Addio a Carlo Di Carlo, l’intellettuale del cinema italiano

Si è spento a 78 anni nella sua casa romana, la mattina del 18 marzo 2016. Regista, scrittore, critico cinematografico, direttore di doppiaggio e storico collaborato di Antonioni, Pasolini e Roberto Roversi, è stato uno degli autori più eclettici e appartati del nostro cinema…

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Se n’è andato “in sordina”, senza i clamori mediatici riservati agli autori “famosi”, così come ha sempre vissuto, da solitario, amante della riservatezza e della vita appartata e autentica.
Martedì mattina, 18 marzo, è scomparso nella sua casa romana, a 78 anni, Carlo Di Carlo, regista, scrittore, critico cinematografico, storico, direttore di doppiaggio e stretto collaboratore di Antonioni e Pasolini.
“Un personaggio importante, vivacissimo, eclettico della cultura italiana, sempre sui confini del cinema, tra finzione e documentario, teatro e televisione”, come lo ricorda Gian Luca Farinelli, presidente della Cineteca di Bologna, che ne ha acquisito il fondo archivistico, inaugurato proprio ieri, giovedì 17 marzo, con una retrospettiva integrale delle sue opere.
“Ci lascia un patrimonio di opere preziose, uniche, come la sua personalità d’artista esigente, solitario, libero da ogni schema e refrattario a ogni vantaggio – prosegue Farinelli -. Carlo di Carlo è stato collaboratore di Pasolini, poi collaboratore e studioso di Antonioni; è ugualmente titolare d’una filmografia che allinea audaci esperimenti intorno a Beckett, Calvino, Onetti, alla ricerca linguistica di tanti documentari, resa più affilata dalla sua abilità di narratore visivo. Mi piace ricordare che è suo il primo film su Marzabotto, che ebbe importanti problemi censori; e che Carlo, bolognese che poi il cinema chiama a Roma, era da ragazzo un frequentatore della libreria Palmaverde di Roberto Roversi, e insieme a Roversi ha realizzato bellissimi film su Bologna; film che sono testimonianze d’una storia, di un’utopia politica, di un paesaggio urbano, e che hanno per noi un valore speciale”.
Carlo di Carlo inizia la sua attività come critico cinematografico, dirigendo dal 1959 al 1963 la rivista di cinema e televisione Film Selezione e, dal 1964 al 1966, il periodico Tvc.
Autore e curatore di diversi libri tra cui Michelangelo Antonioni (Bianco e Nero, 1964), Il primo Antonioni (Cappelli, 1973), Il cinema della televisione (ERI, 1983), Fare un film è per me vivere. Scritti di Antonioni sul cinema (Marsilio, 1994), I film nel cassetto (Marsilio, 1995) e Antonioni critico (Marsilio, 2004). Ha curato inoltre alcuni volumi della collana Dal soggetto al film, diretta da Renzo Renzi per l’editore Cappelli.

Nel 1961 realizza il suo primo cortometraggio La “menzogna” di Marzabotto con la collaborazione e il testo di Roberto Roversi, con il quale realizzerà successivamente Terre morte e Isola di Varan (entrambi del 1962), Vivere con la bomba (1963), Bologna (1975), Il fuoco della città (1981), Marzabotto (1984), Un film per Monte Sole (1995).

Negli anni successivi prosegue la sua attività di autore con una trentina di corto e mediometraggi, tra cui Atto senza parole 2, da Samuel Beckett.
È aiuto regista di Pier Paolo Pasolini per Mamma Roma (1962), La ricotta (1963) e La rabbia (1963).
Decisivo per la sua formazione il rapporto con Michelangelo Antonioni, di cui è stato collaboratore per Blow Up (1967), Zabriskie Point (1970), Chung Kuo. Cina (1972), Professione reporter (1974), Il mistero di Oberwald (1980), Al di là delle nuvole (1995). cop-19.aspx
Del 1977 è il suo primo lungometraggio, Per questa notte, dal romanzo di Juan Carlos Onetti, che partecipa ai festival di Berlino, Hyeres, Pesaro e Cannes, dove rappresenta l’Italia, assente da dieci anni, alla Semaine de la Critique.
Nel 1981 realizza per Rai3 Il fuoco della città, un poema visivo su Bologna su testo in poesia di Roberto Roversi e su musiche del compositore e musicista Giorgio Battistelli.
Tra le moltissime edizioni italiane di importanti film internazionali, ha curato quelle di Heimat di Edgar Reitz (1985) e del Decalogo di Krzysztof Kieslowski (1991).
Dal 1996 al 2002 è stato consigliere della Scuola Nazionale di Cinema – Cineteca Nazionale (Centro Sperimentale di Cinematografia); membro della Commissione per le sceneggiature del Ministero dei Beni e delle Attività culturali nel biennio 1994-95, dal 2000 al 2004; membro della Commissione Consultiva per il cinema del Ministero.
Nel 2002 ha curato la personale, per la prima volta completa, delle opere di Michelangelo Antonioni alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia.
Nel 2004 è stato collaboratore artistico nella realizzazione del documentario Lo sguardo di Michelangelo di Michelangelo Antonioni sul restauro del Mosè di Michelangelo Buonarroti, presentato al Festival di Cannes.
Nel 2008 realizza il film Antonioni su Antonioni, prodotto dalla Cineteca di Bologna, presentato a Venezia.
Nel 2010 riceve il Nastro d’Argento alla carriera e il Premio De Sica.
Nel 2011 realizza con Flavio De Bernardinis per L’Istituto Luce – Cinecittà il film Il gioco degli specchi.
Nel 2014 firma la regia di Lo sguardo del Luce, in occasione dei 90 anni dell’Istituto, presentato alla Mostra di Venezia.
E proprio della Mostra di Venezia, quella storica del Sessantotto che fu “occupata” dagli autori in rivolta, Carlo Di Carlo avrebbe dovuto raccontare al prossimo Bif&st di Bari, insieme, tra gli altri, ad uno dei suoi storici amici, Citto Maselli che abbracciamo in questo momento di tristezza.