Se sono le donne a raccontare l’orrore del regime iraniano. “Leggere Lolita a Teheran” arriva al cinema

Arriva in sala il 21 novembre (per FILMCLUB Distribuzione) Leggere Lolita a Teheran di Eran Riklis, dall’omonimo bestseller dell’iraniana Azar Nafisi, Premio del Pubblico e il Premio Speciale della Giuria al cast Femminile all’ultima Festa di Roma. L’orrore del regime iraniano attraverso lo sguardo di una professoressa di letteratura e delle sue studentesse che cercano una via di fuga all’oscurantismo attraverso un seminario di lettura clandestino. Un film essenziale che va al cuore della denuncia. Il 21 e 22 novembre una serie di eventi speciali accompagneranno il film al Fernese e Barberini di Roma. Il 25 novembre alla Casa delle donne di Milano …

 

La Daisy de Il Grande Gatsby? Una donna immorale. La giovanissima Lolita di Nabokov? Addirittura un insulto alla virtù delle donne iraniane. Ad ogni estratto, ad ogni breve lettura, e nulla cambia se si tratta di Jane Austen o Virginia Woolf, c’è uno studente maschio e barbuto pronto ad interrompere la lezione e invocarne il rogo. Del libro.

Siamo nell’Università di Teheran dove la professoressa di Letteratura Azar Nafisi è appena rientrata dagli States all’indomani della rivoluzione khomeinista del 1979. Piena di entusismi e di speranze, avrà modo di sperimentare sulla sua pelle – da donna purtroppo il punto di vista è privilegiato trattandosi di oscurantismo religioso – quello che in breve diventerà uno dei regimi più feroci e sanguinari del nostro presente, di cui l’assassino della giovane Mahsa Amini è stato il punto di non ritorno.

Resistere all’orrore o almeno provarci, dopo l’espulsione dall’università, attraverso un seminario clandestino di letteratura per sole ragazze al riparo nel salotto del suo appartamento, è la scelta di Azar Nafisi e il cuore stesso di Leggere Lolita a Teheran quel suo romanzo diventato un bestseller internazionale che, come Persepolis di Marjane Satrapi altro straordinario caso editoriale a fumetti di storia iraniana, è diventato anche un film.

Prodotto e girato in Italia (Minerva Pictures, Rosamont con Rai Cinema), la regia di Leggere Lolita a Teheran – in concorso alla Festa di Roma – è dell’israeliano Eran Riklis abituato al racconto della Storia (quella insanguinata del Medioriente) attraverso lo sguardo delle donne (Il giardino dei limoni, La sposa siriana). Col volto (internazionale) di Golshifteh Farahani nei panni della stessa Azar Nafisi, il film sintetizza le quasi 400 pagine del romanzo in poco più di un’ora e mezza di immagini essenziali. L’università, la casa, pochissimi gli esterni.

Gli spazi di libertà che si riducono via via e la libertà offerta alle sue allieve dalla letteratura che fa nascere nuove confidenze e complicità tra donne. Nel mezzo i loro racconti della violenza subita, gli arresti, le esecuzioni, i mariti violenti. “Neanche ci toccano ma a stuprarci non hanno problemi”, dice una di loro che, come tante altre studentesse, ha conosciuto la galera degli ayatollah.

Il film va al sodo, insomma, tralasciando forse la complessità del romanzo e perdendone le emozioni più legate al potere stesso della letteratura. Riconoscere, poi, la facoltà di Lettere de La Sapienza di Roma, i palazzi dell’Eur o le panchine del villaggio Olimpico sempre a Roma, trasformati negli scenari di scontri e manifestazioni dell’oscura Teheran di quegli anni, fa riflettere sul potere dei film. Grandissimo davvero quando sono arte. O altrimenti importante per denunciare gli orrori della realtà.