Nel circo nerissimo di Guillermo Del Toro. Arriva al cinema (per la seconda volta) il libro maledetto di Gresham
In sala dal 27 gennaio (per The Walt Disney Company Italia) “La fiera delle Illusioni” atteso nuovo film del messicano premio Oscar Guillermo Del Toro ispirato all’omonimo romanzo “maledetto” di William Lindsay Gresham morto suicida nel 1962 e combattente anti-franchista durante la guerra civile spagnola. Così vicino alla poetica dello scrittore il regista mette in scena suprema eleganza e cast all stars a servizio di una storia nerissima …
A dicembre Guillermo Del Toro arriverà su Netflix con il “suo” Pinocchio. Ma intanto esce in sala da noi, il 27 gennaio, La fiera delle Illusioni (Nightmare Alley in originale ), il noir che il regista Oscar messicano de La forma dell’acqua sognava di realizzare da 25 anni.
Suprema eleganza e cast all stars a servizio di una storia nerissima: le due ore e mezzo del film si apprezzeranno di più conoscendo la storia del’omonimo romanzo ispiratore, pubblicato nel 1946 da William Lindsay Gresham (Sellerio Editore, in Italia).
Non protagonista ma “chiave” della storia è il Geek, il Mangiabestie, un disperato ridotto a esibirsi nei baracconi come “fenomeno” divoratore di animali vivi. È il simbolo oscuro attorno a cui ruota la parabola di Stan, vagabondo che sul finire della Grande Depressione si unisce a una compagnia di giostrai itineranti ma tenterà cinicamente la scalata a fama e ricchezza spacciandosi per occultista negli ambienti dell’alta società.
Morboso e inquietante, il libro conquistò a Tyrone Power, nel film del 1947 diretto da Edmund Goulding, il ruolo più audace, disturbante e trasgressivo della sua intera carriera, nonostante il lieto fine imposto dalla Twenty Century Fox. Fu un fiasco al botteghino, perché la degradazione dell’eroe romantico Power risultava indigeribile per i suoi fans.
Soltanto gli Oscar conquistati col più soft dei suoi film, La forma dell’acqua, hanno permesso a Del Toro di realizzare un progetto coltivato fin dal suo horror di esordio (Cronos), con un cast mirabolante: Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara, Toni Collette, Willem Dafoe, David Strathairn, Andrew Shaver e naturalmente l’amico e compagno d’armi di sempre, Ron Perlman (per inciso, l’uomo che gli aveva fatto scoprire il romanzo). Più abbaglianti perfino del cast, almeno a parer mio, risultano scenografie e arredi del film: non solo gli storici edifici di mattoni di Buffalo, scelti per gli esterni, ma l’incredibile studio art-déco della strizzacervelli chic Cate Blanchett, ispirato al Weil-Wolgelt Study del Brooklyn Museum.
Personaggio faustiano, Stan-Bradley Cooper passa attraverso due mondi opposti: dal fango, dai freaks e dall’abiezione del circo (che ospita un profetico e visionario baraccone chiamato House of Damnation) ai night club esclusivi della “crema” industriale di Buffalo. I due mondi hanno in comune lo sfruttamento della crudeltà della natura umana, solo elegantemente dissimulato nell’alta società. La Némesi di Stan avrà il fascino e il sorriso glaciale di Lilith Ritter-Cate Blanchett, psichiatra d’alto bordo come lui adusa a manipolare incubi e paure altrui.
Quando Dan, con l’aiuto di Lilith, riuscirà ad agganciare la preda più ambita, il nababbo Ezra Grindle (Andrew Shaver), vecchio di feroci memorie convinto di poter comprare con l’occultismo la propria redenzione, il precipizio verso la Dannazione sarà inarrestabile.
Dire di più significherebbe guastare la visione. Sarebbe però curioso confrontare l’occhio visionario di Del Toro sul mondo del circo con quello di Mainetti nel suo Freaks Out, tanto più magico e meno sinistro. Lasciando ovviamente su un gradino a parte, fuori competizione, l’ineguagliabile Freaks di Tod Browning.
Se qualche sala italiana riuscirà ad accaparrarsi la versione in b/n del film, distribuita in poche sala negli Usa col titolo Nightmare Alley : Vision in Darkness and Light, per i cinefili sarà una festa. Lascio la sintesi finale a Guillermo Del Toro: “Questo è un film sul genere umano, su quanto crudeli possiamo essere gli uni con gli altri e su quanto prossimi possiamo essere a perdere tutto, in qualsiasi momento e molto in fretta “.
Teresa Marchesi
Giornalista, critica cinematografica e regista. Ha seguito per 27 anni come Inviato Speciale i grandi eventi di cinema e musica per il Tg3 Rai. Come regista ha diretto due documentari, "Effedià- Sulla mia cattiva strada", su Fabrizio De André, premiato con un Nastro d'Argento speciale e "Pivano Blues", su Fernanda Pivano, presentato in selezione ufficiale alla Mostra di Venezia e premiato come miglior film dalla Giuria del Biografilm Festival.
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