Chiude l’Azzurro Scipioni, viva l’Azzurro Scipioni. Un film (e altro) per tenere viva la memoria del cinema di Silvano Agosti

“Tutto invecchia, ma il sorriso mai”. Così recita una poesia di Silvano Agosti, fondatore dello storico cinema Azzurro Scipioni, che lo scorso 28 febbraio ha definitivamente chiuso i battenti dopo quarant’anni di attività, a causa della pandemia e di una crisi più strutturale che da anni miete vittime tra le sale di città.

Si conclude in questo modo la vicenda del “piccolo Louvre del film” nel quartiere romano di Prati, vero e proprio riferimento culturale per la città e per gli appassionati che nelle sue sale dedicate a Chaplin e ai fratelli Lumière hanno imparato a conoscere e apprezzare il cinema d’autore.

Molte sono state le iniziative lanciate negli scorsi mesi per cercare di salvare l’Azzurro Scipioni, dalla provocatoria messa all’asta delle poltrone da parte dello stesso Agosti, alla petizione su Change.org fino all’appello di Rifondazione Comunista. A gennaio era stata poi Liliana Cavani insieme all’Anac ad abbracciare la causa del piccolo cinema, proponendo alle Istituzioni capitoline di attribuire un premio al suo fondatore.

Lo stesso regista bresciano si augurava che gli spazi del locale – di proprietà ecclesiastica – venissero acquistati dallo Stato o dal Comune, per poi essere riassegnati all’Azzurro Scipioni, “non come un supermercato, ma per renderlo un luogo da riconsegnare agli esseri umani”. Ma così non è stato.

Lo spirito e l’impegno sociale che hanno sempre animato e contraddistinto il cinema di Agosti, rendendo i capolavori della settima arte accessibili veramente a tutti – a prezzi “politici” o addirittura in forma gratuita per i netturbini – hanno dovuto così arrendersi, dopo decenni di resistenza, proprio di fronte a quelle logiche di profitto e di mercato che ancora una volta hanno trionfato nella gestione dell’emergenza sanitaria.

“Mi ero illuso che bastasse un fiore”, dice il regista bresciano nel video che Alberto Molinari – con il supporto di Artisti 7607 – ha realizzato per omaggiare l’attività dell’Azzurro Scipioni. Immerso per un’ultima volta nel suo universo fatto di velluti azzurri, quadri e fotografie d’autore, Agosti racconta di come avesse posizionato, poeticamente, un fiore sulle poltrone della sala che – rispettando le norme di sicurezza – avrebbero potuto essere utilizzate dagli spettatori.

È una forma di ottimismo, nonostante tutto, a prevalere nel regista ormai 82enne. “Non si uccide l’oceano dando coltellate all’acqua”, prosegue infatti. Proprio come non si può uccidere la cultura, nemmeno a colpi di chiusure e mancati sostegni da parte delle istituzioni.

L’esperienza dell’Azzurro Scipioni – che negli anni ha ospitato rassegne, seminari di cinema e incontri di poesia – dovrà dunque trovare una nuova forma. Al “funerale” del piccolo cinema di Prati – la scorsa domenica – sono accorsi, commossi, amici fedeli e spettatori, ai quali Silvano ha regalato, in segno di riconoscenza, un suo libro e un suo film. D’altronde, parafrasando Auden, che cos’è la morte, se non una vita spezzettata in molte altre, più piccole?

Sarà un documentario, allora, a custodire la memoria dell’Azzurro Scipioni: lo stesso Agosti – che del ricordo ha fatto uno dei principali nuclei della propria poetica – ha lanciato insieme a Daniele Frontoni, nipote dell’attore Enzo Cerusico, un crowdfounding su GoFundMe per realizzare un docufilm diretto da Lorenzo Negri sulla quarantennale attività del cinema di Prati.

La Casa del Cinema, inoltre, ha già dato la sua disponibilità a mettere a disposizione la propria sala per l’anteprima del documentario – spiega il direttore Giorgio Gosetti a Il Messaggero –, oltre a dedicare ad Agosti sei appuntamenti, e a predisporre una grande serata intitolata all’Azzurro Scipioni nel quadro della stagione estiva all’arena Ettore Scola.

Tutto invecchia, muore, viene smontato. Anche gli schermi, i proiettori e l’insegna del locale di via Scipioni. Ma il sorriso e il prezioso impegno di Silvano Agosti non si arresteranno, cercando, come l’acqua, sempre un nuovo corso per arrivare al mare. E alle persone. O meglio per dirla con Silvano, agli “esseri umani”.