Libri d’immagini che illuminano Venezia. SIC 35 tra Godard, Malick e Rossellini

Il cinema è «un libro di immagini», afferma Giona A. Nazzaro (citando il recente film Le livre d’image di Jean-Luc Godard) nell’introdurre la trentacinquesima Settimana Internazionale della Critica, presentata il 21 luglio: non per nulla s’intitola The Book of Vision il film (di Carlo S. Hintermann) che aprirà la storica sezione autonoma e parallela della Mostra del Cinema di Venezia (dal 2 al 12 settembre) organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e dedicata a una selezione di opere prime in anteprima mondiale.

Quest’anno, però, il libro d’immagini della SIC si carica di un valore particolare, dato il dramma Covid che ha portato alla cancellazione di importanti festival (Cannes) e ne ha messo (per un po’) in forse altri, come appunto Venezia 77.

Emerge perciò la soddisfazione di avercela fatta e la volontà di contribuire al rilancio del cinema, come indica l’immagine della SIC 2020, realizzata dalla fumettista e illustratrice Fabiana Mascolo (Ruggine, Edizioni BD): dove, spiega l’autrice, «la telecamera scolpita fra le braccia di una donna emette luce invece di catturarla», così da svolgere «il ruolo di faro in una laguna futuribile costellata di gondole sospese e attraversata dallo spettro della pandemia».

E per illuminare la Mostra che resiste al virus i curatori e selezionatori di quest’anno (oltre a Nazzaro, Delegato Generale, ci sono Paola Casella, Simone Emiliani, Beatrice Fiorentino e Roberto Manassero) hanno scelto, fra i 475 esordi inviati, una rosa di titoli che si confrontano apertamente con nodi complessi quanto urgenti del nostro presente, valorizzando in questo (anche) la lezione di un altro “padre nobile” del cinema moderno, Roberto Rossellini: a lui è dedicato l’evento speciale di chiusura, con la presentazione del doc The Rossellinis, diretto da Alessandro Rossellini (nipote del grande regista), che indaga con affettuosa ironia la storia della sua famiglia (molto) allargata oltre i clamori della cronaca glamour.

Il film di Hintermann, invece, aprirà le danze con un viaggio onirico che unisce una studiosa di storia della medicina e un medico prussiano del Seicento: con probabili influenze da Terrence Malick, produttore esecutivo del film e oggetto di studio per l’italo-svizzero Hintermann, che gli ha dedicato di recente anche un libro, Terrence Malick: Rehearsing the Unexpected (2017, Faber&Faber).

Sette lungometraggi si contenderanno invece i premi della sezione (Gran Premio SIC, Premio Circolo del Cinema di Verona, Premio Mario Serandrei- Hotel Saturnia per il Miglior Contributo Tecnico) e, insieme a tutte le altre opere prime di Venezia 77, anche il Leone del Futuro- Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”.

Figlio delle inquietudini politiche dell’Italia (e non solo) di oggi è senza dubbio l’esordio di Mauro Mancini, Non odiare, sui tormenti di un medico ebreo (Alessandro Gassman) che abbandona un ferito sul cui petto vede tatuata una svastica. Nel cast anche Sara Serraiocco.

Se invece il messicano 50 o dos ballenas se encuentran en la playa (di Jorge Cuchi) affronta il malessere giovanile a partire dall’inquietante caso del “gioco al suicidio” online Blue Whale, Hayaletler (di Azra Deniz Okyay, già autrice di corti, videoclip e opere di video-arte) intreccia le storie di quattro diversi personaggi a Istanbul per un affresco della Turchia contemporanea. Non mancano poi le riflessioni sulla guerra: quella in Ucraina nel film Pohani Dorogy (di Natalya Vorozhbyt) e quella (in una meno definita Europa dell’Est) vista dagli occhi di un anziano militare protagonista del lituano Tvano Nebus (di Marat Sargsyan).

Spazio anche alla reinvenzione del cinema di genere (in sintonia con lo spirito «popolare» ma non «populista» della manifestazione, come afferma Nazzaro), col poliziesco a sfondo politico Shorta, dei danesi Anders Ølholm (già sceneggiatore di Lettere per Aminta, dal romanzo di Jonas T. Bengtsson) e Frederik Louis Hviid. Completa la rosa dei sette Topside (della già apprezzata coppia di sceneggiatori-registi indipendenti Celine Held e Logan George), che si cala nell’abisso sociale della diseguale società statunitense attraverso la vicenda di una madre e una figlia che vivono nei tunnel abbandonati della metropolitana di New York.

Ad arricchire la SIC ci saranno nuovamente i corti di SIC@SIC (in collaborazione con l’Istituto Luce-Cinecittà), concorso aperto ai più giovani talenti del cinema italiano, con altri sette competitor selezionati: Le mosche di Edgardo Pistone, J’ador di Simone Bozzelli, Gas Station di Olga Torrico, Where the Leaves Fall di Xin Alessandro Zheng, Adam di Petro Pinto, Accamòra di Emanuela Muzzupappa e Finis Terrae di Tommaso Frangini. Aprono e chiudono fuori concorso, rispettivamente, Adriano Valerio (già regista di Banat- Il viaggio, presentato proprio alla SIC nel 2015) con Les aigles de Carthage (sulla Tunisia contemporanea, tramite il filtro della passione calcistica) e Giorgio Diritti (Nastro dell’Anno 2020 per Volevo nascondermi) con Zombie (storia di formazione infantile durante una festa di Halloween).

Insomma, per dirla ancora con Fabiana Mascolo, «in un momento in cui il mondo del cinema guarda a Venezia per ripartire, la Serenissima risponde. Venezia resiste e così il cinema».