Coppola, Cronenberg, Schrader: ritorni eccellenti a Cannes 2024. Per l’Italia Sorrentino e Minervini e poca letteratura
Svelata la selezione di Cannes 77. La letteratura c’è ma poco, tornano in concorso Coppola, Schrader e Cronenberg. Per l’Italia solo Sorrentino corre per la Palma, mentre Roberto Minervini col suo primo film di finzione è nella sezione Un certain regard. C’è anche l’omaggio a Mastroianni di sua figlia Chiara. Poi ancora Audiard, Lanthimos, Abbasi, Serebrennikov. Insomma, è sempre la Croisette, ma stavolta c’e qualche volto nuovo…
Francis Ford Coppola, David Cronenberg, Yorgos Lanthimos, Kirill Serbrennikov. E ancora Paolo Sorrentino, unico italiano del concorso, Jia Zhang-Ke e Jacques Audiard. Forse un po’ meno della scorsa edizione, ma di fondo è la solita carrellata di grandi nomi anche questa 77ª edizione del Festival di Cannes che popolerà la Croisette dal 14 al 25 maggio.
A presentare il cartellone il delegato generale, Thierry Frémaux, e la presidente, Iris Knobloch, nel corso della tradizionale conferenza stampa parigina che si è svolta l’11 aprile, con l’annuncio di un’ulteriore sezione (oltre alla Competizione, Un certain regard, Hors Compétition, Séance de minuit, Cannes Première e Séances Spéciales) dedicata al cinema immersivo, da fruire con visori, che la Mostra di Venezia propone già da anni.
Portabandiera dell’Italia sarà Paolo Sorrentino, con il suo Parthenope, film su Napoli e sui suoi miti, a partire da quello della sirena. È un ritorno, dopo che il regista era stato a lungo un habitué del festival, ma aveva dovuto ripiegare su Venezia per È stata la mano di Dio, il suo ultimo film. Motivo: la produzione Netflix, con cui Cannes è in guerra (”i nostri amici”, li ha chiamati scherzando Frémaux). Parthenope passerà per le sale e dunque è ammesso in concorso.
Sempre Italia, ma nella sezione Un certain Regard, la ritroviamo con The Damned di Roberto Minervini, nome di riferimento del cinema del reale che, dopo aver raccontato gli States – dove vive da anni – nei suoi aspetti più crudi e marginali, sceglie ora la finzione per svelare una pagina di storia meno nota legata alla Guerra di Secessione.
Un altro ritorno dopo anni al Lido è quello di Paul Schrader, amatissimo regista e sceneggiatore. Il suo Oh Canada, con Richard Gere, Uma Thurman e Jacob Elordi, è anche uno dei pochi letterari pronti a giocarsi la Palma. Prende infatti le mosse da I tradimenti di Russell Banks (in libreria per Einaudi), un romanzo che affronta i temi della guerra e delle sue conseguenze, raccontando di un soldato che fugge in Canada per evitare il Vietnam.
Nella libreria di questa Cannes 2024 non manca, come si immaginava, Emmanuel Carrère. Limonov (edito da Adelphi) fu un enorme successo e riaccese i riflettori su Eduard Limonov, il rossobruno per eccellenza. Di un film tratto dal romanzo si era vociferato a lungo, finché non è stato Kirill Serebrennikov a girarlo, con Ben Wishaw come protagonista. Il regista russo si è guadagnato, ancora una volta, un posto sulla montée des marches, in corsa per la Palma.
Si ispira invece a un romanzo inedito in Italia, Jackie Loves Johnser OK di Neville Thompson, il film di Gilles Lellouche. L’amour ouf è la produzione più costosa della storia di StudioCanal, l’attivissima casa di produzione francese, e con il suo budget di oltre 30 milioni di euro si è prenotato un posto tra i concorrenti alla Palma. Dovrebbe essere una storia d’amore su uno sfondo criminale e spalmata su quindici anni, che ha richiesto al regista ben 10 anni per essere scritta.
Un poco d’Italia, ancora, in concorso la porterà anche Cristophe Honoré, regista francese che ha scelto di concentrarsi su un’icona del nostro cinema. Il titolo, Marcello mio, lascia già immaginare di chi si tratti. Ma non sarà, assicura Frémaux, un documentario su Marcello Mastroianni. Piuttosto un film di finzione, in cui la figlia, Chiara Mastroianni, sceglie di immedesimarsi in suo padre, facendosi improvvisamente chiamare Marcello. Accanto a lei ci sarà anche sua madre, Catherine Deneuve, e il suo ex marito, Benjamin Biolay.
Gli autori più in vista sono però altri. Anzitutto Francis Ford Coppola, due volte Palma d’oro, talmente atteso che la notizia della sua partecipazione in concorso era trapelata in anticipo. Megalopolis è un progetto che ha tenuto a lungo nel cassetto e dopo anni è riuscito a realizzarlo, portandolo in concorso a Cannes. Per la prima volta l’autore di Apocalypse Now si cimenta con la fantascienza distopica ispirandosi ad un testo capitale della letteratura latina: La congiura di Catilina di Sallustio. Letterario anche Le roman de Jim, tratto dall’omonimo romanzo di Pierric Bailly, inedito in Italia. I fratelli Arnaud e Jean-Marie Larrieu tornano al festival con una storia che si articola lungo 25 anni attraverso la vita di un uomo, del suo rapporto col patrigno e di suo padre biologico.
Dal libro del 1988 della giornalista americana Elizabeth Becker, Les Larmes Du Cambodge: L’Histoire d’un Auto-Genocide, il grande autore franco-cambogiano Rithy Panh torna sulla tormentata storia del suo paese con Rendez-vous avec Pol Pot, in cartellone a Cannes Première. Mentre tra le Séances Spéciales c’è il ritoro di Daniel Auteuil dietro la macchina da presa con Le fil, un triller poliziesco tratto da una raccolta di racconti, Au guet-apens: chroniques de la justice pénale ordinaire,scritta dall’avvocato penalista di Lille Jean-Yves Moyart, detto Maître Mô, diventato famoso su Internet grazie al suo blog.
Occhi puntati poi su un altro senatore del cinema, David Cronenberg, che approda in competizione con The Shrouds, interpretato da Vincent Cassel e Diane Kruger, per una riflessione sulla morte. Anzi sulla possibile comunicazione tra i due mondi.
Grande interesse anche per il nuovissimo film di Yorgos Lanthimos, fresco di Oscar e di Leone d’oro, di ritorno a Cannes dopo anni di assenza. Kinds of Kindness vede nuovamente tra i protagonisti Emma Stone e Willem Defoe ed era già stato annunciato per luglio, facendo crescere le speranze che potesse vedersi a Cannes. Un posto tra i più attesi va senz’altro anche a Emilia Pérez, un film che dovrebbe mettere d’accordo tutti, da una parte gli amanti del glamour per le sue protagoniste, Zoe Saldaña e Selena Gomez, e dall’altra i cinefili per il regista, Jacques Audiard, amatissimo autore francese. Qui è nuovamente alle prese con un film di derivazione letteraria dopo Les Olympiades dal fumetto dell’americano Adrian Tomine, sperimentando la commedia musicale ispirandosi al romanzo di Boris Razon (inedito in Italia) Ecoute, incentrato sulla vita di un boss trans del cartello della droga messicana.
Di forte attualità è il ritorno dell’iraniano Ali Abbasi con The Apprentice. Il titolo riprende quello del celebre reality condotto, negli Stati Uniti, da Donald Trump e si basa proprio sulla storia dell’ex presidente. Più specificatamente sugli anni della gioventù, in cui il giovane Trump ha iniziato a costruire la sua immagine, che gli ha poi permesso di ottenere il successo e, infine, la Casa Bianca, a cui mira anche nella campagna presidenziale in corso nel 2024. Nel ruolo del protagonista ci sarà Sebastian Stan, solo qualche settimana fa Orso d’argento al miglior protagonista alla Berlinale.
Altri ritorni sono quelli del canadese Sean Baker, di nuovo in concorso con Anora, del brasiliano Karim Aïnouz, già vincitore di Un certain regard per La vita invisibile di Eurídice Gusmão e stavolta alla Croisette con Motel Destino; nonché dell’inglese Andrea Arnold, premio Oscar, in concorso con Bird, e Jia Zhang-Ke , già Leone d’oro con Still Life che torna alla Croisette con Caught by the Tides.
Qualche sorpresa, comunque, c’è. A cominciare dall’esordiente Agathe Riedinger che arriva in competizione con il suo Diamant brut. Inatteso nella corsa alla Palma è anche lo svedese Magnus Von Horn, che pure per Cannes era passato con alcuni lavori precedenti, concorrerà con The Girl with the Needle. Insomma, un vago tentativo di rinnovamento inizia a intravedersi.
Allargando lo sguardo alle altre sezioni troviamo September Says, il debutto alla regia dell’attrice franco-greca Ariane Labed, tratto da Sorelle dell’inglese Daisy Johnson (edito da Fazi), selezionato per Un certain regard. Nella sezione Cannes Première spunta invece Le roman de Jim di Arnaud e Jean-Marie Larrieu, tratto dall’omonimo libro di Pierric Bailly, inedito in Italia. Mentre Daniel Auteuil, famoso attore, si è ispirato a un racconto mai tradotto dell’avvocato Jean-Yves Moyart per il suo Le fil, selezionato tra le Séances Speciales.
Fuori concorso, anche qui un po’ a sorpresa, l’autobiografico C’est pas moi di Leos Carax, a lungo dato tra i contendenti alla Palma ma scelto invece nella sezione Cannes Première. Assieme a lui fuori dal concorso, ma già annunciati, anche Kevin Costner con il suo Horizon e George Miller con Furiosa, nuovo capitolo della saga di Mad Max. Mentre tra le Séances Speciales spicca La belle de Gaza di Yolande Zauberman, doc girato prima della guerra, ma che racconta la vita di un transessuale palestinese che supera il confine e si stabilisce a Tel Aviv.
La selezione non è ancora completa, Cannes negli ultimi anni ci ha abituato ad aggiunte dell’ultimo minuto e lo stesso Frémaux ha preannunciato che potrebbero essercene. Ma il grosso di questa 77ª edizione è svelato, non resta che aspettare, leggere e vedere come andrà.
Tobia Cimini
Perditempo professionista. Spende il novanta percento del suo tempo leggendo, vedendo un film o ascoltando Bruce Springsteen. Nel restante dieci, dorme.
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