Sorpresa Palma d’oro con la Cenerentola-spogliarellista di Sean Baker. E Cannes è ancora una volta delle donne

Si è conclusa domenica 25 maggio l’edizione 77 del Festival di Cannes. La Palma d’oro, a sorpresa, va ad “Anora”, la Cenerentola-spogliarellista di Sean Baker, esponente di punta dell’indi statunitense. Niente per Paolo Sorrentino, doppio premio per il fiammeggiante “Emilia Perez” di Jacques Audiard e il Premio Speciale della Giuria al dissidente fuggito dall’Iran, Mohammad Rasoulof. È ancora una volta il festival delle donne, con due registe premiate (l’indiana Payal Kapadia e la francese Coralie Fargeat) e tante storie che le vedono protagoniste…

Palma d’oro a sorpresa per Anora, la Cenerentola-spogliarellista di Sean Baker, esponente di punta dell’indi statunitense. Niente, come previsto, per Parthenope di Paolo Sorentino (a parte un premio tecnico alla direttrice della fotografia Daria D’Antonio); (soltanto) un Premio Speciale della Giuria al dissidente fuggito dall’Iran, Mohammad Rasoulof col suo film-manifesto contro il regime, Il seme del fico sacro (prossimamente nei cinema italiani con Luchy Red e Bim). E ancora – come a compensare la mancata Palma -, un doppio riconoscimento per il fiammeggiante Emilia Perez di Jacques Audiard col premio alla migliore attrice che si moltiplica per quattro, incoronando le quattro interpreti (Adriana Paz, Zoe Saldana, Karla Sofia Gascon e Selena Gomez), più il Premio della giuria (anche questo sarà distribuito da Lucky Red).

È un palmarès questo di Cannes numero 77 che porta ben inciso il timbro della sua presidente di giuria, Greta Gerwig che col “femminismo rosa” di Barbie ha fatto il pieno ai botteghini di tutto il pianeta. Niente Palma d’oro al femminile come lo scorso anno (Anatomia di una caduta di Justine Triet), ma due premi a due registe donne sulle quattro in concorso. Di cui il secondo più importante del palmarès dopo la Palma d’oro, il Gran Prix, che va alla giovane regista indiana Payal Kapadia per All We Imagine as Light, storia (piuttosto convenzionale) di sorellanza fra tre infermiere di Mumbai, oppresse ognuna a suo modo dalla società patriarcale.

L’altro premio al femminile è quello alla sceneggiatura che va ad un’altra regista emergente e parigina, Coralie Fargeat, incornata per The Substance (già acquistato da I Wonder Pictures), sorta di Titane, la vendetta (ricordate la molto discussa Palma d’oro 2021 con l’amplesso tra la protgonista e la Cadillac?) che condivide con Julia Ducournau l’estetica patinata del magazine di moda, anche qui in chiave post femminista, nel raccontare il patto faustiano contro l’invecchiamento di una star del fitness (Demi Moore). Niente di nuovo, insomma, ma non per Greta & Co.

Dopo vari passaggi alla Quinzaine des cinèastes, arrivato finalmente al concorso, l’autore portoghese Miguel Gomez (quello del visionario e surreale Le mille e una notte) si aggiudica la miglior regia con Grand Tour (coproduzione italiana con Vivo Film), viaggio in Asia di un diplomatico ingese del secolo scorso, che sfugge alla sua volitiva promessa sposa, in un mix di rêverie in bianco e nero e i colori del repertorio contemporaneo (pure nei nostri cinema con Luchy Red). La palma al miglior attore incorona poi Jesse Plemons, uno dei protagonisti del trascurabile Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos.

Le  registe, la nuova onda MeeToo francese, le storie al femminile con annesse battaglie per i diritti contro le violenze degli uomini – ad agni latitudine – sono state il filo conduttore di Cannes 2024. E non potevano che essere il filo rosso del palmarès, in cui trovano riconoscimento anche le lotte delle donne trans. Tra lacrime, entusiasmo, commozione e il ricordo delle tante sofferenze vissute Karla Sofía Gascón, splendida protagonista di Emilia Perez, è la prima star trans a vincere la Palma come miglior attrice.

Mentre due “foto” resterrano indimenticabili di questa edizione, un po’ sonnacchiosa, del festival: l’abbraccio tra Francis Ford Coppola e George Lucas, al quale l’autore de Il padrino – rimasto a secco con Megalopolis – ha consegnato la Palma alla carriera e l’arrivo storico di Mohammad Rasoulof dopo la fuga dall’Iran.