Addio Massimo Sani. Coi tuoi doc ci hai insegnato che la Storia siamo noi

È morto a Roma Massimo Sani, giornalista, intellettuale e regista di tanti documentari storici Rai. Aveva 89 anni e coi suoi doc ha raccontato soprattutto la Seconda guerra mondiale, mettendo l’accento sul valore fondamentale della memoria. Per anni nel direttivo dell’Anac, si è battuto con passione per il cinema d’autore e per la sua difesa. Lunedì 23 luglio alla Casa del cinema di Roma la camera ardente, dalle 10.30 alle 13 …

Gli mancava un soffio agli 89. Li avrebbe compiuti il 21 agosto – era nato a Ferrara nel ’29 – e, invece, Massimo Sani se n’è andato nella notte tra il 20 e il 21 luglio, consumato da una malattia che, recentemente, non gli ha dato tregua.

E chissà se quel suo pallino per la storia gli veniva proprio dalla sua data di nascita, il 1929, anno funesto non solo per l’Europa. Fatto sta che da subito il racconto del Secolo Breve attraverso il cinema diventò la sua magnifica ossessione. Dopo una laurea in  chimica e l’apertura di un cineclub Fedic nella sua Ferrara (è lì che entra in contatto con Renzo Ragazzi, Massimo Felisatti, Ezio Pecora, Fabio Pittorru, Guido Fink oltre al più anziano Florestano Vancini), Massimo Sani inizia a collaborare con la Rai a metà anni Cinquanta.

Sono inchieste giornalistiche le sue (Benelux, Esuli dall’Ungheria, Reno, fiume d’Europa, Saar, La giustizia tedesca davanti al nazismo) che scandagliano gli assetti politici dell’Europa appena attraversata dalla guerra e immersa negli scenari ancora più complessi di un’altra guerra, quella fredda.

Successivamente Sani si trasferisce in Germania come corrispondente del gruppo Arnoldo Mondadori Editore, collabora col regista tedesco Alfred Andersch (scrive la sceneggiatura de La rossa, del ’62, con Rossano Brazzi) e per la tv bavarese realizza documentari sul periodo nazista (Berlino 1937: arte al rogo, sulla cosiddetta “Arte degenerata“) e la letteratura italiana del dopoguerra (L’ineffabile realtà), con interviste al gotha degli scrittori del Novecento, da Calvino a Pasolini a Moravia.

Diventa così uno dei massimi esperti italiani di storia e cultura tedesca, da cui trae fonti preziose per proseguire il racconto del Novecento. Negli anni a seguire, infatti, sempre per la Rai, firma cicli di inchieste sulla Seconda guerra mondiale che restano pietre miliari del documentarismo storico: Prigionieri. I soldati italiani nei campi di concentramento 1940-47;  Quell’italia del ’43. Viaggio tra gli italiani dal 25 luglio all’8 settembre; Italia in guerra; La guerra dimenticata; Roma 1944: l’eccidio alle Cave Ardeatine.

Per anni nel direttivo dell’Anac, la storica Associazione degli autori cinematografici, ricordiamo Massimo Sani appassionato difensore del cinema d’autore, intellettuale coltissimo e uomo sensibile e gentile, spesso amareggiato negli ultimi periodi per l’andazzo di un’Italia (con la sua tv pubblica) sempre più indifferente alla Storia e agli spazi culturali. A lui va il nostro grazie commosso e ad Antonia, sua compagna di una vita il nostro abbraccio.

Per chi vorrà salutarlo, la camera ardente è lunedì 23 luglio alla Casa del cinema di Roma, dalle 10.30 alle 13.