La “biblioteca”di Cannes, lunga 70 anni
Al via Cannes 2017 (dal 17 maggio al 28 maggio) con l’edizione monstre dei 70 anni. Occasione per ritirare fuori dal suo scaffale i tanti adattamenti premiati al festival, da “La valle dell’Eden” a “Uccelli”, ma anche curiosare tra quelli – e sono tanti – di quest’anno. Tra i più attesi “L’inganno” di Sofia Coppola, “Le redoutable” di Michel Hazanavicius e “Based on a True Story” di Polanski…
Al via (il 17 maggio) l’edizione 70 del Festival di Cannes. Edizione monstre che, inevitabilmente come accade negli anniversari importanti, guarda anche al passato. Per l’occasione la rivista francese, Le magazine littéraire, ha stilato una bella classifica degli adattamenti più celebri che sono approdati al festival nel corso di questi suoi “primi” settant’anni.
Una vera e propria biblioteca (meravigliosa la copertina con Marilyn Monroe assorta nella lettura dell’Ulisse di Joyce) in cui figurano non solo capolavori della letteratura, ma anche romanzi che proprio grazie al cinema hanno conosciuto la fama planetaria.
È il caso per esempio del diario di André Devigny, militare e resistente francese le cui pagine ha reso immortali Robert Bresson col suo Un condannato a morte è fuggito, miglior regia a Cannes 1957 e capolavoro del cinema di tutti i tempi. Di Totò il buono, la magnifica favola scritta da Cesare Zavattini che Vittorio De Sica ha trasformato in uno dei miracoli del nostro cinema: Miracolo a Milano, appunto, Gran Prix du Festival nel 1951. O, ancora, quello di Z, l’orgia del potere romanzo-denuncia di Vassilis Vassilikos sugli orrori della dittatura dei colonnelli in Grecia che, grazie all’adattamento – indimenticabile – di Costa-Gavras, ha fatto il giro del mondo e conquistato il premio della giuria a nel ’69 e poi l’Oscar.
Tanti, tantissimi poi i grandi romanzi approdati sulla Croisette per mano di celebri autori. La valle dell’eden di Elia Kazan da John Steinbeck che, nel 1955, rivelerà un giovanissimo James Dean, protagonista. Il buio oltre la siepe, della grande Harper Lee – scomparsa recentemente – romanzo manifesto contro la segregazione razziale e Premio Pulitzer che arrivò a Cannes nel 1963 (e poi vinse l’Oscar) per la regia di Robert Mulligan.
Morte a Venezia di Thomas Mann firmato da Luchino Visconti che, nel ’71, torna a vincere sulla Croisette come già accaduto nel ’63 con un altro adattamento, Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa. E ancora Uccelli, novella dell’inglese Daphné du Maurier trasformata in uno dei classici del cinema dall’immenso Alfred Hitchcock, pronto a dire con grande vezzo d’artista – a Truffaut nella celebre intervista -: “Io dimentico completamente il libro e fabbrico del cinema. Non sarei neanche capace di raccontare Uccelli di Daphné du Maurier. L’ho letto solo una volta e velocemente”.
L’elenco è lungo, lunghissimo. Passando ancora per Il dottor Zivago di Boris Pasternak portato al Festival nel 1966 da David Lean, la Germania nazista de Il tamburo di latta di Gunter Grass, Palma d’oro nel ’79 per la regia di Volker Schlondorff, o Il tempo ritrovato, capolavoro di Marcel Proust, in cui si cimenta il grande cileno Raoul Ruiz, ecco che arriviamo ai giorni nostri. E quindi all’edizione numero 70 che nel portare sotto i riflettori importanti romanzi non sarà da meno.
Tra i più attesi è sicuramente L’inganno, col quale Sofia Coppola si cimenta nel remake di La notte brava del soldato Jonathan(1971) diretto da Don Siegel, oltre che adattamento cinematografico del romanzo The Beguiled – originariamente A Painted Devil – scritto nel ’66 da Thomas P. Cullinan. Ambientato durante la guerra civile americana nel 1863 è il teso racconto di quanto accadrà all’interno di un istituto femminile del Sud al momento dell’arrivo di un soldato nordista ferito, stavolta col volto di Colin Farrel.
La scozzese Linne Ramsay, già autrice del durissimo E ora parliamo di Kevin, porta al Festival You were never really here, omonimo romanzo del newyorkese Jonathan Ames, tradotto in Italia da Baldini e Castoldi. Con Joaquin Phoenix nei panni del violento veterano che si metterà sulle tracce della figlia scomparsa di un senatore.
Todd Haynes, torna in concorso dopo le glorie tributate al mignifico Carol, con Wonderstruck dall’omonimo romanzo per ragazzi di Brian Selznick, autore di Hugo Cabret, tradotto in Italia da Mondadori col titolo La stanza delle meraviglie.
Sempre in concorso è – anche questo molto atteso – Le redoutable, di Michel Hazanavicius che porta sullo schermo le memorie di una coppia sessantottina doc: Jean-Luc Godard e Anne Wiazemsky. Dell’attrice e compagna del celebre autore è Una anno cruciale (e/0), racconto a cui si rifà il film, incentrato durante le riprese de La cinese (a sua vota ispirato ispirato a La cospirazione di Paul Nizan).
Anche l’ucraino Sergei Loznitsa affronta il concorso con Une femme douce, adattamento molto personale della novella di Dostoevskij, La mite, già portata sul grande schermoda Bresson.
Da un racconto dell’acclamato Neil Gaiman (Coraline), il visionario John Cameron Mitchell (Hedwig, Shortbus, Rabbit Hole) sarà fuori concorso con How To Talk to Girls at Parties, che trasporta una storia d’amore tra adolescenti nell’insolita cornice della Londra degli anni Settanta, tra ragazzi punk e femminili presenze aliene.
Anche Roman Polanski è di ritorno sulla Croisette, ma fuori concorso, con Based on a True Story dall’omonimo romanzo (Da una storia vera per Mondadori) di Delphine de Vigan, in cui si racconta di una scrittrice dal tormentato rapporto con la madre e non solo.
Omaggio al grande Andrè Téchiné, poi, con la presentazione del suo ultimo Nos années folles ispirato a La garçonne e l’assassino di Danièle Voldman e Fabrice Virgili (Viella Edizioni), storia en travesti ambientata negli anni venti.
Alla Quinzaine, poi, l’attesa è alta per la versione musical di Giovanna D’arco: Jeannette, l’enfance de Jean D’Arc di Bruno Dumont, da quella sorta di dramma medievale che è le Mystère de la charité de Jeanne D’Arc su cui lo scrittore francese Charles Péguy ha lavorato a più riprese sul finire dell’800. Ma anche per una versione molto libera dei Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes portati sul grande schermo da Claire Denis.
Completano lo “scaffale” gli italiani Fortunata, che rimette in pista la coppia Mazzantini-Castellitto (la sceneggiatura è da un racconto inedito della scrittrice) e Sicilian Ghost Story di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia da un racconto di Marco Mancassola.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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