Ritorno in Sicilia sempre coi gialli Sellerio. Per gli orfani di Montalbano c’è Lamanna su Rai1

In onda da lunedì 15 marzo su Rai1, una nuova serie in quattro puntate per gli orfani di Montalbano. È “Makari” con Claudio Gioè nei panni del giornalista-detective, Saverio Lamanna, nato dai gialli di Gaetano Savatteri di casa Sellerio, fortunato catalogo da cui la Rai attinge per l’inesauribile filone dei gialli-polizieschi da trasformare in fiction. Ancora una volta la Sicilia con gli ingredienti giusti, conditi dalla regia navigata di Michele Soavi …

Diciamo la verità, il giornalista ci mancava. E, se è consentito, in questi tempi oscuri per l’informazione, che un collega possa diventare un eroe alla pari di commissari et similia, invece che il pennivendolo – prezzolato – inattendibile e magari pure corrotto, come talvolta la vulgata dipinge la categoria, non può che fare piacere a chi crede che quel tesserino rosso, pure antidiluviano e obsoleto che sia, insomma qualcosa di buono possa rappresentare.

Oddio, si fa presto a dire eroe. E si fa presto anche a dire giornalista. Ma senza andare troppo per il sottile bisogna contentarsi e qui bisogna parlare per l’appunto di un giornalista che finisce suo malgrado per diventare eroe.

È la storia che racconta il nuovo tormentone del lunedì sera di Rai1 che pare aver deciso di sfogliare il catalogo fortunato della Sellerio per scegliere fior da fiore tra le innumerevoli storie e personaggi che l’inesauribile filone dei gialli-polizieschi propone, di tradurli in fiction e così vivere di rendita, felice, per i prossimi anni.

Operazione di sicuro successo, Montalbano docet, che via via ha prodotto la serie di Rocco Schiavone, dei Bastardi di Pizzofalcone, I delitti del Bar lume, fino alle ultime serie di Nina Settembre, del Commissario Ricciardi e Lolita Lobosco e chiediamo scusa delle sicure dimenticanze. Che poi la formula regga all’infinito è da dimostrare, vista la concorrenza di Sky, Netflix, Amazon e piattaforme varie, ma questo è un altro discorso.

Ma torniamo a noi e al programma in onda lunedì 15 marzo e che ha la stessa squadra di sceneggiatori di Montalbano (Francesco Bruni, Salvatore De Mola, Leonardo Marini e Attilio Caselli). Si chiama Makari, in onda su Rai1 ovviamente, per 4 settimane alle canoniche 21,25, prodotta da Raifiction con Palomar, una serie tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri, per la regia di Michele Soavi, un regista di consolidata esperienza e indiscutibile bravura, che riesce a insaporire anche le pietanze ignorate dalla guida Michelin.

Gli ingredienti, del resto, sono tutti di ottima qualità: innanzitutto la Sicilia. (Sì, pare proprio che Napoli, Bari e la Sicilia siano location obbligate). E poi proprio la Sicilia che lascia a bocca aperta, fuori dal barocco di Vigata, verso la punta estrema dell’isola, verso Trapani, fra la Riserva dello Zingaro, San Vito lo capo, Castelluzzo, dove si trova il piccolo villaggio di Macari, con la c al posto della k del titolo, 450 anime immerse in un paradiso terrestre.

E ivi, (“vaghe stelle dell’orsa io non credea tornare ancora per uso a contemplarvi sul paterno giardino scintillanti…”) ritorna nella vetusta e polverosa dimora avita, il nostro giornalista eroe, un sempre credibile e sperimentato Claudio Gioè nei panni di un giornalista appunto, rimasto a piedi dopo essere stato cacciato dall’ufficio stampa di un sottosegretario agli Interni per aver commesso per superficialità un imperdonabile cavolata.

Diciamoci la verità: per chi a Roma bazzichi appena appena il Palazzo, il posto di addetto stampa di un sottosegretario, non appare il compimento di una folgorante carriera professionale. Figurarsi poi con l’infornata di sottosegretari che ruotano ad ogni cambio di governo, ma a Makari il titolo fa una certa impressione.

Se poi si aggiunge che il Nostro ha anche pubblicato un libro che qualcuno ha perfino letto (cercasi giornalista che non abbia pubblicato un libro!) si capisce come il ritorno nel piccolo mondo antico faccia notizia. E insomma, ovvia l’ accoglienza trionfale grazie alla quale già nei primi dieci minuti si capisce che: Peppe Piccionello, vecchio cialtronesco amico (un eccellente Domenico Centamore) versione braghe al ginocchio e infradito, sarà il Sancho Pansa della situazione; che Suleima (sfolgorante bellezza col volto di Ester Pantano), studentessa di architettura a Firenze, cameriera stagionale nella locale trattoria, finirà a letto con Gioè, e che ci sarà una storia che ruoterà attorno ad un bambino.

Aggiungi un burbero ma perspicace maresciallo dei carabinieri; un paio di papaveri delle forze dell’ordine al contrario ottusi; un personaggio strano e un po’ misterioso; una falsa pista imperniata sulla crisi della coppia; una vicenda di rilievo sociale sullo sfondo, ed ecco che, mischiando magistralmente il tutto, e alternandolo con cartoline tipo National Geografic, si ottiene un’ora e 40 di spettacolo che fila via liscio liscio, contenti alla fine perché il Bene ha trionfato preparandoci perfino alle puntate successive. Non senza che “il giornalista” si sia trasformato definitivamente sia in scrittore che in detective.

Di più, per non spoilerare, non si può dire. I misteri son misteri. Ma ne resta uno decisamente insoluto: come faccia un siculo-normanno di un metro e settanta come Gioè, giornalista di mezza tacca, senza una lira, a farsi cadere fra le braccia, al primissimo sguardo, una bellona come Suleima. Aspettiamo con ansia tutti i lunedì del mondo.