La sfida del tempo di Morel. Ricordando Emidio Greco nel segno di Casares alle Giornate degli Autori

Ricordando Emidio Greco, fondatore delle Giornate degli Autori insieme a Citto Maselli, appuntamento il 27 agosto in Sala Laguna al Lido di Venezia per la proiezione-omaggio della sua folgorante opera d’esordio: “L’invenzione di Morel” dall’omonimo – e celebre – romanzo dell’argentino Adolfo Bioy Casares. Una preapertura nel segno dell’intreccio tra cinema e letteratura che prosegue alle ore 20 col nostro premio Bookciak, Azione! ….

 

L’invenzione di Morel potrebbe essere descritta, senza esagerazione, come un romanzo perfetto (Octavio Paz). Il celebrato romanzo di Adolfo Bioy Casares accolse con questa attesa l’interpretazione di Emidio Greco – che per questo fu paragonato a Bresson e a Robbe-Grillet.

Ci sono film che interpretano i tempi. Questo primo di Emidio Greco lo fa. Presentato cinquant’anni fa, nel 1974, alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes e riconosciuto come uno dei migliori esordi italiani degli anni Settanta, il film, che vede nel cast Giulio Brogi, Anna Karina, John Steiner, Roberto Herlitzka (appena scomparso) e si avvale delle musiche di Nicola Piovani, dovrebbe portare le ingiurie del tempo con se, visto che di “tempo” si parla… Una “necessaria” macchina del tempo. Eppure…

Eppure sembra come se non fosse passato un giorno per la doverosamente progettata giostra dei sensi di Morel…. la sua “invenzione” è “fresca” giusto come appena creata: un generatore di sensi, il ruolo che, approssimatamente, abbiamo sempre dato al cinema… l’unicità dell’immagine in movimento, la sua forza, la sua labile complessità… la conoscenza reale non i simulacri… si trova a fare i conti coi miti, con la permanenza oculare, con la retina divenuta memoria ed accumolo, con la voglia di “rubare” vite… di esserne padroni, classificandole….

Vite minime, vite “massime” che sembrano “rileggere” Edward Hopper e il suo inconfondibile, fantastico immaginario (People in the Sun – Edward Hopper … scena della piscina con jazz ) Isola di Caponero, giugno 1929. Scenografie dipinte, ma, oltre Hopper, anche alla De Chirico…

Il regista raccontava così la genesi del film: «Ho letto Borges, amico di di Adolfo Bioy Casares che avevo 18 anni e sono stato folgorato. Ma Borges è difficile da portare al cinema. Quando nel 1967 ho letto L’invenzione di Morel di Casares vi ho ritrovato la visione del mondo di Borges in una dimensione narrativa e ho colto la sfida».

Un evaso approda in un’isola deserta; scopre un palazzo apparentemente abbandonato, eppure popolato di gente che vi conduce una vita eccentrica e dissipata. Incuriosito e attratto da una delle donne, Faustine, il naufrago cerca di avvicinarsi a lei, ma invano: la donna non mostra di vederlo, è come se egli non esistesse…

Cinquant’anni prima, lo scienziato Morel ha costruito una macchina capace di registrare il tempo. In tal modo ha fissato per l’eternità una settimana di vita di alcuni suoi amici, e quella settimana va ora perpetuamente rivivendo. Il naufrago, assuefatto dalla contemplazione, cerca di farsi “registrare”, ma ben presto si rende conto che l’immortalità meccanica inventata da Morel è solo un ingannevole artificio…

Girato tra Malta e gli studi di Cinecittà, L’invenzione di Morel è un film magnetico, psichedelico, allucinatorio, “fantascientifico” (fece pieni nelle sale cinematografiche), anche per questa categorizzazione, un film che dematerializza i luoghi e rende ogni situazione narrata intangibile. Sfuggente.

Un esordio folgorante che rilegge e riscrive la fantascienza, una storia, tutte le storie, in un viaggio spazio-temporale che è in realtà una riflessione sulla storia, sulla morte, sull’immagine e in fondo sul cinema stesso. Su chi ha avuto il “coraggio” di inventarlo, per arrivare il piu in fretta al viaggio più importante della conoscenza e dell’esistenza. Dentro l’amore e la sua cangiante permanenza…