L’Altan che è in noi per non sentirci soli. Nel doc (doc) di Stefano Consiglio

Passato al Torino filmfest, “Mi chiamo Altan e faccio vignette” straordinario documentario sul grande disegnatore, diretto da Stefano Consiglio. Un felice viaggio attraverso piccole e grandi rivelazioni sull’opera e la vita del papà di Cipputi e della Pimpa. Anche attraverso le sue vignette trasformate in originalissimi «tableaux vivant» interpretati da Stefania Sandrelli (la sensualissima Musa appoggiata sui cuscini), da Paolo Rossi e Angela Finocchiaro (la cinica coppia formata da Ugo e Lucia), e dai vecchietti in panchina (uno sdoppiato Paolo Rossi). Intanto a Roma la mostra “Pimpa, Cipputi e altri pensatori”, in corso al MAXXI fino al 12 gennaio …

Stefano Consiglio e Altan

«Riconosci te stesso». È la versione un po’ modificata del celebre oracolo di Delfi, firmata Altan. Perché le sue vignette – come spiega lui stesso – hanno proprio questa funzione: le guardi e ti conforti, capisci che sei tu e che non sei da solo, che fai parte di una comunità.

Mi chiamo Altan e faccio vignette è uno straordinario documentario sul grande disegnatore, diretto da Stefano Consiglio (prodotto da Verdiana e Indigo Film, musiche di Nicola Piovani), passato all’ultimo Torino Film Festival, dove da anni c’è un premio intitolato proprio al suo celebre metalmeccanico, Cipputi. Un distillato d’incontri, di chiacchierate seduti a una buona tavola (con l’amico Giorgio Puppi e l’amica Pimpa: quella vera che risponde al nome di Giovanna Madonia e con il cui soprannome ha battezzato la Pimpa di carta e di cartoon); al lavoro nel suo studio ad Aquileia, dove vive in una bella casa ereditata dalla nonna.

Inciso a proposito di Aquileia. Quando si scrive del riservato, timido, aristocratico Altan che non ama molto parlare, si aggiunge che vive in quell’isolata città di provincia. Provincia? Una recente mostra allestita all’Ara Pacis, dal titolo Aquileia 2200. Porta di Roma sui Balcani e sull’Oriente ci ha mostrato la grandezza e l’importanza di quel centro, di quel vero e proprio snodo dell’impero e della cultura romana, che ha giusto compiuto i suoi 2200 anni.

Ma torniamo ad Altan – che poi non è del tutto vero che non ami parlare (magari un po’ di idiosincrasia per le interviste al telefono ce l’ha) ma se l’intervistatore è bravo come Stefano Consiglio e sa metterlo a suo agio, lui parla e racconta amabilmente. E quando il regista gli chiede qual è il suo quadro preferito, lui risponde: «La flagellazione di Cristo di Piero della Francesca, anche se non l’ho mai visto dal vero»… detto-fatto. Si va tutti – regista, Altan e la moglie Mara – alla Galleria Nazionale delle Marche a vederlo da vicino quel capolavoro. Ne viene fuori uno dei momenti più belli del documentario con annessa piccola e acuta lezione di storia dell’arte fatta dallo stesso Altan.

Di piccole e grandi rivelazioni su se stesso e sulla sua opera ce ne sono parecchie nei circa 80 minuti del film: dal ricordo del padre, l’antropologo Carlo Tullio-Altan, alle vacanze da bambino a San Vito al Tagliamento, ai suoi anni in Brasile (ci arriva un po’ per caso nel 1970, al seguito del regista Gianni Amico con cui collabora facendo un po’ di tutto): lì conoscerà e sposerà la costumista Mara Chaves (stanno insieme da 48 anni e hanno due figlie).

Poi l’incontro fondamentale con Marcelo Ravoni, «pietra miliare e bivio definitivo» della sua vita che lo riporta in Italia, a Milano e lo fa lavorare a Linus, dove inizia con le sue strisce di Trino. Dopo arriveranno le vignette e dopo ancora le straordinarie e dissacranti storie a fumetti su Colombo, Casanova, Franz (San Francesco).

A completare la galleria d’italiani illustri mancava solo Dante Alighieri. «No, a parodiare lui – confessa Altan – non ce l’ho fatta, è talmente alto… è una questione di rispetto». E poi, dal 1975, la Pimpa nata per far divertire la figlia più piccola, e diventata uno dei personaggi più popolari tra i ragazzini, le persone con cui Altan si trova più a suo agio «perché quando disegno la Pimpa davanti a loro, si entusiasmano e non mi trattano come l’autore ma come uno di loro che però la sa disegnare meglio».

Il doc si riempie di testimonianze di Ezio Mauro, Michele Serra, Paolo Rumiz; del monologo Che cos’è Altan di Stefano Benni e di una confidenziale conversazione con Mara Chaves. E poi ci sono le vignette, inquadrate, scandite, sfogliate e trasformate in originalissimi «tableaux vivant» interpretati da Stefania Sandrelli (la sensualissima Musa appoggiata sui cuscini), da Paolo Rossi e Angela Finocchiaro (la cinica coppia formata da Ugo e Lucia, nella foto di copertina), e dai vecchietti in panchina (uno sdoppiato Paolo Rossi).

Quando uscirà nelle sale (con la Cineteca di Bologna) non perdetevi questo Mi chiamo Altan e faccio vignette di Stefano Consiglio. Nell’attesa, se volete ripercorrere i magnifici anni di vignette che ci ha regalato, potete andarvi a vedere la bella mostra “Pimpa, Cipputi e altri pensatori”, curata da Anne Palopoli e Luca Raffaelli in corso al MAXXI di Roma (fino al 12 gennaio).

Di vignette ne troverete centinaia, affisse fino al soffitto su un’immensa parete; assieme alle strisce di Trino, ai gadget e ai giocattoli della Pimpa, agli album dei suoi disegni giovanili, ad alcuni quadri. E al video di una bella intervista fattagli da Luca Raffaelli, un’altro che è capace davvero di far parlare Altan. E se ancora non ne avete abbastanza, procuratevi il bel volume Uomini ma straordinari, pubblicato da Coconino Press – Fandango, che contiene le biografie a fumetti di Colombo, Franz, Casanova e Ben, il quarto figlio di Noè.