“Green Book” e Spike Lee sul podio. Gli Oscar 2019 sono (anche) black

“Green Book” è il miglior film, con Mahershala Ali miglior attore non protagonista e la miglior sceneggiatura originale. Alfonso Cuaron conquista tre statuette (regia, film straniero e fotografia). A Spike Lee, l’Oscar per il miglior adattamento con “Blackkklansman”. Per un’edizione degli Oscar nel segno dell’antirazzismo e dell’inclusione …

L’on the road antirazzista nell’America razzista dei Sessanta, Green Book, è il miglior film. Il suo interprete, Mahershala Ali nei panni del raffinato musicista nero in tournée nei pericolosi States del Sud è il miglior attore non protagonista. E la storia – vera – che racconta dell’inattesa amicizia tra il virtuoso del piano e il suo improvvisato autista-gorilla italoamericano (Viggo Mortesen), scritta da Nick Vallelonga, Brian Currie e Peter Farrelly è la miglior sceneggiatura originale.

È a sorpresa il verdetto degli Oscar 2019. O meglio, nell’annunciato duello tra gli “stranieri”, Roma e La favorita (dieci nomination a testa), è stata la commedia a sfondo razziale di Peter Farrelly a vincere la statuetta più preziosa, in un’edizione molto caratterizzata dai temi “black”, dell’inclusione e della fratellanza.

Alfonso Cuaron, con la sua magnifica ode al femminile nel Messico dei ’70, vince come miglior regista (Oscar già conquistato nel 2014 con Gravity), per il film straniero e per la fotografia. E dedica le statuette “ai 70 milioni di collaboratori domestici che lavorano nelle nostre case e che di solito sono relegati nello sfondo dei nostri film. Gli immigrati e le donne proiettano il mondo in avanti”.

Alla regina Anna, La favorita, del greco Yorgos Lanthimos va l’Oscar per la miglior attrice, la straordinaria Olivia Colman che, a sorpresa, lo “strappa” all’altra favorita: Glenn Close, grande interprete di The Wife.

Miglior attore è Rami Malek, interprete di origini egiziane del Freddie Mercury di Bohemian Rhapsody, celebrazione in musica del grande leader dei Queen, tra le prime vittime dell’Aids. Il film diretto da Bryan Singer ha ottenuto anche altre tre statuette tecniche: per il montaggio, il montaggio del suono e il missaggio del suono. Lady Gaga vince per la miglior canzone originale, Shallow, nel film A Star Is Born. E Ludwig Goransson per la colonna sonora di Black Panther, primo cinecomic Marvel a correre per l’Oscar.

Un pezzetto di Italia vince con Sara Pichelli, tra i disegnatori di Spider-Man: Un Nuovo Universo di Peter Ramsey, sul podio come miglior film di animazione.

Mentre l’Oscar all’attrice non protagonista va a Regina King, grande madre coraggio di Se la strada potesse parlare, melodramma a sfondo razziale di Barry Jenkins, dall’omonimo romanzo di James Baldwin. Seguendo l’onda black, l’Oscar al miglior adattamento va aduno dei grandi difensori della causa afroamericana: Spike Lee. Consacrando Blackkklansman, sua ultima fatica tratta dal libro (tre60 editore) autobiografico del poliziotto afro-americano Ron Stallworth, infiltrato nel  Ku Klux Klan (firmano la sceneggiatura Charlie Wachtel, David Rabinowitz, Kevin Wilmott e lo stesso regista): un divertito, divertente e potente schiaffo in faccia all’America razzista e liberticida di Trump.

Dal palco del Dolby Theatre di Los Angeles, Spike ha ricordato che il 2019 è il 400esimo anniversario dell’arrivo dei primi schiavi neri in America e che il 2020 sarà quello delle presidenziali americane: “Mobilitiamoci – ha detto il regista al pubblico – e facciamo la cosa giusta”.