Murakami, Moretti, Penn & Co. Tutta Cannes 74° da sfogliare
Torna in presenza anche il festival di Cannes. Dal 6 al 16 luglio una ricca passerella di titoli internazionali. Dopo il flop dell’etichetta 2020, la selezione per il Palmarès si allarga a 24 film. Tanti gli adattamenti, da Moretti a Sean Penn, passando per le vignette del New Yorker e la storia eretica (ed erotica) di Benedetta Carlini. Mentre con Netflix è ancora guerra. Consigli di lettura e visione …
Un raggiante e scherzoso Thierry Frémaux ha annunciato finalmente, il 3 giugno, i film della Selezione ufficiale del Festival di Cannes 2021 (dal 6 al 17 luglio). Entusiasmo comprensibile, se si pensa alla strenua lotta dello scorso anno per dar vita al festival nonostante la galoppante pandemia, terminata con una via di mezzo, il famoso Cannes Label, che aveva molto il sapore di una sconfitta.
La selezione di quest’anno è durata un anno e mezzo e ha coinvolto oltre duemila film. Il risultato è stata una certa ingordigia dell’équipe delegata alla scelta dei titoli: gonfiata a 24 film la corsa alla Palma d’oro, stesso destino per la sezione “Un certain regard” che ne ha in gara 18 e addirittura una sezione nuova di zecca, “Cannes Première” (dove troneggia JFK Revisited: Through the Lookin Glass di Oliver Stone) per tutti quei film che meritavano la competizione ma che non sono rientrati nella scelta ufficiale.
Pur annunciando un numero enorme di pellicole, rimangono in sospeso alcuni titoli. Frémaux ha spiegato che sarà presentato anche un blockbuster di cui non ha voluto fare il nome, specificando però che non sarà né il nuovo Spielberg, né l’attesissimo Dune di Villeneuve (tratto da Herbert) che invece sarà a Venezia. Come già annunciato l’apertura sarà affidata ad Annette di Leos Carax, mentre la chiusura sarà in commedia con la fortunata saga nata dalla penna di Jean Bruce, di cui Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allarme rosso in Africa nera è l‘ultimo capitolo firmato da Nicolas Bedos.
C’è stato spazio anche per dei rifiuti eccellenti, sacrificati sull’altare della guerra tra Cannes e Netflix. Frémaux ha dichiarato che il colosso dello streaming aveva un paio di titoli degni della Croisette, ma che non si è voluta piegare alla regola per cui tutti i film presentati dovranno passare dalle sale francesi. «Potranno presentarli ad altri festival», ha concluso laconico, lanciando forse una frecciatina a Venezia, che da anni invece ha aperto le sue porte alla casa americana.
Nelle due tutt’altro che sporche dozzine in competizione per la Palma d’oro non mancano gli adattamenti. Primo su tutti Nanni Moretti col suo Tre piani, tratto dal romanzo dell’israeliano Eshkol Nevo (edito da Neri Pozza), presenza più che annunciata visto che il regista romano aveva pronto il film già per lo scorso anno e ha scelto di aspettare proprio con l’obiettivo di riservarlo a Cannes.
Stesso iter per un altro dei nomi più attesi, Wes Anderson, che ha tenuto in serbo il suo French Dispatch nell’attesa di presentarlo alla Croisette. Moretti è inoltre uno dei tre registi in gara ad aver già vinto, con La stanza del figlio, la Palma d’oro. Assieme a lui, anche il thailandese Apichatpong Weerasethakul, che trionfò nel 2010 con Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti e che quest’anno è in gara con Memoria, suo primo lavoro in lingua inglese; e Jacques Audiard, vincitore nel 2015 con Dheepan, quest’anno in competizione con Les Olympiades, adattamento di Morire in piedi (Rizzoli), libro di racconti grafici firmati da Adrian Tomine, vignettista del New Yorker.
Se Tre piani sarà l’unico film italiano in gara, un po’ di storia, non esattamente gloriosa, del nostro paese sarà comunque sugli schermi di Cannes. Benedetta dell’olandese Paul Verhoeven racconta infatti le vicende di Benedetta Carlini, suora toscana nell’epoca della Controriforma, dichiaratamente lesbica e per questo punita assieme alla sua amante; a far da base al film è la ricerca della statunitense Judith C. Brown, pubblicata con il titolo Atti impuri (ES).
Per gli amanti del popolarissimo scrittore giapponese Murakami Haruki, il connazionale Ryūsuke Hamaguchi ha adattato il primo racconto della raccolta Uomini senza donne (Einaudi), intitolato Drive my car, che è poi anche il titolo del film. La casa editrice torinese conta nel suo catalogo anche È andato tutto bene della francese Emmanuèle Bernheim, portato sullo schermo e alla Croisette da François Ozon, il quale già lo scorso anno era rientrato nella ristretta selezione del Cannes Label con Estate ’85 appena uscito nelle nostre sale.
Il più curioso degli adattamenti in gara è però senza dubbio France di Bruno Dumont, tratto da uno scritto politico del francese Charles Péguy (dai cui testi ha già tratto il suo Jeannette), edito in Italia con il titolo Grazie a un semichiaro mattino (Milella) e l’ancor più intrigante sottotitolo Socialismo e totalitarismo nell’Europa del primo Novecento.
A completare la biblioteca del festival ci sono poi Petrov’s Flu del russo Kirill Serebrennikov, tratto dall’esordio narrativo di Aleksej Salnikov intitolato La febbre dei Petrov e altri accidenti (Brioschi); La storia di mia moglie della ungherese Ildikó Enyedi, adattato dall’omonimo romanzo (edito da Adelphi) del connazionale Milán Füst, in lizza per il Premio Nobel negli anni ’60; e Scompartimento nº 6 del finlandese Juho Kuosmanen, tratto dal romanzo omonimo di Rosa Liksom (Iperborea).
Si è poi aggiunto in corsa anche Sean Penn, ospite abituale della Croisette, per cui è stato anche presidente di giuria nel 2008. A selezione già annunciata Frémeaux ha ricevuto un biglietto di conferma in diretta e ha quindi incluso rapidamente anche l’ultima fatica del regista e attore, Flag Day, nella corsa alla Palma d’oro. Il film di Penn si ispira al libro inedito in Italia Flim-Flam man: the true story of my father’s counterfeit life di Jennifer Vogel, che aveva stregato in passato anche il messicano Alejandro González Iñárritu.
Se forse per la giuria, presieduta da Spike Lee, di tempo per leggere questi interessanti libri difficilmente sarà abbastanza, per i nostri lettori la situazione è molto più favorevole. I film di Cannes non arriveranno in sala prima dell’autunno, dunque si può prendere la Selezione ufficiale come un ottimo catalogo di consigli letterari per l’estate in arrivo.
Tobia Cimini
Perditempo professionista. Spende il novanta percento del suo tempo leggendo, vedendo un film o ascoltando Bruce Springsteen. Nel restante dieci, dorme.
17 Maggio 2019
Se la vita è il vero film. Almodovar da Palma d’oro, passa da Cannes e arriva in sala
Passato a Cannes in concorso e in arrivo dal 17 maggio nelle sale italiane…