Da Luca Guadagnino a Frederick Wiseman, il cinema che sa di letteratura a Venezia 79

Il gigante del documentario Frederick Wiseman che sceglie l’epistolario di Tolstoj per un film di finzione. L’apertura con Noah Baumbach nel segno di Don DeLillo. Darren Aronofsky che racconta l’obesità da una pièce di Samuel D. Hunter e il ritratto di Marilyn Monroe basato sul romanzo omonimo di Joyce Carol Oates. Cinque italiani in corsa per il Leone d’oro: Amelio, Crialese, Nicchiarelli, Pallaoro e Luca Guadagnino col letterario “Bones & Alldalla storia di cannibalismo scritta da Camille DeAngelis (Fino all’osso ). Ecco la nostra consueta guida letteraria alla Mostra. Senza dimenticare i drammi del nostro tempo, dalla guerra in Ucraina alla repressione in Iran …

Come ogni anno, la Mostra del Cinema di Venezia ha svelato le sue selezioni, che nascondono inevitabilmente un bel po’ di letteratura. Se i romanzi veri e propri non sono moltissimi, o almeno non di peso quanto lo scorso anno (basti pensare a Dune), rimangono presenti e non poco interessanti.

Sarà anzitutto un adattamento ad aprire la Mostra e il concorso, White Noise di Noah Baumbach, tratto dal romanzo omonimo di Don DeLillo (edito da Einaudi, come buona parte della bibliografia del grande autore statunitense). Si era parlato a lungo di questo film, attesissimo dopo il successo del precedente di Baumbach, Marriage Story, anch’esso in concorso a Venezia nel 2019, per cui a lungo si è temuto non fosse pronto in tempo per essere al Lido e invece sarà uno dei titoli di punta di Netflix alla Mostra.

Sarà da Venezia che il regista newyokese lancerà la sua corsa agli Oscar, da quest’anno presenti ufficialmente alla Mostra il 30 agosto. Con la sua compagna Greta Gerwig, Baumbach è tra gli autori a cui oltreoceano si guarda con maggior fiducia perché capaci di ritagliarsi una fetta fedele di pubblico senza ricorrere alle mirabolanti (e costose) storie di supereroi in costume. White Noise dovrebbe ricalcare perfettamente le aspettative del suo pubblico, come già la scelta del cast sembra preannunciare: Adam Driver, già interprete di Marriage Story, come protagonista, assieme a Gerwig stessa.

Parlando dello sprint veneziano con vista Oscar di Netflix non si può non menzionare Alejandro González Iñárritu, sebbene non abbia girato un adattamento. Il grande regista messicano porta al Lido il suo nuovissimo Bardo, dopo il galoppante successo dei suoi ultimi due film: Birdman The Revenant, inondati di statuette dall’Academy. Senza sorprese, è sbarcato in concorso, al quale arriva forse come grande favorito per il Leone.

Sempre il colosso dello streaming produce e distribuisce Blonde di Andrew Dominik, storia di Marilyn Monroe basata sul romanzo omonimo di Joyce Carol Oates (pubblicato da La nave di Teseo). Il concorso, in particolare la Coppa Volpi, possono essere un’ ottima rampa di lancio per la cubana Ana de Armas, a cui è stato assegnato il gravoso compito di interpretare l’attrice più iconica di sempre.

La pattuglia italiana in lizza per il Leone è nutrita, ma avara di letteratura. Fa eccezione Bones & All di Luca Guadagnino, girato negli Stati Uniti a partire dalla storia omonima di cannibalismo scritta da Camille DeAngelis (in Italia edita col titolo Fino all’osso da Panini). È ancora Timothée Chalamet a interpretare il ruolo principale, come già nel fortunatissimo adattamento di qualche anno fa Chiamami col tuo nome, di cui tra l’altro Guadagnino ha già annunciato un sequel.

Già Leone d’oro nel 2018 con The Wrestler, torna in gara Darren Aronofsky col suo nuovoThe Whale. Tratto dalla pièce teatrale di Samuel D. Hunter, che ha scritto anche la sceneggiatura del film, The Whale è la storia di Charlie, un professore d’inglese che soffre di grave obesità e tenta di riallacciare i rapporti con la figlia adolescente che si è allontanata da lui, per cercare un’ultima possibilità di riscatto.

Tra gli habitué della Mostra c’è Gianni Amelio che torna con Il signore delle formiche, interpretato da Luigi Lo Cascio ed Elio Germano. Amelio, come  Aronofsky e Jafar Panahi, è tra i vincitori del Leone in passato (nel suo caso con Così ridevano, contestatissima vittoria per cui venne messo sotto accusa l’allora presidente di giuria Ettore Scola) che quest’anno cercherà di ripetersi con la storia del processo ad Aldo Braibanti, già raccontato in parte dal doc Il caso Braibanti.

A completare la rappresentanza italiana ci sarà poi Chiara di Susanna Nicchiarelli, terzo ritratto di donna lasciata in ombra dalla storia, dopo Nico, 1988Miss Marx; il film si avvale di lunghe ricerche storiche su Santa Chiara, interpretata da Margherita Mazzucco, già attrice principale dell’adattamento tv de L’amica geniale di Elena Ferrante. Mentre Gianfranco Rosidedica il suo nuovo film a Francesco, nel senso del papa, raccontato In viaggio attraverso il mondo e con materiale di repertorio.
In concorso anche Emanuele Crialese con L’immensità, che segna il ritorno del regista romano a più di dieci anni da Terraferma. E Monica di Andrea Pallaoro, in cui l’autore trentino torna a costruire una storia attorno a un personaggio femminile, dopo il successo del precedente Hannah.

L’adattamento più suggestivo e interessante sarà Un couple di Frederick Wiseman, il gigante del documentario che si concede per la prima volta un film di finzione. A 92 anni, bloccato in Francia dalla pandemia, Wiseman ha scelto di girare un film su una coppia a partire dall’epistolario di Tolstoj con sua moglie, guadagnandosi il concorso al Lido.

Una curiosa ispirazione letteraria ha poi dato vita a In quanto a noi, il cortometraggio di Simone Massi, che l’autore ha ribattezzato “videopoesia”. Il riferimento infatti è a un breve e stupendo componimento di Eugenio Montale, Avevamo studiato per l’aldilà, che si è trasformato in uno dei due corti di Massi selezionati fuori concorso per la Mostra (il secondo è un omaggio a Gino Strada, intitolato A guerra finita), con una voce narrante d’eccezione: Wim Wenders.

Non è un adattamento, ma parla ugualmente di scrittrici e letteratura anche Saint-Omer di Alice Diop, documentarista francese di origini senegalesi – da non confondere con  Mati Diop autrice del molto amato Atlantiques – che, proprio come Wiseman, è giunta al concorso con il suo primo film di finzione, ambientandolo in un tribunale dove una scrittrice cerca ispirazione per rivisitare il mito di Medea.

La corsa al Leone include poi grandi ritorni, da Martin McDonagh al già citato Jafar Panahi, maestro del cinema iraniano arrestato ignobilmente in Iran alcuni giorni fa. La Biennale ha fermamente condannato la sua detenzione e la scelta di mantenere in concorso il suo Gli orsi non esistono rappresenta senza dubbio una ferma presa di posizione. Basti pensare che i film iraniani selezionati sono ben quattro, di cui anche un altro, Oltre il muro di Vahid Jalilvand, in corsa per il Leone (a cui va sommata la presenza dell’attrice Leila Hatami in giuria).

Allargando lo sguardo oltre il concorso principale, di adattamenti se ne possono trovare in Orizzonti, come La syndicaliste di Jean-Paul Salomé, tratto dal romanzo omonimo di Caroline Michel-Aguirre (inedito in Italia), con Isabelle Huppert come protagonista. Nella stessa sezione è in concorso anche Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa, che segna l’esordio cinematografico della cantante Elodie e trae ispirazione dall’omonimo libro di Carlo Bonini e Giuliano Foschini (edito da Feltrinelli).
Fuori concorso, invece, The Hanging Sun di Francesco Carrozzini, tratto da Sole di mezzanotte di Jø Nesbø (edito da Einaudi).

La libreria che ci propone la Mostra è forse più esigua quest’anno, ma sembra essere ugualmente intrigante. In attesa di vedere le trasposizioni, la Selezione Ufficiale rimane ancora un ottimo spunto per scegliere le letture per quel che resta dell’estate.