A proposito di Carlo Levi. In sala il doc per rischiarare il pensiero (e l’opera) di un intellettuale del ‘900
Arriva in sala (il 28 settembre al cinema Massimo di Torino e poi in tour per tutto ottobre) “Lucus a Lucendo – A proposito di Carlo Levi”, documentario di Alessandra Lancellotti ed Enrico Masi. Un film che torna nei luoghi del pittore e scrittore antifascista, autore di “Cristo si è fermato a Eboli” in compagnia del nipote Stefano Levi Della Torre. Ma non si limita al gesto divulgativo, al contrario: sceglie di arrivare all’intellettuale del Novecento attraverso l’evocazione di un umore e una sensazione. Presentato a TorinoFilmFest 2019 …
“Mi piaceva guardarlo dipingere: ero un suo valletto, portavo gli oggetti da pittura e amavo farlo, come sempre per qualcuno che consideri un maestro”. A dirlo è Stefano Levi Della Torre, nipote di Carlo Levi, tra i maggiori intellettuali del Novecento e autore di Cristo si è fermato a Eboli. Ma soprattutto pittore. Il luogo cinematografico in cui lo dice è Lucus a Lucendo – A proposito di Carlo Levi, documentario di Alessandra Lancellotti ed Enrico Masi appena presentato in anteprima al 37esimo Torino Film Festival nella sezione Doc Italiana, che arriverà anche in sala nella primavera 2020.
Stefano Levi intraprende un viaggio. Guidato dai registi, a distanza di due generazioni, il nipote ripercorre la parabola dello zio: scrittore e pittore, poi antifascista, proveniente da un’agiata famiglia ebraica torinese, quindi vittima della persecuzione antisemita. Costretto al confino di Aliano, in Basilicata, ovvero la storia raccontata proprio nel Cristo.
Perché la scelta di Stefano Levi? Lo spiegano gli autori in voce off: “Avevamo bisogno di un corpo”, ed ecco che la figura dell’intellettuale slitta su quella del nipote, di cui fu mentore, che oggi a sua volta è artista. Egli mentre parla dello zio disegna, inchiostra, cesella bozze delle sue opere. Ma il protagonista non è solo: lo affiancano lo storico e intellettuale Carlo Ginzburg e Alessandra Lancellotti, sia regista sia personaggio in campo.
Il titolo Lucus a Lucendo è una parafrasi dell’espressione che Levi usò proprio per descrivere il paese in provincia di Matera in cui era confinato: “lucus a non lucendo”, ovvero “bosco che non è illuminato”, citazione del trattato De lingua latina di Varrone. I registi vogliono rischiararlo, questo bosco: così ribaltano la formula, a sottolineare che qui sulla storia di Levi si vuole fare luce. Il racconto allora alterna le riprese del presente ai materiali di repertorio: vediamo la campagna anti-ebraica del regime, le immagini di Firenze occupata dai nazifascisti, i grandi fatti della storia collettiva che si intrecciano al privato.
Stefano, intanto, entra nella casa di Carlo. Fino al suo studio: uno spazio ampio con finestre da ogni lato, ci spiega, tutte rivolte in direzione della campagna tranne una che guarda verso il mare. Da una parte il racconto passa attraverso la storia dell’intera famiglia Levi, indagando anche le figure meno note come sua sorella, la neuropsichiatra infantile Luisa Levi (“Era il lato scientifico di Carlo”); dall’altra parte il documentario non si limita al solo gesto divulgativo ma si consegna all’evocazione. A partire dall’inizio: seguiamo il percorso di una pecora sul prato verde lucano, solo gradualmente il campo si apre per arrivare all’abitazione che fu di Levi.
Il film nell’arco di 83 minuti indaga luoghi e spazi, mette passato e presente allo specchio e li fa dialogare: passa fluidamente dai quadri di Levi esposti nei musei agli allevatori odierni, che nello stesso paesaggio che Levi dipingeva oggi allevano ovini. Ecco che, passo dopo passo, emerge il senso intimo di Lucus a Lucendo: non limitarsi a una descrizione di Levi – peraltro puntuale – ma piuttosto costruire un “Carlo Levi of the mind”, come direbbe Ferlinghetti: un sapore, una sensazione che porti all’intellettuale del secolo scorso (A proposito di, recita il sottotitolo: dunque non letteralmente, ma in modo figurato, metaforico).
Un’operazione simile l’ha appena realizzata Jùlio Bressane su Friedrich Nietzsche: nel film Nietzsche Sils Maria Rochedo de Surlej (2019), girato con Rosa Dias e Rodrigo Lima, in cui gli autori si recano nella cittadina svizzera Sils Maria dove il filosofo passava l’estate per catturarne, appunto, l’impressione. Così fanno Lancellotti e Masi per Carlo Levi: i suoi temi scorrono potenti in filigrana, dall’antifascismo alla libertà, dal mondo contadino alla dignità necessaria per il Sud, tutte suggestioni costanti che la parabola non puntualizza ma preferisce evocare.
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