Finalmente Truffaut (con 11 titoli) su RaiPlay. La Rai che ci piace


L’effetto è stato immediato: puro godimento.
Sono passate inosservate – nonostante il corposo rovescio di “mi piace” prolungato nel tempo – le suppliche rivolte in primo lockdown, dunque ormai l’anno scorso, al canale Rai interamente dedicato al cinema, chiamato dalla tv pubblica Raimovie per impellenti esigenze anglofone e dai più ormai solo Raiwestern, che non ha dato alcun segno di aver voglia di venire incontro ad altri gusti.

Dunque nei canali Rai, visibili davvero a quasi tutti, siamo rimasti più o meno agli stessi livelli.
Buone notizie invece per i più fortunati: quelli che, con irrobustiti collegamenti internet, riescono, senza incantarsi inutilmente seguendo speranzosi il continuo girare del cerchietto, a collegarsi finalmente con RaiPlay dove non solo in Furiorario si possono guardare rassegne di ottimo cinema ultimamente inedite in tv.

Insomma oltre ai perfetti giapponesi e ai delicati e raffinati lavori di Rohmer è finalmente arrivato un gustosissimo piatto agrodolce zeppo di Truffaut. Per altro molto richiesto dai mi piace dell’appello.

Undici film uno via l’altro che ad inguaribili bulimici di cinema possono dare alla testa.


Meglio goderseli con calma, due al massimo per volta, eventualmente dopo pranzo e dopo cena, placebi perfetti, di grande aiuto per chi è costretto, dunque forse depresso, come ormai quasi tutti, agli arresti domiciliari causa Covid.
Si parte con i primi 4 in bianco e nero.

 

Naturalmente con il ribelle e scalpestrato Antoine Doinel ne I 400 colpi cui fa indossare la sua storia autobiografica di ragazzino inquieto, figlio non desiderato di ragazza madre, poi adottato dal futuro marito, tirato su da una nonna che gli regala la passione per la letteratura.

Lo interpreta il tosto e tenero quattordicenne Jean-Pierre Léaud che crescerà e indosserà questo ruolo in altri 4 film con lui.
E che in questa rassegna lo si può ritrovare anche a colori ne I baci rubati e ne L’amore fugge.

Il tocco di questo autore che ha dedicato al critico André Bazin I 400 colpi, film che ha aperto la strada al movimento della nouvelle vague, è quasi sempre, specie all’inizio, frutto di un mix perfetto di tragicomico sentire, che molto spesso, grazie all’imprinting della nonna, prende spunto da libri.

Tirate sul pianista interpretato da Charles Aznavour nel ruolo appunto del pianista è tratto dal giallo di David Goodis Sparate sul pianista (Fanucci).
Mentre da due opere di Henri-Pierre Roché nascono Jules e Jim e Le due inglesi. Quest’ultimo con Léaud per la prima volta diretto da Truffaut non nella parte di Doinel.
Ma c’è anche Mica scema la ragazza che arriva dal romanzo di Henry Farrel Una splendida ragazza come me (La tartaruga).

L’ultimo film del regista, morto a 52 nel 1984, è stato invece Finalmente domenica interpretato da Fanny Ardant e Jean-Louis Trintignant, uscito nel ’83 e tratto dall’omonimo romanzo di Charles Williams.
E, rivedendoli in sequenza, non si può non notare quanto i libri e le librerie siano non solo oggetti di arredo, ma veri protagonisti delle scenografie dei suoi film.

Un’occasione, questa rassegna, a cui forse per la prima volta mi viene da suggerire che sarebbe stata gradita una presentazione, comunque imperdibile per rivedere o vedere per la prima volta l’evoluzione di un autore.
Di cui sarebbe perfetto in chiusura anche leggere o rileggere Il cinema secondo Hitchcock, scritto appunto da François Truffaut.