Le nostre “Radici” in un canto (popolare). Faccini on the road sulle tracce di Lomax e Carpitella

Parte dal cinema Massimo di Torino (dove sarà fino all’11 ottobre) il nuovo tour nelle sale di “Radici”, il documentario di Luigi Faccini, da un’idea di Marina Piperno, dedicato allo storico viaggio in Italia dei grandi etnomusicologi Alan Lomax e Diego Carpitella, che produsse oltre mille registrazioni “sul campo”, svelando l’enorme patrimonio di canzoni, stili e repertori musicali del nostro paese contadino e preindustriale. Si prosegue a Firenze, il 7 ottobre al cinema Teatro della Compagnia, l’8 a Pisa all’Arsenale, il 9  Roma al  cinema Aquila, l’11  Piombino, nella sala del castello, il 17 a Spezia al Nuovo, 18 Carrara al Garibaldi, il 19 a Lerici all’Astoria, il 20 a Sarzana,  a fine ottobre a Milano, Genova e Varese …

 

 

Due personaggi, due colleghi, due studiosi “particolari”, ed una “indispensabile” ricerca da compiere.

Due viaggiatori, del tutto separati dal loro tempo, però con le orecchie sempre ben tese e le menti allertate. Un inedito Viaggio in Italia

Il racconto è condotto con mano gentile ed ordinata da Luigi Faccini il quale ricerca il ritmo interno delle cose lungo un sentiero proprio, presidiato da tempo.

Bella, allegra, solare dunque la storia di un viaggio “irrimandabile”. Del viaggio e del solido rapporto che farà nascere. Il viaggio di due “sodali” per vocazione, predestinati ad essere tali, anime gemelle, Alan Lomax e Diego Carpitella. In due, ficcati dentro un pulmino molto ben attrezzato per un’indagine scientifica davvero fondamentale: la ricerca di suoni e canzoni popolari che vanno raccolti in fretta, prima che svaniscano in polvere. Un lavoro che sa di archeologia, di ricomposizione di mosaici, per la cura che richiede. Un lavoro che necessita di enorme passione ed anche di affidarsi all’altro.

Le loro orecchie, il loro registratore, in questo viaggio in Italia compiuto nel 1954 e 1955, sentono suoni arcaici ed evanescenti. Sono parte della cultura orale, tramandati di bocca in bocca. Taluni ascoltati davvero per la prima volta in modo compiuto proprio da Lomax e Carpitella.

Per cominciare però, i suoni vanno dapprima fatti tornare alla memoria, dal Sud al Nord del paese, poi bisogna “fissarli” subito, registrarli, acquisirli. E farlo prima che svaniscano, come stanno già svanendo i lavori, i luoghi, le tradizioni e gli amori che li hanno ispirati. Bisogna preservarli, cioè.

Preservarli in fretta da quel mondo che avanza e sbriciola ogni cosa e che si chiama sbrigativamente, ipocritamente, “progresso”. L’industria pesante del paese (quella italiana, come quella di tutti i paesi) si nutre di ogni cosa: tutto quello che non si riesce a salvare, materiale o immateriale che sia, finisce presto per bruciare negli altiforni, o immancabilmente nelle catene di montaggio e così poi divelto, smontato, dimenticato. Come mai esistito.

Alan Lomax, di antiche origini italiane, massimo etnomusicologo, antropologo e produttore discografico statunitense che con le sue registrazioni ha salvato e dato al mondo la possibilità di conoscere il blues dei figli degli schiavi afroamericani, al tempo del suo celebre viaggio in Italia aveva già registrato i patrimoni musicali del folklore di tanti paesi.

Diego Carpitella, antropologo, etnomusicologo e regista italiano. Ricercatore instancabile di canti e di suoni, allievo e collaboratore di Ernesto de Martino, tutto sommato stava ancora cercando la propria strada nel mondo.

Un professionista il primo. Un giovane di belle speranze il secondo.

Fu quella del 1954 e 1955 una ricerca “storica”, quella dei due, che produsse oltre mille registrazioni “sul campo”, svelando per la prima volta all’Italia distratta ed al mondo onnivoro l’enorme quantità di canzoni, stili e repertori musicali del nostro paese contadino e preindustriale.

“Cicerone” di questo viaggio raccontato da Luigi Faccini è Ambrogio Sparagna, allievo indiretto e continuatore dell’arte antica del tramandare canti e storia, alla stregua di Lomax e Carpitella. Come loro studioso, oltreché musicista.

Il film di Luigi Faccini, poetico ed ispirato, familiare, è davvero molto ben sorretto da fonti documentarie, da repertori inediti o poco visti: oltre all’inesauribile miniera dell’Istituto Luce, lo alimentano i documenti messi a disposizione dall’Accademia di Santa Cecilia, e un prezioso video del 1991, questo assolutamente inedito, rintracciato negli archivi dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, nel quale Alan Lomax, a Roma, celebrò Diego Carpitella, deceduto l’anno prima, e la loro amicizia mai interrotta.

Col film gli occhi e le orecchie prendono una felice pausa dall’ingordigia, spesso solo bulimica, cui li sottoponiamo: la tarantella di Monte Marano, la voce immensa, il lamento arcaico di Caterina Pontrandolfo, i Tenores di Neoneli con Tonino Cau, le “squadre” genovesi del trallalero, il canto polifonico che Alan Lomax considerava tra i più belli del mediterraneo.

Ed ancora la “pizzica”, le testimonianze filmate dei tarantolati, il racconto del Sud magico e pagano, come nel citato Nascita e morte del meridione del carissimo, recentemente scomparso, Luigi Di Gianni. E ancora la Sardegna e le launeddas di Orlando Mascia e il “Su ballu tundu”.

Il canto della lizza dei cavatori di marmo di Carrara. I canti d’amore e di lavoro di Venezia e della Lombardia. Immediatamente tutto ci è proprio e caro. Tutto diviene, anche le cose che ignoravamo, “di casa”: è da lì che veniamo ed è da lì che bisognerebbe ricordarsi di venire, non per passatismo, non per tradizionalismo, ma perché lì, e non altrove, sono le nostre radici (come recita il titolo). Quelle facce umili e timide di italiani di tanti anni fa che emergono felici e sorprese dai repertori (stupite di essere al centro dell’attenzione), sono le nostre facce.


Enzo Lavagnini

Regista, sceneggiatore, produttore e critico cinematografico. Suoi i documentari: "Un uomo fioriva" su Pasolini e "Film/Intervista a Paolo Volponi". Ha collaborato con Istituto Luce, Rai Cultura e Premio Libero Bizzarri. Tra i suoi libri, "Il giovane Fellini" , "La prima Roma di Pasolini". Attualmente dirige l'Archivio Pasolini di Ciampino


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