Ribelli si diventa. L’educazione criminale di Ned Kelly, mito australiano anti britannico

Passato a Torino filmfest 37, “True History of the Kelly Gang” di Justin Kurzel, potente trasposizione del romanzo di Peter Carey, sul celebre ribelle e bandito australiano e la sua gang. Invece di concentrarsi sulle attività criminali che lo hanno reso una figura mitologica, Kurzel preferisce focalizzare la narrazione sul contesto sociale e sugli episodi che trasformarono un semplice ragazzino cresciuto nel bush australiano nel più celebre e agguerrito oppositore del potere inglese…

La colonizzazione dell’Australia nasce con un genocidio – quello della popolazione aborigena – e prosegue con un ripopolamento forzato: quando gli inglesi riversarono nel continente australe le loro prigioni, sbarazzandosi in principal modo degli irlandesi meno arrendevoli, che vennero trasportati dall’altra parte del mondo senza che l’opera di oppressione ai loro danni calasse d’intensità.

Ned Kelly, il protagonista di True History of the Kelly Gang, presentato al Tff 37 nella sezione Festa Mobile, è il nipote di uno di quei ribelli irlandesi a cui venne imposto l’esilio definitivo.

Il regista australiano Justin Kurzel, dimostrando lo stesso coraggio dello scrittore Peter Carey – autore del libro da cui il film è tratto – sceglie di raccontare la vicenda del ribelle e bandito più celebre d’Australia in prima persona.

Invece di concentrarsi sulle attività criminali che lo hanno reso una figura mitologica, Kurzel preferisce focalizzare la narrazione sul contesto sociale e sugli episodi che trasformarono un semplice ragazzino cresciuto nel bush australiano nel più celebre e agguerrito oppositore del potere inglese.

Il film è diviso in due parti, Boy e Man. Il Ned Kelly bambino ha le sembianze – lunari e aliene come il paesaggio circostante – di Orlando Schwerdt. Figlio maggiore di una coppia in cui il padre è poco più di uno sbiadito comprimario, e invece la madre, una strepitosa Essie Davis, rappresenta il nucleo centrale della vita familiare.

Saranno proprio la sua visione sul mondo e sull’amore, entrambe catastrofiche e violente, a rappresentare l’unica scuola concessa a Ned e ai suoi fratelli. Portatrice di una legge darwiniana storpia e ridotta all’osso, la madre di Ned lo sottopone al più brutale degli apprendistati: l’amore diventa sinonimo di protezione, e la protezione dei propri cari supera qualsiasi legge, morale o sociale, in quanto unico strumento e unica speranza per sopravvivere in un ambiente ostile.

E la sopravvivenza, a sua volta, è sinonimo di ribellione. Per insegnare al figlio a sopravvivere, e quindi a ribellarsi, la madre di Ned arriva a venderlo a un bandito, Harry Power, un notevole Russell Crowe, che ha il compito (mentre lo sfrutta) di “fare di lui un uomo”.

Diventare un uomo, in quel contesto, significa apprendere il linguaggio della violenza in modo da non doverlo esclusivamente subire. Harry Power è il contrario del padre di Ned, il bandito che non teme gli oppressori. Ed è il primo e unico che instilla in lui il bisogno di diventare il narratore della propria stessa esistenza.

Scrivere le proprie memorie ha una duplice funzione: combattere l’idea che la morte significhi oblio eterno e, soprattutto, impedire che a raccontare le proprie gesta siano i nemici con le loro bugie, gli oppressori, le cui narrazioni vanno smentite come falsa moneta.

Il film si appropria della prima persona nel corso dei mesi mentre Kelly la scrive per il figlio appena nato. L’infanzia di Ned Kelly termina ben prima del dovuto e nel peggiore dei modi, con la galera. Imprigionato dagli inglesi poco più che bambino, Ned, una volta uscito di prigione tenta di restare alla larga dalla propria famiglia, consapevole che ogni buco nero, prima o dopo, finisca irrimediabilmente col risucchiare tutto e tutti.

Ma, il richiamo di sua madre è più forte di qualsiasi cosa. Il dado è tratto, e il tavolo da gioco è truccato. Ned ritorna a casa in compagnia del suo migliore amico, che potremmo anche definire l’amore delle sua vita e, gradualmente, viene risucchiato dal proprio sangue in una vicenda che non potrà che concludersi nel sangue, con il sacrificio.

L’avvenimento che trasforma Ned e i suoi in una gang di outlaw è la carcerazione della madre di Ned. Da quel momento in poi la loro gang, i cui membri adottano costumi femminili quando si ritrovano a combattere, oltre alle rapine sfida in maniera aperta il potere britannico.

Più la lotta si fa violenta e disperata e maggiore è la simbiosi della gang con il paesaggio, sempre più allucinato e alieno. Questi uomini-spettro vestiti come dame di compagnia, con i volti coperti di fango, si oppongono con una furia umana al potere disumano e istituzionalizzato. Come si è detto, però, il tavolo da gioco è truccato e il finale non può che essere un cappio al collo. Ma quasi non importa. Quello che importa è  essere sopravvissuti abbastanza a lungo per raccontare la propria storia.