L’affollato scaffale di Venezia 80. Dalla fisica di Rovelli a Henry James, tutto da leggere

Venezia 80 è letteraria. Annunciata la selezione ufficiale: numerosi adattamenti tra saggi, biopic e romanzi. Imperdibili i ritorni di Sofia Coppola, Michael Mann, Yorgos Lanthimos e David Fincher, ma possono sorprendere Hamaguchi e Larraín. Mentre la pattuglia italiana, tutta maschile, punta sulla quantità (addirittura sei titoli in concorso) nella speranza di portarsi a casa più di qualcosa. Senza scordare i grandi nomi fuori concorso, da Wes Anderson ai controversi Allen e Polanski. Una Mostra tutta da leggere…

È un appuntamento consueto, quello dell’annuncio della Selezione ufficiale della Mostra di Venezia, preceduto sempre da voci più o meno probabili e da smentite altrettanto da verificare. Quest’anno, però, lo si attendeva con un poco più di interesse. Lo sciopero di attori e sceneggiatori statunitensi è un’incognita pesante, specie per il pugno duro che gli studios sembra abbiano intenzione di mantenere. Ne aveva già fatto le spese Challengers di Luca Guadagnino, annunciato come apertura e poi rinviato da Amazon (non proprio una campionessa di diritti dei lavoratori) al 2024.

Presto detto, la soluzione si è trovata in casa e ad aprire sarà uno dei sei italiani in concorso: Comandante di Edoardo De Angelis, con Pierfrancesco Favino protagonista. Non è un adattamento ma si potrà trovare ugualmente in libreria un romanzo, tratto dal film, scritto a quattro mani per Bompiani dagli sceneggiatori, il regista e il due volte Premio Strega Sandro Veronesi.

«Non sarà un festival autarchico», ha voluto precisare Alberto Barbera, per anticipare le malelingue. Certo è che sei italiani nel concorso non si vedevano da tempo, ma molto hanno influito anche fattori diversi di circostanza. Non è insomma un riposizionamento. E il comandante in questione, Salvatore Todaro, sembra perfetto per non scontentare nessuno. Da un lato la sua storia è quella di un uomo di mare che non lascia affogare dei naufraghi, sebbene nemici; dall’altra la frase con cui giustifica l’atto, «Siamo italiani», piacerà anche a chi sui salvataggi in mare ha qualche remora.

Di frontiere il concorso parlerà a più riprese. L’atteso Io Capitano di Matteo Garrone, in corsa per il Leone, segue il viaggio di due giovani senegalesi sulla rotta per l’Europa, mentre dello svilente andirivieni tra la frontiera polacca e quella bielorussa si è occupata la polacca Agnieszka Holland per il suo Il confine verde, sempre in concorso. Ancora dalla Polonia ritornano al Lido Małgorzata Szumowska e Michał Englert, coppia che un paio di anni fa sorprese al concorso con Non nevicherà mai più; quest’anno porteranno a Venezia la storia di un uomo che realizza d’essere una donna in età avanzata, con il titolo Woman of.

Da un raccontio di Henry James, La bestia nella giungla (edito in Italia dal Saggiatore), Bertrand Bonello ha tratto La Bête, con Léa Seydoux e George MacKay. Sono in realtà tre i film d’oltralpe ad essere stati selezionati in concorso, visto anche il graditissimo ritorno di Stéphane Brizé, che con Hors-Saison inaugura la nuova fase della sua carriera, dopo la trilogia dedicata al mondo del lavoro. A loro si aggiunge poi Luc Besson, in concorso con Dogman.

Tra le vecchie conoscenze del Lido spuntano nella corsa per il Leone anche Pablo Larraín, che torna a raccontare il potere dopo il deludente Spencer, ma da una prospettiva radicalmente diversa. Il suo El Conde immagina un Pinochet divenuto vampiro e quindi mai morto, sarà sicuramente tra i titoli da vedere con maggior attenzione. Mentre Yorgos Lanthimos, autore greco ormai di fama mondiale, porterà in Sala Grande il gotico Poor Things, che ha tratto dal romanzo Vita e misteri della prima donna medico d’Inghilterra (Marcos y Marcos) e ha come protagonista, ancora una volta, Emma Stone (probabilmente assente sul tappeto rosso per via dello sciopero).

Un solo altro adattamento tra gli italiani: Lubo di Giorgio Diritti, con Franz Rogowski nella parte di uno zingaro errabondo, che prende spunto da Il seminatore di Mario Cavatore, edito da Einaudi. A completare il sestetto ci sono poi l’opera seconda di Piero Castellitto, Enea, con un cast che include suo padre e la giovane Benedetta Porcaroli; la storia di criminalità di Stefano Sollima, intitolata Adagio; e l’internazionale Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, che ha tra i suoi interpreti Willelm Dafoe e Lily Collins, anche loro “in contumacia” al Lido.

Probabili assenti saranno anche i protagonisti di The Killer, il film che David Fincher ha adattato per Netflix e per il concorso di Venezia dalla graphic novel francese di Jacamon & Metz. Così come, sempre dalla scuderia del colosso dello streaming, sbarca, ma non letteralmente, Bradley Cooper con Maestro, storia del matrimonio del grande direttore d’orchestra Leonard Bernstein. Netflix porterà in concorso anche Origin, un adattamento, firmato dalla statunitense Ava DuVernay, di un saggio bestseller sul razzismo e sul sistema delle caste, scritto dalla giornalista Premio Pulitzer Isabel Wilkerson.

Pezzi da novanta della gara saranno poi due biopic. Il primo della già Leone d’oro nel 2010 Sofia Coppola, che torna in concorso con la vita di Priscilla Presley, moglie di Elvis, tratto dall’ autobiografia Io ed Elvis. E l’intramontabile Michael Mann, che gareggerà con Ferrari, tratto dalla biografia scritta da Brock Yates, in cui Adam Driver vestirà i panni del fondatore della casa del cavallino rampante. A fari spenti è arrivato anche Ryusuke Hamaguchi, che qualche anno fa aveva trovato il plauso generale con Drive my car e correrà a sorpresa per il Leone con un film di cui si sa poco o nulla, Il male non esiste.

Ulteriore fonte letteraria con vista sul Leone è il romanzo storico di Ida Jessen, da cui il danese Nikolaj Arcel ha adattato Bastarden, con il divo scandinavo Mads Mikkelsen. Ma lo scaffale letterario si allunga al fuori concorso, dove Xavier Giannoli, un paio di anni fa sorprendente protagonista con l’adattamento di Balzac Illusioni perdute, porta la sua serie D’argent et de sang, dall’omonimo lavoro giornalistico di Fabrice Arfi. Mentre Liliana Cavani, Leonessa alla carriera di questa Venezia 80, presenterà L’ordine del tempo, dall’omonimo saggio del fisico pop Carlo Rovelli (Adelphi).

Nel fuori concorso la Mostra ha piazzato dei colpi interessanti, sistemati al lato della competizione per scansare le polemiche. Film di chiusura sarà Coup de chance, fatica francese di Woody Allen, ormai esiliato in Europa a livello produttivo. A fargli compagnia nella schiera degli indesiderati c’è Roman Polanski, l’ultima volta in concorso con L’ufficiale e la spia e quest’anno pronto a tornare al Lido con The Palace, amara commedia ambientata in un Capodanno svizzero, scritta assieme a Jerzy Skolimowski.

Tra le proiezioni speciali punta di diamante senza dubbio è il mediometraggio di Wes Anderson, La meravigliosa storia di Henry Sugar, tratto da Roal Dahl. Ma incuriosiscono senz’altro anche il nuovo lavoro del caustico belga Quentin Dupieux, Daaaaaali!, e l’adattamento della pièce teatrale Il penitente, scritta da David Mamet e portata sullo schermo da Luca Barbareschi.

La letteratura di Venezia 80 è moltissima e potrebbe non bastare il mese e mezzo scarso che ci separa dall’inizio della Mostra, il 30 agosto. Una selezione che si conferma validissima, tiene botta alla tormenta dello sciopero e che darà senz’altro filo da torcere alle giurie. Ma anche a noi lettori che proveremo ad arrivarci preparati.