“Via col vento”, il primo best seller di Hollywood

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata ai classici della letteratura diventati dei classici del cinema. E nella giornata mondiale del bacio – il 6 luglio – vi proponiamo “Via col vento”, in cui il “bacio rubato” tra Clark Gable e Vivien Leigh è diventato un’icona tra le più resistenti. Nato della penna della giornalista Margaret Mitchell, “Gone with the Wind” è stato il primo best seller planetario grazie al kolossal hollywoodiano firmato – dopo tre defezioni eccellenti – da Victor Fleming. Una megaproduzione tra le più tormentate della storia del cinema, ma anche il film più visto al mondo.

Via col vento è il film più noto di sempre e quello che secondo il Guinness dei primati ha incassato di più nella storia (rivalutando il tasso d’inflazione). Meno noto al grande pubblico, forse, è che gli amori e i sospiri di miss Rossella abbiano trovato ispirazione in un libro: Gone with the Wind (in originale), primo e unico romanzo della giornalista di origine irlandese Margaret Mitchell (Atlanta, 8 novembre 1900 – Atlanta, 16 agosto 1949) che si guadagnò il Pulitzer nel 1937 e l’anno seguente la candidatura al Nobel per la letteratura.

Edito nel 1936, il libro è un ampio affresco romanzato della società sudista all’epoca della Guerra di secessione. Le vicende ruotano attorno alla capricciosa e irrequieta Rossella O’Hara divisa tra lo sconfinato e romantico amore per Aschley Wilkes e quello più “sconveniente” per Rhett Butler.

Via col vento alla sua uscita nelle librerie fu subito best seller: quasi 180.000 copie vendute in quattro settimane, un milione in sei mesi. E la sua fama aumentò ulteriormente grazie alla trasposizione cinematografica. A riprova, già allora, dell’efficace scambio tra cinema e letteratura.

David O. Selznick, tra i produttori più autorevoli dell’epoca (Le due città, Pranzo alle otto, Rebecca – La prima moglie, Notorious – L’amante perduta), riuscì ad acquistare i diritti del romanzo per la cifra record di 50000 dollari e, saltata la possibilità di realizzare il film con la Warner Bros., decise di auto-produrre la pellicola anche grazie ad un accordo con la MGM per la distribuzione.

Il produttore iniziò a scrivere personalmente la sceneggiatura per poi affidarla a Sidney Howard (anche se altre otto persone, non tutte accreditate, misero le mani sul “copione”). Selznick, anche in virtù del cospicuo investimento, esercitò un controllo maniacale sia in fase di produzione, sia in fase di realizzazione.

Per la regia, in prima battuta, venne contattato George Cukor, già grande maestro di trasposizioni letterarie (Piccole donne, David Copperfield, Margherita Gauthier), che abbandonò il set dopo sole tre settimane di lavoro, stanco delle continue pressioni del “produttore-padrone”. Al suo posto venne chiamato Victor Fleming che nello stesso tempo era impegnato in quello che sarebbe diventato un altro classico di Hollywood: Il mago di Oz. Ma pure lui dopo alcuni mesi finì con un grave esaurimento nervoso, complici le pesanti intromissioni di Selznick.

A rimpiazzarlo temporaneamente arrivò Sam Wood (Una notte all’Opera, Un giorno alle corse, entrambi interpretati dai Fratelli Marx) ed infine lo scenografo William Cameron Menzies già al lavoro sul set di Via col vento. Benché siano stati quattro i registi dietro alla macchina da presa va riconosciuto a Fleming il ruolo preminente, non fosse altro per un puro calcolo numerico: nel film i minuti girati da Wood e poi montati sono 33, quelli di Cukor 17. Pochi minuti, invece, per Cameron Menzies che seguì solo le indicazioni di Fleming.

Anche la scelta del cast non fu scontata. Quando Selznick era in trattativa con la Warner Bros., ipotizzò per i ruoli dei protagonisti Bette Davis ed Errol Flynn, ma i due mal si sopportavano e dopo la rottura con la Warner, Selznick dovette percorrere altre strade per trovare Rossella e Rhett.

Per il ruolo di Rossella i provini impegnarono oltre 1400 attrici. E fu “guerra” tra dive prima di arrivare alla scelta di Vivien Leigh. Tutte le grandi attrici dell’epoca ci provarono: Paulette Goddard, Katharine Hepburn, Lana Turner, Susan Hayward, Jean Arthur, Carole Lombard, Tallulah Bankhead, Norma Shearer, Barbara Stanwyck, Joan Crawford, Joan Fontaine, Bette Davis, Alicia Rhett e Loretta Young.

Ad inizio riprese, tuttavia, il volto della protagonista non era stato ancora individuato e si dovette iniziare senza Rossella. Un po’ casualmente il fratello del produttore, Myron Selznick, presentò l’allora poco conosciuta attrice inglese Vivien Leigh che prevalse su Paulette Goddard, in quegli anni compagna di Charlie Chaplin e che aveva consacrato star in Tempi moderni.

Più semplice la ricerca di Rhett. Selznick si concentrò su Clark Gable e Gary Cooper, ma quando quest’ultimo rispose “Via col vento sta per diventare il più grande flop della storia del cinema, e sarà Clark Gable a perderci la faccia e non Gary Cooper” la scelta cadde su Gable che tentennò non poco prima di accettare una parte che sembrava fatta su misura per lui.

Le riprese iniziarono il 10 dicembre del 1938 e, dopo un’interruzione per Natale, continuarono dal 26 gennaio fino al 27 giugno del 1939. Le prime scene girate, anche in virtù dell’assenza della protagonista, furono quelle dell’incendio di Atlanta (per realizzarlo vennero bruciate vecchie scenografie, tra cui la famosa porta del film King Kong del 1933).

Dopo 125 giorni di lavoro, anziché i 200 previsti, le riprese erano concluse e avevano prodotto oltre 158000 metri di pellicola. Dopo il montaggio, curato da Hal C. Kern che portò il film a 238 minuti, Via col Vento approdò nelle sale.

Nella Georgia del 1861 la figlia di una ricca e potente famiglia, la bella e indomita Rossella O’Hara (Vivien Leigh), ama il mite Aschley Wilkes (Leslie Howard) che però le preferisce la più tranquilla cugina Melania Hamilton (Olivia de Havilland). Rossella cerca così di consolarsi con l’affascinante avventuriero Rhett Butler (Clarke Gable), ma lo scoppio della Guerra civile e il suo carattere orgoglioso la porteranno a sposarsi con due uomini che non ama, di cui resterà vedova.

Rossella vive nel dramma della guerra l’eclissi di un’epoca e il faticoso avvento di un’era nuova con l’incancellabile amore per la vita. Le città incendiate, la ricchezza perduta, il prestigio spento, la morte degli amici, tutte le speranze e i sogni della gioventù andati “via col vento”, non riescono a smorzare in lei la certezza che tutto potrà ricominciare, perché “Dopotutto domani è un altro giorno”.

Ampio affresco storico-epico che conquistò e conquista tutt’ora il pubblico di ogni parte del pianeta grazie a personaggi entrati nell’immaginario collettivo, a battute indimenticabili (Frankly, my dear, I don’t give a damn”-“Francamente me ne infischio” e “After all, tomorrow is another day”-“Dopotutto domani è un altro giorno” rispettivamente al primo e al trentunesimo posto delle migliori battute cinematografiche tratte da film statunitensi, nella classifica stilata nel 2005 dall’American Film Institute), alle musiche (come non citare il tema di Tara, in Italia purtroppo utilizzato per la trasmissione Porta a porta di Bruno Vespa).

La prima proiezione avvenne ad Atlanta in Georgia il 15 dicembre 1939, letteralmente presa d’assalto da un milione di spettatori. In Italia giunse solo nel dopoguerra, precisamente il 12 marzo 1949. Un successo senza precedenti.

Via col vento si aggiudicò 8 premi Oscar nel 1940: Miglior Film, Migliore Regia (Victor Fleming), Miglior attrice protagonista (Vivien Leigh), Miglior attrice non protagonista (Hattie McDaniel, prima persona afroamericana ad aggiudicarsi un Oscar), Migliore sceneggiatura (Sidney Howard), Migliore fotografia (Ernest Haller e Ray Rennahan, che ottennero un Technicolor senza precedenti), Migliore scenografia (Lyle R. Wheeler), Miglior montaggio (Hal C. Kern e James E. Newcom) cui vanno aggiunti un premio speciale a William Cameron Menzies e Premio alla memoria Irving G. Thalberg a R.D. Musgrave.

Un film “razzista”, fu detto in seguito (sopratto per gli stereotipi sui neri), sessista, nostalgico, ma anche spettacolare e indimenticabile grazie alla storia d’amore più famosa del cinema. Insomma, un monumento alla Hollywood dei tempi d’oro.