Golden Globes: nomination 2021. Tre donne “Best Director” e “Nomadland” guida la corsa


Tre donne guidano la corsa ai Golden Globes numero 78, di cui il 3 febbraio sono state annunciate le candidature. Come “Best Director”, infatti troviamo Chloè Zhao (NomadLand, 2020), Regina King (One Night In Miami, 2020) ed Emerald Fennell (Promising Young Woman, 2020).

La regista sino-americana Chloè Zhao, in particolare, è la protagonista della svolta pink del GlobeNomadLand dopo il Leone d’oro 2020 al Festival di Venezia, riceve ben quattro candidature. Oltre al miglior film drammatico e alla miglior regia, anche migliore attrice protagonista (l’immensa Francis Mc Dormand) e migliore sceneggiatura non originale. 

 Nata in Cina da padre dirigente d’acciaieria e madre infermiera, la Zhao, attratta dalla cultura occidentale, decide di trasferirsi a Londra per studiare. Ha solo 15 anni. Dopo l’Inghilterra sposta il suo “west” ancora più in là. Va in America dove si laurea in scienze politiche e inizia a frequentare la scuola cinematografica dell’università di New York. Dopo una lunga gavetta, in cui scrive, dirige e monta cortometraggi, approda nel cinema indipendente americano autoproducendosi il suo primo lungometraggio, Songs My Brothers Taught Me (2015). 

 Il film racconta la storia di Jashaun e John, due fratelli sioux costretti a cambiare la loro vita dopo la morte del padre. Due fratelli con il progetto di inseguire l’occidente, andare verso il pacifico, nella La La Land dove tutto è possibile. Scappare dalla riserva per inseguire il sogno americano. Una conquista del west al contrario. 

Il secondo film della Zhao è di due anni dopo, The River. Brady è un cowboy da rodeo che ha subìto una lesione al cervello dopo una caduta ed è costretto a fare i conti con un padre alcolista e una famiglia da portare avanti. Per sopravvivere doma i cavalli e non spara agli indiani. 

Infine il successo internazionale con Nomadland dall’omonimo libro d’inchiesta di Jessica Bruder, folgorante viaggio tra i nuovi (veri) nomadi forzati degli States. Uno sguardo del tutto inedito che segna il cambio di passo del cinema a stelle e strisce, soprattutto quello al femminile che sta facendo parlare molto di sè. E di cui tanto abbiamo parlato anche noi.

Così come per One Night In Miami, in cui Regina King cala i suoi assi adattando il testo teatrale di Kemp Powers. Nella camera di un motel per gente di colore, la serata di festeggiamenti per il titolo conquistato da Clay nel 1964 si trasforma nello scontro tra le diverse personalità del gruppo: Malcolm X, Sam Cooke e Jim Brown a cui è legata la storia dei diritti civili. Di ieri ma ancor di più di oggi.

E poi, Promising Young Woman dell’esordiente Emerald Fennell, sorta di “vendetta” #metoo in chiave thriller che sembra ben interpretare l’aria dei tempi.

Fino ad oggi solo le registe Ava DuVernay, Barbra Streistand, Jane Campion, Sofia Coppola e Kathryn Bigelow (Oscar alla regia per The Hurt Locker, 2008) erano entrate nella cinquina finale. Nessuna di loro ha mai vinto. 

Protagonista in questo Globe anche po’ d’Italia: Edoardo Ponti torna a dirigere la madre, l’eterna Sophia Loren, ne La vita davanti a sé, omonimo adattamento del romanzo di Romain Gary del ’75, già soggetto del capolavoro di Moshé Mizrahi, oscar al miglior film straniero nel ’78. L’adattamento italiano, ambientato a Bari, vede intrecciarsi il rapporto tra Madame Rosa (Loren) e Momò (Gueye), lei ex prostituta ebrea, lui figlio di una prostituta, che si scopriranno indispensabili l’uno per l’altra. Il film, distribuito su Netflix a partire dal 13 novembre 2020, ha ricevuto due candidature: miglior film straniero e Migliore canzone originale a Laura Pausini.

Sarà questa la volta buona per lo sviluppo del Female Power? Non resta che attendere la cerimonia di premiazione del 28 febbraio, consapevoli che da sempre i Golden Globes sono il più prestigioso viatico per gli Oscar.