“Quarry”, l’inferno del Vietnam fuori dal Vietnam

Presentato al Noir in Festival, “Quarry” la nuova serie tv statunitense firmata da Greg Yaitanes e ispirata al personaggio ideato da Max Allan Collins, uno dei più noti e prolifici autori americani di gialli. Mac Conway, detto “Quarry” è un disilluso veterano del Vietnam che, una volta rientrato a casa, si troverà a combattere in un nuovo inferno. Dal 19 dicembre 2016 su Sky Atlantic…

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Straordinaria! Incredibile! Immensa! Epocale! Una storia che ti entra sotto pelle e penetra negli accessi più reconditi del corpo e dell’animo umano.
Quarry, o Mac, o Conway è un uomo solo. Un uomo che ama follemente la moglie. Un uomo istoriato nell’anima da una guerra folle come il Vietnam (ma tutte le guerre sono insensate, il Vietnam forse di più, o forse no). Un uomo che vive ma non sa di essere vivo. Un uomo che è morto ma non sa di essere morto. Un uomo, come tanti uomini, che è rimasto tra gli acquitrini e le zanzare vietnamite.
Un uomo che è un fantasma immolato sull’altare della follia umana. Un uomo che si ritrova coinvolto in una melma peggiore di quella nella quale si era imbattuto in Vietnam.
Il vero Vietnam, purtroppo, non è quello conosciuto in oriente in quella sporca guerra ma è ora, qua, a Memphis, dove trova solo tradimenti, disperazione, odio razziale, odio verso i reduci di quella guerra. In realtà il vero inferno e a casa. Il Vietnam non è solo il surf di Kilgore/RobertDuvall/Coppola o il “ritorno a casa” di LukeMartin/JohnVoight/Ashby ma è anche quello di Mac Conway Quarry.
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Un Vietnam/Memphis cosparso di desolazione, abbandono, disperazione che lo porta ad essere invischiato in un giro di “associazione per omicidi”. Ma lui è un killer? Lui è un assassino? È quello che crede questa “murder society”. Un killer del tutto atipico, non per vocazione ma per costrizione, in mano al losco Broker (uno stratosferico Peter Mullan in una delle sue migliori interpretazioni di sempre ).
Ma è solo per costrizione? Nel dna ha la morte. Ma non prova piacere, non ha più emozioni, se non quella spettinata di sopravvivere nella giungla. Prima quella indocinese ora quella della grande città che fagocita tutto.
Quarry è un uomo ferito. Un uomo che si attacca al ricordo dell’amore per la moglie. Che crede che l’amore lo possa redimere. Lo possa portare ad avere ancora una vocazione di vita. Ma lui è il cantore della morte. Dove cammina lui ci sono solo cadaveri. Morti scanditi da una colonna sonora straordinaria, dal country rock, al soul, da rock al gospel.
Atmosfere che ben si adagiano alla storia. Adattano musica a emozioni. Ma Quarry non è solo Mac Quarry. È una donna coraggiosa spaventata ma decisa ad aiutare il marito. È un coordinatore di assassini che però cova ancora emozioni. È un killer gay che vive con dolore la sua natura ed è un mammone.
È un poliziotto che persegue a tutti i costi la giustizia ma sta sempre un passo indietro. E, poi, ancora una costellazione di personaggi borderline… Insomma un mondo alla deriva. Un mondo profondamente razzista che cerca di mutare. Un mondo egoista. Un mondo che non offre opportunità. Come quella che offre Broker a Quarry nel loro primo incontro:
“Ti sto offrendo un’opportunità.”
“Cosa, di fare cosa?”
“Qui a casa, per fare ciò che hai fatto per cracker jack oltreoceano..”
“Impedire la diffusione del comunismo?”
E il vero pericolo che aleggia è quello del comunismo. Di una società ugualitaria… Una società che darebbe fastidio a Berlusconi. Eppure sono passati 44 anni. Ma nulla è cambiato. Il comunismo è l’inferno. Il Vietnam soltanto l’anticamera. L’oggi l’apocalisse.