Quando la Rai faceva cultura anche con Topo Gigio. La scomparsa di Guido Stagnaro, il suo papà

Se ne è andato il 18 febbraio a causa delle complicazioni da Covid, Guido Stagnaro pioniere della tv in bianco e nero di cui è stato regista, sceneggiatore e scrittore. E soprattutto il papà di Topo Gigio a cui ha dato vita nel ’59 assieme a Maria Perego e Federico Caldura, abili artigiani, sarti e modellisti che usavano stoffe e gommapiuma per le loro creature. La popolarità del topolino arrivò negli show e nei quiz serali e varcò l’Oceano approdando al celebre Ed Sullivan Show; generò spettacoli, film, giornalini, libri, gadget vari…

«Cosa mi dici mai!», avrà esclamato con commozione Topo Gigio, all’apprendere della morte di Guido Stagnaro che diede la vita al celebre topolino, nel 1959, assieme a Maria Perego. Stagnaro, era nato a Sestri Levante (Genova) il 20 gennaio del 1925 e se ne è andato il 18 febbraio 2021 a causa delle complicazioni da Covid. Con lui se ne è andata anche un pezzo importante della storia televisiva italiana, di quella tv in bianco e nero spesso evocata soltanto come consolazione nostalgica e che invece fu, in larga parte, la cifra di una vera e propria rivoluzione culturale.

Di quella tv Guido Stagnaro fu uno dei pionieri, da regista, da sceneggiatore e da scrittore. E da grande appassionato di teatro se è vero che fin da piccolo s’inventava personaggi fatti con gli stracci da far esibire nel suo teatrino giocattolo. Che poi, da grande, diventerà un vero teatro, il Piccolissimo, allestito in una cantina di Chiavari dove debuttò con il suo primo copione Ma che idea!, interpretato ancora da pupazzi che prendevano in giro attori e personaggi di quegli anni. Ma avvenne a Milano, nel 1954, l’incontro determinante con la coppia Maria Perego e Federico Caldura, due artisti del teatro di figura con i quali formerà il Trio Calpesta (dalle iniziali dei cognomi). I divertenti spettacoli del trio attirarono l’attenzione di qualche critico e dirigente televisivo, e il successivo arrivo sul piccolo schermo di quei pupazzi fu cosa fatta.

«La Rai di quei tempi – ricorderà Stagnaro in un’intervista – era entusiasmante, facevamo cultura in modo divertente, si potevano portare nuove idee per costruire un nuovo immaginario». E nuovi personaggi e protagonisti: «Gironzolavo nel nostro laboratorio creativo in cerca di ispirazione – ricordava ancora Guido Stagnaro nell’intervista apparsa su Corfole!, una rivista del Levante genovese – e in fondo a uno scatolone pieno di pupazzi abbandonati ne scorsi uno che Coldura aveva realizzato per animare il numero musicale de La sveglietta, con Domenico Modugno. Appena lo vidi mi venne subito l’ispirazione per un topo campagnolo, con i capelli biondi e la maglia a righe, amante del groviera e ingenuo, che a ogni panzana risponde “Cosa mi dici mai!».

Topo Gigio dal nome dello zio di Guido, nacque così. Ma fattezze e carattere furono forgiati dalla maestria di Maria Perego e Federico Caldura, abili artigiani, sarti e modellisti che usavano stoffe e gommapiuma per le loro creature. Mancava però il soffio vitale che li facesse muovere e qui intervenne la bravura della Perego che vestita con una tuta nera agiva nascosta nel fondo scuro delle quinte del piccolo palcoscenico televisivo muovendo con straordinaria abilità Topo Gigio e i suoi comprimari. Dimenticheremmo l’essenziale se non citassimo la caratteristica voce infantilmente nasale donata al topolino dal grande Peppino Marzullo.

La popolarità di Topo Gigio attraversò i programmi per ragazzi dell’epoca, arrivò negli show e nei quiz serali, allo Zecchino d’Oro, a Canzonissima e varcò l’Oceano approdando al celebre Ed Sullivan Show; generò spettacoli, film, giornalini, libri, gadget vari. Dietro, per lungo tempo, ci fu la sapiente e accorta regia di Guido Stagnaro che, nel frattempo, gettava le basi per la tv che verrà.

Dopo avere inventato e diretto quiz televisivi di successo, nel 1974 fu il regista della prima trasmissione Rai a colori, Nel Mondo di Alice, con Milena Vukotic. Nel 1977 approdò a una delle prime tv commerciali, Antenna 3, e di lì a poco avverrà l’incontro con Silvio Berlusconi. Nascono così programmi e format tv nuovi, che contano su protagonisti già famosi (dal Quartetto Cetra a Ric & Gian, a Enzo Tortora) e ne lanciano di nuovi (Marco Columbro e Edwige Fenech) in una gara continua con la tv di Stato.

In una prefazione al libro L’artigiano della tivù di Maria Melodia, il critico e storico Aldo Grasso lo ricordava così: «Di Stagnaro si diceva che era un gran signore ligure, signore di suo, ma ancora di più per il gran rifiuto riguardo la sua creatura più famosa, proprio Topo Gigio. Stagnaro lasciò a Federico Caldura (costruttore di pupazzi) e a Maria Perego (animatrice di quegli stessi pupazzi) l’eredità di Gigio, rinunciando ai diritti che gli sarebbero spettati, pur di dedicarsi a progetti più impegnativi».
Poi quando una televisione vivace e intelligente iniziò ad essere distrutta dall’ossessione dei dati Auditel, Stagnaro si mise da parte e coltivò le sue passioni personali, dalla lirica alla pittura.