ampiamente anche nell’opera di Khrzhanovskij.
A conferma dell’intento fortemente politico del film va ricordato che nel marzo scorso Khrzhanovskij è stato firmatario, assieme a molti altri tecnici, artisti e registi del cinema d’animazione sia russo che ucraino, di una lettera contro l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo.
È davvero una fortuna che in questi giorni di censure e ostracismi per qualsiasi prodotto culturale proveniente da Mosca, a prescindere dai contenuti e dalla posizione politica degli autori, qualcosa riesca ad arrivare. Probabilmente una disattenzione. Per questo andrebbe consigliato a chi cura la distribuzione di trovare il modo di tagliare dai titoli di testa il logo del ministero russo della cultura casomai qualcuno decidesse di mettere all’indice anche quest’opera preziosa e palesemente antiputiniana. Com’era quella storia della luna e del dito?
Gino Delledonne
Gino Delledonne
Architetto e docente universitario a contratto. Ha collaborato alle pagine culturali di vari giornali tra i quali "Diario" e "Archivio". Devoto del gruppo garage punk degli Oblivians.
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