Legge cinema: “Un’occasione di rinnovamento” dicono i documentaristi

Prende il via il dibattito intorno al Ddl Franceschini. Lettera aperta di Doc/it in risposta all’intervento di Stefania Brai (leggilo). “Per la prima volta ci si riferisce all’intero comparto audiovisivo istituendo un fondo certo e stabile sottratto agli alti e bassi della politica. Un finanziamento sostanzialmente doppio a quello attuale”…

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Più le situazioni sono difficili e i problemi sono incancreniti, più i tentativi di rinnovamento e cambiamento fanno paura e sembrano inadeguati a risolvere la gravità della situazione. È il caso del Ddl Franceschini e della decisa reazione di Stefania Brai (leggi il suo intervento). Il fatto che l’intero comparto dell’audiovisivo abbia avuto nel nostro Paese una vita particolarmente grama, è una considerazione che tutti condividiamo, quello che però Doc/it non può condividere con Stefania Brai è il non aver colto l’elemento decisamente innovativo che anima il Ddl.

Per la prima volta ci si riferisce all’intero comparto audiovisivo istituendo un fondo certo e stabile sottratto agli alti e bassi della politica. Un finanziamento sostanzialmente doppio a quello attuale che verrà costituito con un prelievo sulle somme destinate all’erario. Quindi non peserà né sulle sale cinematografiche e nemmeno sugli altri settori produttivi della filiera che certo non attraversano un periodo florido.

La grande opportunità che Doc/it vede nel Ddl, oltre agli aspetti che possono e devono essere migliorati in sede di decreti attuativi, è che il meccanismo di finanziamento previsto si propone di sostenere e capitalizzare i produttori indipendenti: ovvero chi è definito dalle direttive europee come colui che meglio di chiunque altro è il fautore più attivo, innovativo dell’intera filiera.

Doc/it intende chiamare alle armi i professionisti, tutte le associazioni e l’opinione pubblica per seguire e vigilare con la massima attenzione le caratteristiche che definiscono un Produttore indipendente e quali le modalità per poter accedere ai fondi. Il futuro dell’audiovisivo – e quindi del cinema si gioca tutto in questa definizione. Una definizione ancora tutta da scrivere e che può rendere l’attuale tentativo di riforma del sistema uno strepitoso passo avanti che permetterà all’audiovisivo italiano di competere ad armi pari in Europa e nel mondo, o al contrario, se tutti insieme falliremo, servirà a rafforzare l’establishment dei media esistenti perpetuandolo con tutti i suoi limiti per i decenni a venire.