Il grande viaggio delle (coraggiose) Giornate degli Autori 2020. Con Bookciak, Azione! (che apre)

Cinema ovviamente (in particolare dall’Est), ma anche teatro (Rezza-Mastrella, Santarcangelo), musica (dai Pink Floyd a James Senese), letteratura, a partire anche dal nostro premio cine-letterario, Bookciak, Azione!, evento di pre-apertura il primo settembre. Le Giornate degli Autori 2020, sezione autonoma della Mostra (dal 2 al 12 settembre), scelgono il coraggio come parola chiave per questa XVIIesima edizione nel segno della ripartenza, degli omaggi e delle tante collaborazioni. Confermandosi uno spazio di ricerca e un laboratorio per nuovi linguaggi…

“Coraggio” è la parola chiave, non casuale, scelta per sintetizzare questa diciassettesima edizione delle Giornate degli Autori, sezione autonoma e indipendente della Mostra del Cinema di Venezia (dal 2 al 12 settembre 2020) promossa dalle associazioni ANAC e 100autori. Evento di pre-apertura, in collaborazione con SNGCI, sarà Bookciak, Azione! 2020, il nostro concorso cine-letterario rivolto ai giovani filmmaker,  la cui giuria permanente (composta da Teresa Marchesi, Wilma Labate e Gianluca Arcopinto) è presieduta quest’anno dal cantautore Mannarino.

Nel difficile quanto inedito momento storico, avere coraggio significa anche, per il presidente delle Giornate, Andrea Purgatori – affiancato dal delegato generale Giorgio Gosetti -, «rilanciare la nostra vocazione originaria che non si limita alla vetrina degli autori in mostra, ma si articola in un progetto permanente di ricerca e dibattito». Un progetto articolato in omaggi (fra cui quello al grande sceneggiatore Ugo Pirro per il centenario della nascita), collaborazioni e, naturalmente, numerosi film, ma anche teatro e musica.

È il viaggio, secondo Gaia Furrer (che da quest’anno firma la selezione come direttrice artistica), il tema comune ai titoli della selezione ufficiale, da cui emerge «un folgorante risveglio dei sentimenti e delle passioni che, sullo sfondo di drammi sociali e politici, disegna però una carta geografica del desiderio d’amore». In concorso c’è anche un adattamento, Tengo miedo torero (di Rodrigo Sepúlveda), dal romanzo dell’icona queer Pedro Lemebel, ambientato durante la dittatura di Pinochet.

L’Italia invece compete con Spaccapietre (dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio), incentrato sul legame tra un padre e un figlio nella Puglia del caporalato (protagonista il Salvatore Esposito di Gomorra- la serie). Ma, tra gli eventi speciali, abbiamo anche il road movie Guida romantica a posti perduti (di Giorgia Farina, con Jasmine Trinca e Clive Owen), il doc Extraliscio- Punk da balera (della regista ed editrice Elisabetta Sgarbi), sulla band romagnola del titolo, nonché la parabola grottesca del killer Samp, a firma della premiata coppia teatrale Flavia Mastrella e Antonio Rezza. A proposito di teatro, c’è anche il film di Milo Rau Das Neue Evangelium, rivisitazione del racconto evangelico (e in particolare della lettura che ne diede Pasolini) al tempo delle odierne tragedie dei migranti nel Mediterraneo.

Molte le opere prime in concorso, tra cui il film d’apertura Honey Cigar (di Kamir Aïnouz, sorella del brasiliano Karim, regista de La vita invisibile di Eurídice Gusmão), protagonista un’adolescente di origini berbere divisa fra tradizioni familiari ed emancipazione nella Parigi del 1993. Presenti anche Mama di Li Dongmei (nella Cina rurale degli anni Novanta), Residue (di Merawi Gerima), attualissimo dramma nel ghetto di Washington D.C., e 200 Metres (di Armeen Nayfeh), che focalizza la tragica condizione del popolo palestinese.

Particolare attenzione è dedicata alle cinematografie dell’Est Europa, con film come The Whaler Boy (esordio di Phillipp Yuryev), sulle peripezie di un adolescente cacciatore di balene nella contraddittoria Siberia contemporanea, Conference (di Ivan I. Tverdovskiy), che torna sulla ferita ancora aperta dell’attacco al Teatro Dubrovka di Mosca, e poi ancora Preparations to Be Together for an Unknown Period of Time (di Lili Horvát), indagine psicologica al femminile tra Stati Uniti e Budapest, e il triadico Oaza (del serbo Ivan Ikić), ambientato in un istituto psichiatrico.

A chiudere fuori concorso le Giornate sarà invece il nuovo lavoro del canadese Bruce LaBruce, Saint-Narcisse, film «esplosivo e spiazzante» sul «narcisismo maschile» (come lo ha descritto Gaia Furrer). Altri film in programma sono i corti del progetto Miu Miu Women’s Tales e i titoli delle “Notti Veneziane” all’Isola degli Autori (in collaborazione con Isola Edipo), all’insegna dell’integrazione e contaminazione tra linguaggi artistici. Compresa la letteratura, in To the Moon (dell’irlandese Tadhg O’Sullivan), atto d’amore alla luna tra citazioni poetiche e immagini originali.

Ma ci sono anche il teatro (50- Santarcangelo Festival, di Michele Mellara e Alessandro Rossi, Agalma, di Doriana Monaco) e ancora di più la musica: il restaurato Say amen, somebody (di George T. Nierenberg), il doc sul concerto dei Pink Floyd Venice Concert 1989 (di Wayne Isham e Egbert Van Hees) e il ritratto di James Senese James (di Andrea Della Monica). Legato alla musica (ma anche al nodo del viaggio e all’Europa Orientale) anche il film d’apertura delle Notti, Est (di Antonio Pisu), che vede tra i protagonisti la voce e chitarra de Lo Stato Sociale Lodo Guenzi. Selezionati per l’occasione anche iSola (di Elisa Fuksas) e i corti Solitaire (di Edoardo Natoli) e En ce moment (di Serena Vittorini).

Sarà dedicato a Liliana Cavani il quarto appuntamento con “Il cinema dell’inclusione- Omaggio ai maestri e alle maestre del cinema internazionale”, promosso anche questo da Isola Edipo, giovane realtà culturale parallela alla Mostra che da quest’anno, con la direzione artistica di Silvia Jop, diventa parte integrante della programmazione delle Giornate. In omaggio alla Cavani, Il gioco di Ripley (dal romanzo di Patricia Highsmith), sarà proiettato al Teatro Goldoni di Venezia, introdotto dal doc Nilde Iotti, il tempo delle donne, di Peter Marcias, con Paola Cortellesi a dare voce e volto ai pensieri e agli scritti della parlamentare comunista.

Nel segno delle giovani generazioni, poi, si conferma il progetto “27 Times Cinema”, i cui partecipanti (spettatori tra i 18 e i 25 anni da 27 diversi paesi dell’Unione Europea) formeranno anche la giuria del GdA Director’s Award, presieduta da Nadav Lapid (Orso d’oro a Berlino 2019). Insomma, di proposte (e di coraggio) ce ne è abbastanza per tuffarsi (come nell’immagine della nuova edizione), e immergersi, in queste Giornate degli Autori che resistono.