Addio Giorgio Arlorio militante della cultura. Un ricordo di Citto Maselli nel “covo” di Fregene

È morto il 25 luglio, Giorgio Arlorio, decano degli sceneggiatori e grande intellettuale. Aveva 90 anni. Un ricordo di Citto Maselli, amico di sempre, che lo racconta a Fregene, al villaggio dei pescatori, in quella comunità di artisti, da Moravia a Pontecorvo da Solinas a Rosi al quale Giorgio Arlorio, “un giovane torinese comunista e intellettuale coltissimo” ha dato slancio e “una sorta di vita autonoma”. Dal numero monografico della rivista “Mondo Niovo” 18-24 ft/s, uscito in occasione del premio Maria Adriana Prolo alla carriera al grande sceneggiatore  allo scorso festival di Torino. La camera ardente sabato 27 luglio alla Casa del cinema a Roma, dalle 11

dal sito Associazione Vilaggio dei pescatori

Dalla rivista “Mondo Niovo” 18-24 ft/s, diretta da Caterina Taricano, pubblichiamo per gentile concessione la testimonianza di Citto Maselli: Giorgio Arlorio, un autore, un intellettuale, un militante.

Per parlare di Giorgio Arlorio comincio da un luogo: Fregene. Fregene è un piccolo moderno paese a vocazione balneare. Infatti è a trenta chilometri da Roma su una zona quieta del mar Tirreno. Ma Fregene ha una particolarità: “Il villaggio dei pescatori”.

Nasce come un gruppo di case e casupole di pescatori al nord del paese e nell’ultimo dopoguerra il Comune di Roma ebbe l’idea geniale di dare in concessione un piccolo terreno demaniale sulla spiaggia ad alcuni artisti di chiara fama: Alberto Moravia seguito da Ercole Patti e Amerigo Bartoli.

Negli anni sessanta vi vennero a vivere e lavorare alcuni importanti cineasti tra cui, prima di tutti, lo sceneggiatore Franco Solinas. Seguirono Gillo Pontecorvo e per un breve periodo Franco Rosi e Lina Wertmuller. Ma è con l’’arrivo di un giovane torinese comunista e intellettuale coltissimo che il villaggio prese una sorta di vita autonoma: una comunità di cineasti per lo più comunisti militanti cui si aggiunse un altro giovane: Fernando Morandi.

Saltuariamente venivano al villaggio anche produttori importanti come Goffredo Lombardo della grande Titanus, e personaggi come Nanni Loy già attratto dal nuovissimo mezzo televisivo. Ma l’anima di quella minuscola e fervida comunità era Giorgio Arlorio. Con la sua intelligenza, la sua cultura (in particolare allora per quanto riguardava la letteratura americana e il cinema realistico francese), ma soprattutto con la sua grande umanità e il suo totale disinteresse, portava nel gruppo un vento di entusiasmo e di carica affettiva.

Giorgio infatti più di ogni altro vuole bene agli amici, capisce e partecipa dei loro problemi e regala a piene mani la sua creatività: basti dire che l’idea dello Specchio Segreto di Nanni Loy è tutta di Arlorio.
 Nel sessantotto Giorgio ci portò e fece conoscere due grandi della canzone popolare e politica: Ivan della Mea e Giovanna Marini, che ci sedusse tutti con la sua ballata Vi parlo dell’America. Ivan della Mea divenne un abituale ospite di Solinas a Fregene, Giovanna Marini da allora e grazie a quell’incontro è diventata l’autrice delle musiche dei miei film.

Ricordo che nei lunghi mesi in cui lavoravo con Solinas alla sceneggiatura de Il sospetto, per le scene del film che si svolgevano a Torino noi chiamavamo Giorgio per avere idee su quella città che nessuno di noi conosceva bene. Ma poi, come ci confessammo con Franco, era anche una scusa per poter raccontare a lui i problemi di copione che avevamo, e tenevamo sempre in grande considerazione i suoi suggerimenti. Anche Goffredo Lombardo, il produttore di Rocco e i suoi fratelli e de Il Gattopardo, veniva a trovarlo a Fregene per avere il suo parere da autore sulle produzioni che aveva in corso.

Attraverso Sania Mnuskin, un russo naturalizzato francese padrone della Les film Ariannes, grande casa di produzione di cinema francese e abituale “coproduttrice” della Vides, era entrato in rapporto con Franco Cristaldi altro grande produttore italiano dell’epoca. Arlorio fu poi con Gillo Pontecorvo lo sceneggiatore principale di Queimada e di Ogro.

Tutto questo per dire che, a prescindere dalle tantissime sceneggiature scritte da Arlorio, in realtà Giorgio, senza apparire e proprio grazie alla sua “generosità creativa”, è stato alla base e il vero ideatore di grandissima parte del migliore cinema italiano.
Ma Arlorio non è solo un grande sceneggiatore e cineasta. Giorgio è un grande intellettuale: in ogni discussione – creativa o politica – i suoi interventi alzano sempre il tiro e volano alto, dando un significato superiore a tutti i temi.

Una volta Giorgio ci convinse a condividere con lui le cene del mercoledì da “Otello”, in via della Croce, che era anche un suo grandissimo amico. Ricordo che portai lì anche Michelangelo Antonioni, Giorgio Bassani e Attilio Bertolucci, il poeta padre di Bernardo. Gran parte del cinema italiano da allora si è ritrovato per anni e anni tutti i mercoledì in quel ristorante per stare insieme, discutere le idee di film, raccontarsi i progetti, e…. chiacchierare. Insomma una comunità. Anche questo, e non è poco, lo dobbiamo a Giorgio.

Oltre questo c’è un Arlorio ai più sconosciuto che è l’autore di stupende canzoni, politiche e d’amore. Quando ho compiuto settant’anni sono stato festeggiato da tantissimi amici ma il regalo più bello e inaspettato mi è arrivato da Giorgio: trovato misteriosamente un microfono ha emozionato tutti cantando una canzone creata apposta per me che si intitolava Citto ciao ovviamente sulla musica di Bella ciao. Spiritosissima affettuosa e geniale. Da allora ad ogni mio compleanno ricevo da Giorgio in regalo o una canzone o una poesia.

Infine ma non ultimo perché è parte integrante della sua stessa vita, Giorgio è un militante. Un militante comunista, un militante della cultura, un militante del cinema. Non ha mai smesso di lottare, non c’è battaglia da cui si sia sottratto: dalle leggi cinema alle politiche per la cultura, ai film collettivi, dalla sezione del Pci all’adesione immediata a Rifondazione comunista quando qualcuno decise di sciogliere quel partito.
Con Giorgio ho condiviso e condivido ancora oggi una vita affettiva, fortissima. E politica.