Nel covo di vespe del controspionaggio cubano. Olivier Assayas versione thriller
Passato in concorso “Wasp Network” di Olivier Assayas, ispirato al libro di Fernando Morais dedicato al gruppo di controspionaggio cubano infiltrato a Miami negli anni ’90. Ma il film non ha la forza del precedente “Carlos”, magari fosse stato una serie tv… Uscirà in sala per Bim …
Quando si dice una storia da film. E anzi, in questo caso, da serie tv. Potrebbe essere benissimo una serie per i colossi dello streaming, Wasp Network, dedicato al gruppo di controspionaggio cubano degli anni ’90, tra L’Avana e Miami. E sicuramente avrebbe funzionato meglio di questa versione per il cinema passata in concorso a Venezia 76 e prossimamente nelle nostre sale per Bim.
Stiamo parlando del ritorno al racconto d’azione di uno degli autori francesi più sofisticati, Olivier Assayas, capace di passare dalle riflessioni ironiche e rohmeriane sul futuro dell’editoria (Il gioco delle coppie) alle scorribande terroristiche del famigerato e ricercatissimo Carlos, portato sul piccolo schermo, appunto, nel 2010 con grande clamore di critica e di pubblico.
Ed è esattamente a quell’esperienza che attinge Wasp Network, a partire dal volto dello stesso protagonista: il fascinoso Edgar Ramirez, allora nei panni del terrorirsta filopalestinese responsabile di efferati attentati in tutto il mondo, qui in quelli di René Gonzales, uno degli “eroici” militari cubani infiltrati a Miami tra i gruppi di esuli, decisi a far saltare il regime di Fidel Castro, a costo di sanguinosi attentati sull’isola contro i turisti (ricordate? morì anche un italiano in un hotel di L’Avana) e collusioni coi cartelli della droga.
Alla base del film, coproduzione franco-brasiliana-belga-spagnola, è un libro, Los últimos soldados de la guerra fría (Gli ultimi soldati della Guerra Fredda) di Fernando Morais. Ricostruzione degli storici eventi attraverso gli occhi delle “spie” cubane. Una storia che ha davvero dell’incredibile, ma che ha visto condannati i suoi protagonisti a parecchi anni di reclusione nelle galere americane.
“Il paese più spione del mondo accusa noi di spionaggio”, dice un ormai vecchio Fidel in una vera intervista a un canale americano. Lo spettatore parteggia per questi “ultimi eroi” della Guerra fredda ormai finita, sullo sfondo di una Cuba strozzata dall’embargo. Mentre il film soffre di un andamento discontinuo e di un ritmo incerto, a cui potrebbe giovare di più un formato seriale. Sempre brava Penelope Cruz, moglie del protagonista. Come pure gli altri “spioni” Gael Garcia Bernal e Wagner Moura, celebre Pablo Escobar di Netflix.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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